Sacerdoti uccisi nella RCA

La foto dei nove sacerdoti morti tragicamente nel corso di questi ultimi anni. Al centro, il Vicario Generale della diocesi di Alindao, morto lo scorso 16 novembre, nell’attacco  al campo degli sfollati da parte degli ex-Seleka, comandati dal generale Ali Darassa. Il fatto che la Chiesa e i suoi uomini siano presi di mira, è chiaro segno che sono ormai l’ultimo baluardo di difesa della gente comune e povera, che in fin dei conti è sempre quella che riceve botte da una parte e dall’altra. Chissà che il Natale di questo 2018 non riesca, da una parte a consolare e dall’altra a riaccendere quel lumicino di buon senso che resta nel cuore.


Bangui, 12 dicembre 2018

Carissimi tutti,
siamo ormai a Natale e non posso mancare di prendere questa occasione per scrivervi qualche notizia e soprattutto per sentirmi unito a tutti voi e viceversa in questa grande occasione che la nostra fede ci ripresenta: IL DIO CHE VIENE, e non fa finta, viene sul serio, certamente se le nostre porte sono aperte!

Eh si! Dio ci lascia sempre la nostra libertà: “Io sto alla porta e busso; se qualcuno mi ascolta e mi apre la porta…” (Ap. 3,20). Vi raccomando di fare il presepio, bello o brutto che riesca, anzi forse se è brutto corrisponde meglio alla realtà… Ci siamo troppo abituati ad accontentare i nostri occhi (che bello!) e intanto il nostro cuore si è allontanato, dimenticando che Natale significa prendere la strada di Dio che si avvicina all’umanità, quella vera (humus = terra), sovente povera, sporca e quindi bisognosa del fratello, della sorella e di Dio.

Auguri a tutti voi con un grande abbraccio nell’amore di Dio. Grazie al Signore e a tutti voi se con il grido della fede e della vita annunciamo: Il Signore viene!

L’ultima volta che vi ho scritto era ad agosto, giusto quattro mesi fa, in occasione dei miei quarant’anni d’Africa. Novità grandi non ce ne sono. Già vi dicevo, la volta scorsa, che la situazione sembra accomodarsi nel senso che i tre quarti del Paese sono diventati altrettanti paesi che non si sa più a chi appartengono… e ogni tanto capita un attacco da parte di “banditi non meglio identificati” dice qualche bollettino ufficiale, provocati dagli anti-balaka (=cristiani): questi ultimi sono sempre ben identificati, vero o no; gli altri, quelli che attaccano gli sfollati indifesi, e con armi ultimo grido, spesso sotto lo sguardo indifferente della Minusca (forze dell’ONU sul posto per difendere: chi?) sono banditi (vero!) ma ben identificati, tutti sanno bene chi sono, ma non se ne vuole dire il nome. E’ quello che è capitato il 16 novembre ad Alindao, dove è stato attaccato il sito degli sfollati nel cuore della diocesi (26.000 persone), rubato e bruciato : risultato 72 morti (fin dove si è riusciti a contare, forse più di cento), tra cui 2 sacerdoti, Mada Blaise, Vicario Generale, e Célestin Ngoumbango, parroco di una cittadina vicina, il resto degli sfollati dispersi nella natura, senza riparo, assistenza sanitaria e cibo.

La reazione della Chiesa non si è fatta attendere. Il nostro Cardinale, altri vescovi e collaboratori sono subito partiti per Alindao (a 500 km da Bangui) per costatare “de visu” l’accaduto. Il lunedi 26 novembre è stata convocata dal Cardinale una conferenza-stampa con invito a uomini politici, Corpo Diplomatico e mass-media: “Troppo è troppo!” quello che è stato detto in concentrato. La nostra Conferenza Episcopale ha domandato di non partecipare il 1° dicembre alla festività nazionale della Repubblica: come festeggiare in questa situazione? Il Centrafrica non è solo Bangui…

”Hanno violentato mia madre e le mie sorelle, ucciso i miei fratelli, bruciato la casa e il poco che ci restava per tenere ancora qualche giorno…” uno dei tanti pianti inconsolabili. La domenica 2 dicembre è stata decretata giorno di pianto e preghiera per le vittime, e anche raccolta di aiuti per i sopravvissuti dei vari massacri.

Le reazioni del governo soprattutto non si son fatte attendere, accusando il Cardinale di anti-patriottismo e di altri epiteti sui quali è meglio non dilungarsi.

Qui a Bangui la situazione è più  o meno tranquilla, salvo al Km5 dove le armi sono facili a farsi sentire per regolare questioni interne al popolo musulmano, tra braccio armato e commercianti, esigendo il primo continuamente soldi dai secondi: e così, domenica 25 novembre uno dei capi  (Apo) dell’autodifesa è stato ucciso.

Il 4 dicembre ancora un attacco agli sfollati di Ippy, a Nord di Bambari, con dispersione ancora di altra gente nella natura. Ormai si parla di un quarto della popolazione centrafricana, senza domicilio fisso.

Rambo, il capo degli anti-balaka, è già davanti alla Corte Internazionale dell’Aja, perchè, eletto deputato, in pieno Parlamento ha tirato fuori la pistola e ha sparato.  

Ma i veri responsabili della situazione e colpevoli di veri massacri sono molto più il alto; forse alla Corte dell’Aja bisogna portarci dei governi interi di certe Nazioni di cui si conoscono Nomi e Cognomi. Ma quelli sono complici anche nel difendersi l’un con l’altro.

Spero di non portare tristezza con tutte queste notizie, che non si possono tacere. Tante volte nella storia si sono ripetute queste situazioni, ma la speranza è sempre l’ultima a morire, perché il Signore viene e il deserto fiorirà.

Il Signore vi benedica tutti. Uniti nella reciproca preghiera  viviamo nella gioia di accoglierci reciprocamente l’un l’altro. A tutti un Buon Natale e felice anno 2019.

Un abbraccio a tutti.

Vostro
P. Gabriele Perobelli
BANGUI (Rep.Centrafricana)