Martedì della V settimana di Pasqua
At 14,19-28   Sal 144   Gv 14,27-31: Vi do la mia pace.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

Commento

di L.M. Epicoco
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”.
La pace che viene a portarci Cristo è una pace radicalmente diversa da quella che dà il mondo. È anche radicalmente diversa da quella che possiamo dare noi stessi agli altri. La nostra pace è sempre a scadenza e soprattutto è legata alle circostanze. Non appena però quelle circostanze cambiano anche la pace viene meno. La pace che ci dona Cristo non è legata alle circostanze ma alla Sua stessa persona, e Lui non viene mai meno. Siamo noi ad essere infedeli, Egli rimane sempre fedele a noi. Il vero segreto della fede è legarsi indissolubilmente alla persona di Gesù, e questo ci manterrà nella pace nonostante tutto quella che accadrà nella nostra vita. Ma non dobbiamo pensare che chi ha questa pace non vive le stesse paure, angosce, precarietà della vita, ma semplicemente tutte le volte che si troverà in balia di queste tempeste gli basterà andare al fondo del suo cuore e ritrovare lì una pace stabile, inattaccabile. In questo senso noi usiamo la preghiera solo perché vogliamo cambiare le cose difficili, ma il vero scopo della preghiera è recuperare questa pace di fondo che ci dà Cristo e che non viene dal mondo.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate”.
L’atto di fede è sempre un atto di disobbedienza alla paura che ci abita e che solitamente ha più argomenti convincenti. Solo quando strappiamo il nostro cuore alla seduzione della paura sperimentiamo la pace vera. E ciò accade quando riusciamo a fidarci e ad affidarci. Il santo sacerdote don Dolindo Ruotolo aveva coniato un’espressione breve e lapidaria a questo proposito: “Gesù, pensaci tu!”. Quando una simile parole non è detta solo con la testa ma con il cuore, in un istante tutto il nostro animo è inondato di un’inspiegabile pace. 
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di Paolo Curtaz
Gesù ci dona la sua pace che, specifica, non è come quella che dona il mondo. Sappiamo bene quanto la nostra vita sia segnata dalla violenza, potremmo costruire una nostra storia personale in cui i conflitti internazionali segnano un terribile calendario. Molti di noi hanno vissuto gli entusiasmanti anni della fine della guerra fredda, del crollo del muro di Berlino, e speravano in una nuova era di pace. Noi cristiani abbiamo pregato e manifestato per chiedere la fine dei conflitti. A volte un senso di amarezza spegne la nostra speranza. L’uomo non imparerà mai! Perciò Gesù parla di una pace che non viene dal mondo che, cioè, non consiste nella mediazione e nel compromesso, ma che è frutto di una pacificazione interiore. In ciascuno di noi dimora una radice di violenza che può esplodere e riversarsi contro gli altri. L’incontro con Dio fa pace in ciascuno di noi. Diventiamo capaci di amare, di amarci con l’amore che ci proviene da Dio. Il cristiano, quindi, è un pacifista perché è pacificato nel suo profondo, perché vede la storia e gli uomini in maniera diversa. Incontrando Dio autenticamente impariamo a diventare costruttori di pace.

Meditazione di Papa Francesco
Come dà il mondo la pace e come la dà il Signore?”

Il Signore prima di andarsene saluta i suoi e dà il dono della pace (cfr Gv 14,27-31), la pace del Signore: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (v. 27). Non si tratta della pace universale, quella pace senza guerre che tutti noi vogliamo che sempre ci sia, ma la pace del cuore, la pace dell’anima, la pace che ognuno di noi ha dentro. E il Signore la dà, ma – sottolinea – «non come la dà il mondo» (v. 27). Come dà il mondo la pace e come la dà il Signore? Sono paci diverse? Sì.

Il mondo ti dà la “pace interiore” – stiamo parlando di questa, la pace della tua vita, questo vivere con il “cuore in pace” –, ti dà la pace interiore come un possesso tuo, come una cosa che è tua e ti isola dagli altri, ti mantiene in te, è un acquisto tuo: ho la pace. E tu senza accorgertene ti chiudi in quella pace, è una pace un po’ per te, per ognuno; è una pace “sola”, è una pace che ti fa tranquillo, anche felice. E in questa tranquillità, in questa felicità ti addormenta un po’, ti anestetizza e ti fa rimanere con te stesso in una certa tranquillità. È un po’ egoista: la pace per me, chiusa in me. Così la dà il mondo (cfr v. 27). È una pace costosa, perché tu devi cambiare continuamente gli “strumenti di pace”: quando ti entusiasma una cosa, ti dà pace una cosa, poi finisce e tu devi trovarne un’altra… È costosa perché è provvisoria sterile.

Invece la pace che dà Gesù è un’altra cosa. È una pace che ti mette in movimento: non ti isola, ti mette in movimento, ti fa andare dagli altri, crea comunità, crea comunicazione. Quella del mondo è costosa, quella di Gesù è gratuita, è gratis; è un dono del Signore, la pace del Signore. È feconda, ti porta sempre avanti.

Un esempio del Vangelo che a me fa pensare come è la pace del mondo, è quel signore che aveva i granai pieni e la raccolta di quell’anno sembrava essere pienissima e lui pensò: “Dovrò costruire altri magazzini, altri granai per mettere questo e poi starò tranquillo…, è la mia tranquillità, con questo posso vivere tranquillo”. “Stolto, dice Dio, questa notte tu morirai” (cfr Lc 12,13-21). È una pace immanente, che non ti apre la porta all’aldilà. Invece la pace del Signore è aperta a dove Lui è andato, è aperta al Cielo, è aperta al Paradiso. È una pace feconda che si apre e porta anche altri con te al Paradiso.

Credo che ci aiuterà pensare un po’: quale è la mia pace, dove io trovo pace? Nelle cose, nel benessere, nei viaggi – ma adesso, oggi non si può viaggiare – nei possessi, in tante cose, o trovo la pace come dono del Signore? Devo pagare la pace o la ricevo gratis dal Signore? Come è la mia pace? Quando mi manca qualcosa mi arrabbio? Questa non è la pace del Signore. Questa è una delle prove. Sono tranquillo nella mia pace, “mi addormento”? Non è del Signore. Sono in pace e voglio comunicarla agli altri e portare avanti qualcosa? Quella è la pace del Signore! Anche nei momenti brutti, difficili, rimane in me quella pace? È del Signore. E la pace del Signore è feconda anche per me perché è piena di speranza, cioè guarda il Cielo.

Ieri – scusatemi se dico queste cose, ma sono cose della vita che a me fanno bene – ieri ho ricevuto una lettera di un sacerdote, un bravo sacerdote, bravo, e mi ha detto che io parlo poco del Cielo, che dovrei parlarne di più. E ha ragione, ha ragione. Per questo oggi ho voluto sottolineare questo: che la pace, questa che ci dà Gesù, è una pace per adesso e per il futuro. È cominciare a vivere il Cielo, con la fecondità del Cielo. Non è anestesia. L’altra, sì: tu ti anestetizzi con le cose del mondo e quando la dose di questa anestesia finisce ne prendi un’altra e un’altra e un’altra… Questa [di Gesù] è una pace definitiva, feconda anche e contagiosa. Non è narcisistica, perché sempre guarda al Signore. L’altra guarda a te, è un po’ narcisistica.

Che il Signore ci dia questa pace piena di speranza, che ci fa fecondi, ci fa comunicativi con gli altri, che crea comunità e che sempre guarda la definitiva pace del Paradiso.

Martedi 12 maggio 2020