P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno B – 3° domenica del Tempo di Avvento
Giovanni 1,6-8.19-28: “Rendete diritta la via del Signore!”

La terza domenica di Avvento è chiamata la “domenica Gaudete”, dalla prima parola che apre la celebrazione: Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!” (antifona d’ingresso, cf. Fil 4,4.5). Nell’ambiente penitenziale che caratterizza questo tempo di Avvento, questa domenica ci porta un invito alla gioia. All’origine storica dell’Avvento troviamo due tradizioni diverse: quella della Gallia e quella di Roma. La prima sottolineava l’aspetto penitenziale, paragonando il periodo dell’Avvento alla Quaresima e per questo era chiamato “la Quaresima di San Martino” perché iniziava il giorno dopo la sua festa l’11 novembre e durava 40 giorni fino al Natale. Quella di Roma, invece, metteva in risalto l’aspetto gioioso dell’attesa. Questo con il tempo portò a ridurre l’Avvento a 4 domeniche, e non più a 40 giorni, e a mitigare il tono penitenziale.

Al centro della terza domenica rimane però la figura di Giovanni Battista che fa riecheggiare il grido del profeta: “Rendete diritta la via del Signore!”

Vorrei tessere la mia riflessione attorno a tre parole che raccolgono il messaggio della Parola di questa domenica: Gioia, Luce e Voce.

1. La GIOIA della libertà!

Questa terza domenica, dicevamo, è un invito forte, convinto e deciso a gioire perché il Signore è vicino. Nella prima lettura troviamo la voce di un profeta anonimo, che poi Gesù rivendicherà come sua, predicando nella sinagoga di Nazaret: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri… a promulgare l’anno di grazia del Signore. Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio…”
Nel salmo troviamo il “magnificat” di Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”. Nella seconda lettura è San Paolo che rilancia l’invito alla gioia: “Fratelli, siate sempre lieti”!

Ma cosa dire di Giovanni Battista? L’austerità della sua persona e la severità del suo messaggio non sembrano fare di lui un messaggero di gioia, sebbene egli sia stato il primo a gioire per l’arrivo del Messia ancora nel grembo di sua madre. Giovanni dirà, tuttavia, di essere l’amico dello sposo che “esulta di gioia alla voce dello sposo”, per concludere: “Ora questa mia gioia è piena” (Giovanni 3,29). Giovanni ci ricorda soprattutto che non c’è gioia autentica senza libertà e senza spogliarsi di sé stesso.

Qual è la gioia del cristiano? Non certo la gioia alienante che stordisce, che anestetizza… Questa è una gioia falsa che vuole nascondere il vuoto interiore di una vita senza senso… e che agisce come una droga che porta facilmente alla assuefazione. La gioia del cristiano proviene, invece, da una esperienza singolare: quella di accogliere “il lieto annuncio”; quella di sentirsi “guardati” ed amati da Dio nella nostra piccolezza, come Maria; quella di “non spegnere lo Spirito”, che ci permette di “vagliare ogni cosa e tenere ciò che è buono ed astenersi da ogni specie di male”; quella di essere liberi come Giovanni!L’Avvento è un tempo propizio per riscoprire la sorgente dell’acqua fresca e zampillante della gioia.

2. Una lotta senza tregua tra la LUCE e le tenebre!

La prima opera di Dio è stata la luce e da allora la luce è una prerogativa del divino. Giovanni è stato inviato come “testimone della luce”. Gesù viene come luce del mondo, ma le tenebre non l’hanno accolta. Tutta la storia dell’umanità e di ogni nostra esistenza umana trascorre in questo contesto drammatico, consapevoli o meno. Ogni nostra giornata si svolge in un confronto tra la Luce e le tenebre.
L’Avvento è un tempo propizio per prendere coscienza della presenza delle tenebre in noi, nei nostri criteri di valutazione, nei nostri rapporti famigliari, nel luogo di lavoro, nella società… Senza discernimento facilmente saremmo sopraffatti perché le tenebre si possono camuffare da “angeli della luce”, dei luciferi del progresso, della ragione, dell’illuminismo… Il cristiano porta in sé una luce minacciata dalle vampate di queste tenebre. L’attesa richiede vigilanza e un rifornire continuamente le nostre lampade con l’olio della Parola di Dio!
L’Avvento è un tempo propizio per riappropriarci della nostra vocazione di “testimoni della luce”!

3. Quale VOCE risuona in me?

Quattro “voci” risuonano nelle letture di oggi: quella del Profeta, che poi è quella di Cristo, quella di Maria, quella di Paolo e quella di Giovanni Battista. Tutte hanno una cosa in comune: in esse riecheggia la Parola del Signore. Ognuna/ognuno di noi, con toni e timbri diversi, ha per missione essere come la Voce di Giovanni per annunciare il grande Sconosciuto. Annunciarlo nel deserto dell’indifferenza, della derisione, dell’ostilità… Tutte le vocazioni nella Chiesa sono differenti, uniche, ma in fondo sono tutte l’incarnazione dell’unica Voce, quella di Cristo. Giovanni ha piena coscienza della sua identità. Ecco perché rifiuta le etichette, non vuole titoli, non rivendica un protagonismo. La sua voce appartiene all’unica Parola, quella del Logos.
L’Avvento è un tempo propizio per prendere coscienza che il cristiano è chiamato ad avere una voce “diversa” nel frastuono della società. Una voce che non si accomoda alle voci del parere di tutti. Una voce fuori coro!

Per la riflessione personale

Facciamo un confronto tra la vocazione di Giovanni e la nostra:
1. Dove sono le nostre sorgenti di gioia?
2. Quali realtà minacciano di “spegnere lo Spirito” e di farci ripiombare nelle tenebre?
3. Di chi siamo portavoci nel modo di pensare, di parlare e di comportarci?

P. Manuel João Pereira Correia
Verona, 15 dicembre 2023