10 Maggio
Giovanni d’Avila.
Dottore della Chiesa e riformatore alla luce del mistero


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La riforma della Chiesa, opera che non conoscerà mai termine, deve cominciare da una profonda conoscenza dei “misteri della Redenzione”, cioè del progetto di Dio. Per questo è necessario studio, impegno, preghiera e determinazione. Proprio le doti che si ritrovano in san Giovanni d’Avila, proclamato dottore della Chiesa da Benedetto XVI nel 2012. Era nato nel 1499 ad Almodóvar del Campo, cominciò a studiare giurisprudenza a Salamanca, ma poi preferì la teologia e la filosofia. Rimasto orfano, venne ordinato sacerdote nel 1525. Desiderava poi partire per il Messico, ma il vescovo di Siviglia gli chiese di organizzare delle missioni popolari nell’Andalusia, regione per la quale Giovanni fu un vero “apostolo”. Si fece quindi conoscere come un ottimo predicatore, in gradi di parlare a tutti, e fu autore di numerosi scritti spirituali. Collaborò con molti santi impegnati nella riforma della Chiesa. Morì nel 1569.
Altri santi. San Giobbe; sant’Alfio, martire (III sec.).

Matteo Liut
Avvenire


Sermone di San Giovanni d’Ávila
La morte e il colpo di lancia

21.   La prima madre, Eva, alzò gli occhi per vedere l’albero che Dio le aveva ordinato di non mangiare. La Vergine Maria alzò gli occhi verso Gesù Cristo sulla cro­ce. Per la Vergine Maria fu un dolore maggiore vedere come stava Gesù Cristo, di quanto risultò gradito e pia­cevole alla prima fanciulla vedere l’albero che le era stato vietato di mangiare. A cosa sono rivolti oggi gli occhi, Si­gnora? La Vergine santissima desiderava vedere Gesù Cristo. Alzava gli occhi per guardarlo. Ed era così gran­de il dolore che provava nel vederlo soffrire tanto, che appena alzava lo sguardo, lo abbassava di nuovo, non riuscendo a sopportare quella vista. Diceva all’Eterno Padre: «Signore, non ti chiedo vita per mio Figlio; ho ca­pito che ormai è vicino alla morte; ricevi, Signore, la sua morte come ricompensa per i peccati degli uomini. Cessi la tua giustizia; non castigare i tuoi schiavi, giacché in questo modo hai castigato il tuo figlio maggiore, perché essi non si perdessero., Con gioia, Signore, l’ho accolto, e con grande dolore te lo restituisco. E stata grande la gioia che la mia anima ha ricevuto il giorno in cui l’an­gelo mi portò la notizia che lo avrei partorito; ma fu grandissimo il dolore del mio cuore nel vederlo separar­si da me con tanta fatica».

22.   Con che cosa ti metterò a confronto? Quando è arrivata l’ora in cui doveva spirare, che cosa sentì il tuo cuore nel vederlo combattere contro la morte in preda a quelle angosce mortali? Muore il Figlio; [e il cuore del]la Madre ne è ferito e addolorato. Gesù Cristo spira sulla croce. La Madre rimane mezzo morta sulla terra. Vedete le due bilance: scendendo una, si solleva l’altra; il Figlio in alto, la Madre in basso; muore uno sulla croce e cade l’altra ai piedi di essa.

Che cosa avranno sentito i suoi amici? Che cosa avreb­be fatto san Giovanni? Quanto si sarebbero lamentate le Marie, vedendo un dolore così grande, vedendo soffrire Gesù Cristo? È grandissimo il loro dolore nel vedere mezza morta la Madre. Quando si riebbe la Vergine san­tissima, iniziò a lamentarsi tanto, da spezzare il cuore di quanti la ascoltavano: «O Signore, tu morto sulla croce e io viva sulla terra! E possibile che questo cuore sia così duro, da poterti vedere morire senza perire insieme a te? Grande mancanza di amore è questa: pensavo di amar­ti, Signore, molto di più. Perché, cosa vuoi che pensi di me, vedendo che sono ancora viva, e tu invece morto? Non avresti fatto bene a portarmi con te?». Cosa avreb­bero fatto i suoi poveri amici nel vedere la santissima Vergine esprimere tali lamenti? Non potevano fare altro che risponderle sullo stesso tono; il dolore dei loro cuori li avrebbe portati a mostrare quel dolore, che le loro anime sentivano dentro, attraverso le parole.

23.  Maria e san Giovanni e le Marie rimasero soli. Era tardi ormai, l’ora dei vespri; la gente se ne era andata e non sapevano cosa fare; si sentivano deboli, la croce era molto alta, i chiodi molto robusti, non avevano strumen­ti per poter tirare giù il corpo.

In quel frangente vedono venire la gente della giu­stizia, mandata da Pilato, a spezzare le gambe ai croci­fissi, perché così si usava, per finirli. Pensate cosa avran­no sentito. Allora, non basta come lo avete trattato? Non bastano i tormenti senza dover nuovamente spez­zare il cuore di sua Madre? Con che preghiere li avran­no supplicati tutti quei ministri della giustizia! Avrà detto la Vergine: «Non spezzategli le gambe, per amore di Dio! Se lo fate per tormentarlo di più, ormai non sentirà nulla: se lo fate per finirlo, ormai è morto. Se non provate dolore per lui, abbiate compassione di me; ché, se spezzate le gambe del morto, che ormai non sente nulla, spezzerete il mio cuore, che è ancora vivo, per sentire tanto dolore». Loro cosa avranno fatto? Co­sa si deve pensare di gente così crudele? Invece di ac­condiscendere alle richieste di questa beata Vergine, le avrebbero detto: «Togliti di qua!». L’avranno sentita, e messa da parte con disprezzo. Ma li supplicò tanto, li importunò tanto, che Dio mise nei loro cuori di non spezzargli le gambe.

24. Con che cosa ti metterò a confronto? Allora uno di loro, che chiamavano Longino – non era cieco, come dicono, e non so che tipo di leggenda sia questa, è solo uno scherzo – prese una lancia e diede un colpo di lan­cia, superando la Madre, a Gesù Cristo sul lato destro, e subito ne uscì sangue ed acqua. Così si compie ciò che si diceva lì: che da un fianco di Adamo, da una costola, Dio creò Eva. Dal costato di Gesù Cristo si tira fuori la Chiesa. Non vedete il riscatto della nostra redenzione? Vedete lì il lago con cui furono lavati i nostri peccati e il sangue con cui venne soddisfatta la giustizia di Dio. Ve­dete lì il cielo aperto, che fino a quell’ora era rimasto chiuso dal peccato di Adamo. Hanno già aperto la fine­stra dell’arca di Noè, grazie alla quale tutti coloro che vi entrarono furono tratti in salvo. Il cherubino che era alla porta del paradiso terrestre se ne è già andato; la spada che era lì, è stata rimossa. Il fuoco che vi ardeva, è vinto. Le fatiche di Gesù Cristo ormai sono finite; è finita la sua opera, alla quale era stato mandato dal Padre, che era quella di redimere gli uomini e toglierli dalla servitù del peccato. Ma le fatiche della Vergine iniziano solo ora. Che cosa vi sembra che avrebbe sentito, nel vedere rom­persi così crudelmente quella carne verginale, uscita dal­le sue viscere? Tutto ciò fa nascere di nuovo il pianto, vedendo rinascere le piaghe di Gesù Cristo.

Dagli scritti di San Giovanni d’Ávila, maestro di evangelizzatori – Scritti scelti
(Ed. San Paolo)