Venerdì 26 Maggio >
(Memoria – Bianco) San Filippo Neri
Filippo (Firenze 1515 – Roma 26 maggio 1595), sacerdote (1551), fondò l’Oratorio che da lui ebbe il nome. Unì all’esperienza mistica, che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa, una straordinaria capacità di contatto umano e popolare. Fu promotore di forme nuove di arte e di cultura. Catechista e guida spirituale di straordinario talento, diffondeva intorno a sé un senso di letizia che scaturiva dalla sua unione con Dio e dal suo buon umore.
Venerdì della VII settimana di Pasqua
Gv 21,15-19: Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Commento
di don Franco Mastrolonardo
Ogni uomo e ogni donna è creato ad immagine e somiglianza di Dio. Questo è il dato biblico, da cui ovviamente prescindiamo. Che poi arrivi dal fango o da un processo di evoluzione, a livello teologico non è così fondamentale. Anche il fatto scientifico, ad oggi appurato, che l’uomo derivi dalla scimmia non toglie nulla alle verità bibliche. Le molecole e gli atomi con i quali è composto l’ uomo sono gli stessi del creato. Nessuna obiezione su questo. Ma di una cosa siamo altrettanto certi: Dio ha effuso su queste molecole che siamo noi lo Spirito Santo, il quale ci ha elevati rispetto ad ogni altro elemento della natura.
Questo valore aggiunto risiede nella immagine e somiglianza.
Ora i padri della Chiesa hanno voluto un po’ giocare su questo concetto di immagine e somiglianza, provando a dargli delle caratteristiche più puntuali.
L’immagine è un calco statico che rimane indelebile in ogni uomo. La somiglianza invece è dinamica: si può perdere, e la perdiamo…
Per cui ogni uomo porta nel cuore la nostalgia di Dio grazie all’immagine, ma difficilmente riesce a indirizzare mente e cuore verso Dio, proprio a causa di una somiglianza smarrita. Causa di questa lacerazione è il peccato originale. Il peccato ci impedisce di essere pienamente ad immagine e somiglianza pur essendo strutturati così. Un po’ come un computer il cui hardware è perfettamente funzionante, ed è l’immagine; ma il software fatica a configurarsi, e questa è la somiglianza.
Ora qual’è stata la strategia di Dio? Il ripristino della somiglianza. E come l’ha attuata? Consegnandoci il suo volto, alla cui immagine siamo stati creati: cioè Gesù Cristo.
In fondo la nostra vita è una continua ricerca del volto di Dio, che è in fondo il nostro vero volto, dato che siamo stati creati a sua immagine e somiglianza.
“Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il Tuo Volto”, ripete il Salmo. E ancora: “..di te ha detto il mio cuore: cecate il suo volto”. Ecco quel volto è il volto di Gesù.
Allora lo Spirito Santo cosa fa? Ci restituisce quel volto. E ogni volta che rispondiamo di sì, si aggiunge un pezzettino in più fino a ristabilire pienamente la somiglianza in noi. A quel punto si realizza il processo di cristificazione e di santificazione.
Ecco spero di non essere stato troppo difficile. Ho provato a sintetizzare, ma, diciamo in conclusione il messaggio è questo: preghiamo con forza lo Spirito Santo per divenire santi come Lui è Santo. Buona attesa della Pentecoste!
http://www.preg.audio
di Paolo Curtaz
Per tre volte Pietro aveva negato di conoscere il Maestro davanti alle sollecitazioni di una servetta. Il principe degli apostoli aveva fatto una ben magra figura, smentendo quanto solennemente promesso qualche ora prima. Per questa ragione, probabilmente, gli evangelisti ci presentano Pietro come l’ultimo, fra gli apostoli, a convertirsi alla gioia. Gesù è risorto, certo, e Pietro ha avuto anche la straordinaria esperienza di un’apparizione privata che non deve essere andata molto bene visto che nessuno ne parla. Ma è come se la resurrezione fosse per qualcun altro, non per lui. Perciò Gesù viene per salvare la pecora che si era smarrita, sul lago di Tiberiade alla fine di un’ennesima notte infruttuosa. Perciò lo prende da parte e lo aiuta a riconciliarsi con se stesso. Pietro è incalzato e ammette di voler bene al Signore. Ma non è più disposto a fare grandi proclami e grandi promesse. Troppo il dolore per osare ancora. Gesù sorride: ora Pietro è pronto. Poiché ha sperimentato il proprio limite ora è capace di accogliere quello degli altri, senza giudizio e supponenza, ma con la misericordia che forgia i santi. Proprio come è successo a Pietro.