Ieri giovedì 24 ottobre, presso la Basilica di San Bartolomeo all’Isola, ha avuto luogo la presentazione della ricerca della Fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) dal titolo “Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019”.
“Aumentano progressivamente la consapevolezza e le iniziative di denuncia, ma la persecuzione anticristiana continua a diffondersi, assumendo forme diverse e trovando nuovi colpevoli. L’asse del fondamentalismo islamico si sposta sempre più dal Medio Oriente all’Africa e all’Asia meridionale ed orientale.
La presente ricerca di Aiuto alla Chiesa che Soffre sulla persecuzione anticristiana esamina gli sviluppi più significativi nei 20 Paesi che destano maggiore preoccupazione a causa delle violazioni dei diritti umani subite dai cristiani… Arabia Saudita, Burkina Faso, Camerun, Cina, Corea del Nord, Egitto, Eritrea, Filippine, India, Indonesia, Iran, Iraq, Myanmar, Niger Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Sri Lanka, Sudan… Sono quasi 300 milioni i cristiani che vivono in terre di persecuzione”.
Durante la presentazione è intervenuto il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, insieme ad altri Relatori e a dei testimoni dei luoghi segnati da recenti episodio di persecuzione.
Alcuni estratti dell’intervento del Cardinale Sandri
Il rapporto che abbiamo tra le mani e che viene presentato oggi, insieme a quello sulla
Libertà Religiosa, è uno strumento prezioso che fotografa alcune situazioni e si
affianca al lavoro capillare di solidarietà…
Il rapporto non ha paura di esporre alcune situazioni problematiche passate per lo più sotto silenzio. Penso anzitutto alla cara Eritrea, con la confisca delle scuole e degli ospedali appartenenti a diverse confessioni religiose…
Il mio pensiero va anche alla Siria: da un lato dobbiamo avere ben presente la tensione provocata dalle recenti operazioni militari al Nord, e va biasimato con chiarezza ogni uso della forza in modo arbitrario e al di fuori del riferimento al diritto internazionale. Il riacutizzarsi della tensione nell’intera regione, insieme alle proteste di piazza dei giorni scorsi in Iraq, fanno temere una ulteriore destabilizzazione di Nazioni già fin troppo provate: i dati del presente rapporto sono impietosi, citando il letterale svuotamento dei cristiani, e ci domandiamo quale futuro si possa pensare per questi Paesi, che hanno visto una originaria e millenaria presenza cristiana. Ripetiamo convinti quanto il Santo Padre Francesco ha affermato: “Non possiamo pensare ad un Medio Oriente senza i cristiani”…
Nonostante resti ancora forte in noi la tentazione della collusione, oggi il cristianesimo
non ha più nulla a che fare con il potere civile e non è più una forma di garanzia sociale. Per questo, forse, torna a disturbare come e forse più di prima. Ormai in tutto il mondo si
moltiplicano le leggi alla cui radice non vi è più un pensiero cristiano. In altre parti del mondo, essere cristiano è tornato ad essere un pericolo per la propria vita. In altre parti si può essere cristiani, purché rimanga un fatto privato… e così via.
In questo contesto, bisogna ripensare al significato attuale della parola “testimonianza”, che non è più solo spirituale e morale. È vitale. Nei differenti contesti geografici e sociali testimoniare assumerà un senso diverso: in alcune parti sarà dare la vita anche fisica, il sangue; in altre richiederà il coraggio della parresia; in altre ancora isolamento, incomprensione o derisione. Ovunque richiederà comunque la disposizione a pagare un prezzo alto e vero, come avvenne nei primi secoli.
Essere cristiani costava la vita, ma questo non impedì al Vangelo di diffondersi. I tempi moderni ci hanno restituito il senso antico della parola testimonianza, μαρτυρία.
Il rapporto di Acs sulle condizioni dei cristiani nel mondo
Dall’Osservatore Romano
La persecuzione anticristiana continua a diffondersi. Attualmente, sono circa trecento milioni le persone che vivono in terre dove professare la propria fede può mettere a rischio anche la vita. Oltre al Medio Oriente la violenza antireligiosa si manifesta anche in Africa e in Asia meridionale ed orientale. Da luglio 2017 a oggi sono aumentate le violazioni dei diritti umani subite dai cristiani: un fenomeno di fronte al quale non si può restare indifferenti. È quanto emerge dalla nuova ricerca condotta dalla fondazione di diritto pontificio, Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) dal titolo: Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019.
Lo studio, presentato oggi, giovedì, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, racconta della persecuzione in atto nei 20 Paesi in cui è oggi più difficile essere cristiani, provando come il cristianesimo detenga ancora oggi il triste primato di fede maggiormente perseguitata al mondo. «Il rapporto che abbiamo tra le mani — ha detto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali — è uno strumento prezioso che fotografa alcune situazioni e si affianca al lavoro capillare di solidarietà» resa possibile grazie ai tanti «che costantemente offrono qualcosa perché i nostri fratelli e sorelle non siano soli nella lotta quotidiana per la sopravvivenza in contesti limite. Come potete vedere — ha evidenziato il porporato durante il suo intervento — su 20 Paesi esaminati, Egitto, Eritrea, India, Iran, Iraq, Siria fanno riferimento alla competenza del nostro Dicastero, senza dimenticare l’Arabia Saudita dove pure sono presenti diverse centinaia di migliaia di fedeli delle Chiese siro-malabarese e siro-malankarese, oltre a molti altri della Chiesa latina. Il rapporto non ha paura di esporre alcune situazioni problematiche passate per lo più sotto silenzio. Penso alla cara Eritrea, con la confisca delle scuole e degli ospedali appartenenti a diverse confessioni religiose». Il cardinale, inoltre, ha fatto riferimento alla Siria e all’Iraq, dove continua a essere minacciata la presenza millenaria delle comunità cristiane.
Nel periodo in esame, la situazione è tutt’altro che migliorata e la lista dei Paesi in cui i cristiani soffrono si arricchisce di nazioni quali Camerun, Burkina Faso e Sri Lanka. Gli ultimi due rappresentano per il direttore di Acs-Italia, Alessandro Monteduro, gli esempi più drammatici di questo mutato scenario della persecuzione anticristiana che trova nuove forme e nuovi territori. «La difesa della libertà religiosa — ha affermato — dovrebbe essere prioritaria nell’agenda delle potenze nazionali e delle istituzioni sovranazionali. Così ancora oggi non è!».
Anche le migliorate relazioni diplomatiche tra i capi delle nazioni occidentali e i loro omologhi di alcuni regimi non devono far pensare a cambiamenti favorevoli delle condizioni dei cristiani in tali aree, come ha fatto notare nel suo intervento Alfredo Mantovano, presidente di Acs-Italia: «Non dobbiamo illuderci che all’eventuale riduzione delle reciproche dotazioni di armamenti, o ai trattati di cooperazione economica corrisponda, all’interno dei confini, un allentamento della persecuzione religiosa».
È in Asia meridionale e orientale che dal luglio 2017 a oggi si sono verificati gli attacchi anticristiani più eclatanti, in primis quelli avvenuti in Sri Lanka nel giorno di Pasqua che sono costati la vita a 253 persone. Durante la presentazione dello studio, il rettore del santuario di Sant’Antonio a Colombo, don K. A. Jude Raj Fernando, ha raccontato i tragici momenti in cui la sua chiesa è stata attaccata. «Non potevo credere ai miei occhi. Ho visto i miei fedeli morti, sanguinanti e mi sono chiesto: “Dio mio perché?”. Ma nonostante la grave ferita — ha detto il sacerdote — restiamo saldi nella nostra fede che ci consente di perdonare i nostri persecutori. Perdoniamo ma continuiamo a chiedere giustizia per le nostre vittime». La ricerca denuncia, al tempo stesso, la drammatica situazione in Africa, dove negli ultimi anni formazioni jihadiste hanno colpito i cristiani. Nell’ambito delle violenze è alto il prezzo pagato da sacerdoti e religiosi. Infatti, dei 18 preti e una suora uccisi nel mondo nel 2019, 15 sono stati assassinati in Africa, di cui 3 in Burkina Faso.
Per richiamare l’attenzione della comunità internazionale e in ricordo del sangue versato dai cristiani uccisi in odio alla fede, questa sera, dalle ore 18 alle 24, la basilica di San Bartolomeo viene illuminata di rosso.
di Francesco Ricupero
24.10.2019
L’Osservatore Romano
Vedi Rapporto