Giovedì della VI settimana di Pasqua
At 18,1-8 Sal 97 Gv 16,16-20: Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Commento
di Marco Casadei
Dicevano: “Che cos’è questo “un poco”, di cui parla?”
Nei giorni terreni del Messia, Gesù, il tempo si dispiega in una ‘brevità’ assoluta e singolare: non si tratta di eccentrici accorciamenti, quanto piuttosto dell’eccedenza che manifesta la ‘densità’ propria alla sua durata. E’ come se fosse la storia universale venuta inspiegabilmente a ‘contrarsi’, si è come concentrata. Simile nella figura all’atleta pronto al salto; o alla fune che, tesa ai piedi del funambolo, da un capo all’altro orla il tempo con lo spazio, coniugando ‘prima’ e ‘dopo’. Ecco, nei giorni del figlio dell’uomo si potrebbe dire che alfa e omega vengono a congiungersi perfettamente, sulle coordinate stabilite dal dimorare messianico tra ‘i suoi’, in quello stile, in quel modo unico e ospitale di abitare il mondo.
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di Paolo Curtaz
Spesso abbiamo l’impressione (e anche più di un’impressione) che il Signore sia lontano, o distratto. Magari abbiamo fatto un percorso di conversione, abbiamo scoperto la bellezza della fede, iniziato l’avventura della vita interiore salvo poi scoprire, dopo qualche difficoltà, che non tutto è semplice, che non tutto è radioso, e l’uomo vecchio che è dentro di noi torna a farsi sentire con prepotenza… Il rischio di lasciarsi andare allo scoramento è forte ed alcuni abbandonano la strada. Come il famoso seme della parabola, gli affanni della vita e l’incostanza soffocano la pianticella appena germinata… Che la nostra vita spirituale sia fatta di momenti splendidi e di rallentamenti è del tutto normale: non dobbiamo viverli come dei fallimenti! L’unico modo che abbiamo di vivere e di credere è procedere per tappe, alternando progressi a rallentamenti, a momenti veri e propri di stallo. Gesù, oggi, ci sprona a non cedere, a tenere duro, a non mollare. Se anche ci sono degli inevitabili momenti di tristezza (anche nel discepolo più motivato e santo!), dobbiamo fissare il nostro sguardo sulla gioia che ci sarà data quando, alla fine del percorso, vedremo Dio faccia a faccia.