P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno B – Tempo Ordinario – 2a domenica
Giovanni 1,35-42: Venite e vedrete!

Siamo alla seconda domenica del Tempo Ordinario, il tempo liturgico della “ordinarietà” della vita. Durante quest’anno (ciclo B) leggeremo il vangelo di San Marco. L’abbiamo iniziato domenica scorsa con il racconto del battesimo di Gesù. La liturgia, però, ha voluto attardarsi ancora sulla scena del post-battesimo. Abbiamo contemplato il Verbo di Dio e siamo stati testimoni della sua Epifania. Siamo stati convocati da Giovanni Battista presso il Giordano ed immersi anche noi con Gesù nelle acque del battesimo. E adesso, cosa facciamo? Ognuno rientra a casa sua, alla vita di prima? La Parola di Dio vuole rispondere a questa domanda.

Le letture di oggi hanno un chiaro indirizzo vocazionale. Cosa suggerisce questa Parola? Ci invita a riprendere la quotidianità con una chiara consapevolezza che la nostra vita cristiana è una vocazione, una chiamata a seguire Gesù, ad essere suoi discepoli. Cosa vuole dire essere discepoli di Gesù? Ce lo indica il vangelo.

Il giorno dopo [il battesimo di Gesù] Giovanni stava con due dei suoi discepoli” e fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!»”.
Gesù passa e Giovanni fissa il suo sguardo su di lui e lo addita. Questa è la vocazione del cristiano: essere un dito che punta verso Gesù! “Penso che non abbia cambiato stile il Signore: passa, per le strade. Ma c’è qualcuno che lo indichi per le strade? O siamo tutti occupati a indicarlo nelle chiese?” (Ermes Ronchi).
Lo sguardo di Giovanni è uno sguardo penetrante, che vede dentro, in profondità, come quello che Gesù rivolge a Pietro, subito dopo. “Fissare lo sguardo” (emblepein) è un verbo greco che troviamo solo qui, due volte, in tutto il vangelo di Giovanni. Uno sguardo che interroga il nostro modo di guardare le persone e le situazioni, spesso in modo superficiale e che si ferma alle apparenze.

Ecco l’agnello di Dio!” Giovanni ripete quanto aveva affermato il giorno prima: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”. Davvero acuto e profondo questo sguardo che scruta il cuore di Gesù, la sua missione e il suo futuro. A quale agnello pensa Giovanni? All’agnello pasquale? Al servo di Yahweh di cui parla Isaia 53,4-7: “come agnello condotto al macello”? Di tutti e due, certamente! In questo primo capitolo del IV vangelo troviamo innumerevoli titoli attribuiti a Gesù: Rabbì, il Messia, il Cristo, il Re d’Israele, il figlio di Dio…, eppure Giovanni usa questo titolo particolarissimo che, direi, a nessun verrebbe in mente. Dio non viene per rivendicare un regno, ma per dare la sua vita e liberare così la nostra. Questo sguardo di Giovanni interroga profondamente il nostro che stenta a liberarsi da tante immagini idolatriche di Dio che lo presentano come uno che avanza delle pretese e limita la nostra libertà.

E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì … dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete»”.

Che cosa cercate?”Sono le prime parole di Gesù nel vangelo di Giovanni, sotto forma di domanda. Gesù non incomincia con le risposte, prima ancora delle domande. Così farà anche da Risorto con la Maddalena: “Donna, chi cerchi?” (20,15). Questo interrogativo lo pone anche a noi. Cosa vogliamo veramente? Che desideri profondi abbiamo nel cuore? Cosa cerchiamo davvero nel nostro rapporto con Dio? È la prima domanda, eppure forse non ce la siamo mai posta, ritenendo che è evidente quello che vogliamo, quando in realtà ignoriamo i bisogni profondi, quelli veri che portiamo nel cuore.

Rabbì, dove dimori?”. I due rispondono a Gesù con una richiesta. È la domanda di ogni uomo: dove trovare Dio? Anche questa domanda ci interroga perché forse non la facciamo mai, pensando di conoscere già la risposta. E così rischiamo di non sentire l’invito ad entrare nella sua intimità!

Venite e vedrete!” Gesù ci invita a vedere di persona. Spesso ci limitiamo a vivere una fede “veterotestamentaria”, fatta soltanto di “ascolto”, dimenticando che adesso Dio si è reso visibile. Non per niente il verbo “vedere” appare qui diverse volte. Gesù dirà a Natanaele: “Vedrai cose più grandi di queste!” (v. 1,50). Io mi domando se davvero mi aspetto di vedere qualcosa di nuovo o se ritengo di avere già visto tutto!

Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio”.
Dimorare e rimanere
sono due verbi con una carica simbolica e spirituale molto profonda. Senza “dimorare” e “rimanere” con il Signore la nostra vita sarà piatta e non avrà delle “ore” speciali di esperienze che ricorderemo per sempre.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù”.
Uno dei due era Andrea, e l’altro? L’altro rimarrà sempre anonimo in tutto il vangelo perché sta per ciascuno/a di noi. E come sapremo di avere sperimentato la presenza del Signore nella nostra vita? Quando ci viene spontaneo dire a quanti incontriamo: “Abbiamo trovato il Messia!”, conducendoli da Gesù!

Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro”.Quello sguardo si è fissato anche su ciascuno/a di noi. Il Signore ci conosce profondamente e ci guarda con amore. Ricordare quello sguardo è fondamentale per essere “guariti” da tanti sguardi che ci rimpiccioliscono e che ci spersonalizzano. Solo lo sguardo di Cristo ci ridà la nostra dignità e ci rivela la nostra vera identità e missione.

Esercizio spirituale per la settimana

1) Iniziare la giornata reiterando la nostra disponibilità ad ascoltare il Signore, ripetendo come Samuele: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”; o come il salmista: “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà!”.
2) Coltivare lo sguardo di Gesù su di me e su quanti incrocio durante la giornata.

P. Manuel João Pereira Correia
Castel d’Azzano (Verona) 12 gennaio 2024