P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno B – Ciclo natalizio – Festa del Battesimo del Signore
Marco 1,7-11: “Tu sei il Figlio mio, l’amato”

La Festa del Battesimo del Signore è come un ponte tra le feste natalizie e il Tempo Ordinario dell’anno liturgico. Da una parte, si conclude il tempo di Natale e le sue “epifanie”, cioè le manifestazioni ai pastori (i poveri), al vecchio Simeone e alla profetessa Anna (che rappresentano l’Israele fedele che aspettava il Messia) e ai magi (che rappresentano i popoli pagani); dall’altra parte, si entra nel Tempo Ordinario, di cui questa festa funge da prima domenica. In realtà, la festa del Battesimo celebra una delle tre manifestazioni del Signore che, nei primi secoli, erano incluse nella festa dell’Epifania: la venuta dei magi, il battesimo di Gesù e le nozze di Cana. Si passa da un Gesù bambino di meno di due anni ad un Gesù adulto trentenne.

1. Il senso profondo del battesimo del Signore

Oggi, abituati come siamo a sentirlo, non ci rendiamo conto di quanto sia stato motivo di scandalo per i primi cristiani che Gesù, colui che era senza peccato, abbia iniziato la sua missione come discepolo del Battista, facendosi da lui battezzare nelle acque del Giordano.

Perché Gesù si è fatto battezzare? Potremmo addurre tre ragioni. La prima: Gesù è “lì” dove percepisce che Dio è all’opera. Per questo, sentendo gli echi della voce del Battista, lascia Nazareth e si reca a Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando” (Giovanni 1,28). La seconda: Gesù arriva non come un privilegiato, ma solidale con i suoi fratelli. Terzo: Gesù, fin dall’inizio della sua missione, manifesta la sua opzione di stare in mezzo ai peccatori, fino ad essere ritenuto uno di loro e a morire tra due malfattori.

L’episodio del battesimo di Gesù è di una importanza del tutto singolare, uno spartiacque nella vita del Signore, tanto che nel vangelo di Marco, il primo dei vangeli, esso costituisce l’esordio della sua missione: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio (1,1). Quanto è successo prima non conta. È “oggi” che il Messia fa la sua comparsa sulla scena del mondo. “Oggi” egli viene unto come il “Cristo” (“l’unto”) del Signore. “Oggi” Gesù prende coscienza – umanamente parlando – della sua missione. “Oggi”, potremmo dire, “è nato per noi il Salvatore, che è Cristo Signore” (cfr. Luca 2,11), secondo ciò che dice il Salmista: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” (Salmo 2,7).

Il racconto di Marco, nella sua essenzialità e apparente semplicità, è di una grande portata perché ci presenta Gesù in una “epifania” trinitaria. Oggi, per certi versi, è l’epifania della Santissima Trinità. I cieli si squarciano, dopo secoli senza profeti, per cui i cieli sembravano chiusi, e Dio risponde, finalmente, alla supplica del suo popolo: “Ah, se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Isaia 63,16-17).

Oggi, Festa del Battesimo del Signore, festa della sua “nascita” per l’investitura messianica, è pure la festa del nostro battesimo. Oggi si sono squarciati i cieli per noi, lo Spirito viene ad annidarsi nel nostro cuore e il Padre fa sentire la sua voce, dicendo a ciascuno/a di noi: “Tu sei il Figlio mio, l’amato!”; “Tu sei la Figlia mia, l’amata”!

2. Tre testimoni, tre battesimi

Tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi” (seconda lettura, 1Giovanni 5,1-9). Tre testimoni concordi nel dare testimonianza dell’amore di Dio per noi! Tre testimonianze che provengono da tre “battesimi”: quello nell’acqua (“Io vi ho battezzato con acqua…”), quello nello Spirito (…Egli vi battezzerà in Spirito Santo”) e quello nel sangue (“Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!”, Luca 12,50). Ma è lo Spirito Santo che unisce e rende uno e veritiero questo “triplice battesimo”: “Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità”. Senza lo Spirito il battesimo nell’acqua rimane soltanto battesimo di Giovanni, una mera espressione del nostro desiderio di una rinascita. Senza lo Spirito non è possibile il “battesimo di sangue”, quello del martirio, della testimonianza. Senza lo Spirito non saremmo rinati e saremmo tuttora sotto il dominio della Legge.

3. I tanti “battesimi”

Alcune decine di anni fa si parlava di “cristiani anonimi”, una espressione creata dal grande teologo Karl Rahner (+1984) per designare coloro che sono salvati dalla grazia di Cristo, anche se fuori dalla comunità cristiana (cfr. LG 16 e GS 22). Oggi, purtroppo, potremmo parlare, invece, di cristiani diventati “anonimi”, perché hanno smarrito il loro nome di “cristiani” e non ricordano più “il Nome” in cui sono stati battezzati. Ciò è dovuto ad una fede assopita e non vissuta, all’indifferenza o, addirittura, all’apostasia. Voglia Dio che mai il Nome dell’Agnello che portiamo sulla fronte (vedi Apocalisse 14,1) sia rimpiazzato dal numero massificante della “bestia”! (vedi Apocalisse 13,12-18).

In realtà, l’umanità non è divisa tra credenti e non-credenti, ma tra credenti e idolatri. Come Paolo ad Efeso ha interpellato dodici seguaci del Battista, anche a noi potrebbe essere chiesto: “Quale battesimo avete ricevuto?” (Atti degli Apostoli 19,3). Sì, perché tutti siamo “battezzati”, cioè “immersi” (etimologicamente battesimo significa immersione!) nella realtà dove crediamo di poter trovare la vita, la felicità, il senso dell’esistenza. Alcuni sono battezzati/immersi nell’Oceano infinito dell’Amore di Dio, dove affluiscono i mille fiumi dell’amore, nelle sue diverse espressioni di solidarietà, di compassione, di giustizia, di dono di sé…. Altri, invece, rischiano di vivere battezzati/immersi nel mare inquinato degli affari, dei soldi, dell’ingiustizia dell’egoismo… Quale battesimo hai ricevuto?

4. A quale fontana ti disseti?

L’acqua viva in cui siamo stati rigenerati diventa pure la fontana a cui ritorniamo regolamento a dissetarci:O voi tutti assetati, venite all’acqua!” (prima lettura, Isaia 55,1-11). Il nostro battesimo è una sorgente di freschezza, di giovinezza, di gioia. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza!”, proclama il ritornello dell’inno scelto come salmo responsoriale (Isaia 12,1-6). Purtroppo, però, tante volte andiamo a dissetarci a delle fontane avvelenate. Ve lo presento con un racconto, letto non ricordo dove.

In un certo villaggio capitò che la fontana dove la popolazione andava ad attingere l’acqua, per qualche ragione, si contaminò e, senza che la gente se ne accorgesse, tutti cominciarono ad impazzire. Allora Dio disse ad un santo eremita di scendere nel villaggio per allertare tutti che la fontana al centro della piazza era avvelenata e li stava rendendo pazzi tutti quanti. I suoi concittadini, però, non gli dettero credito, anzi cominciarono a deriderlo: “Allora secondo te, tutti noi saremmo impazziti e tu l’unico sensato!?” E più lui li allertava più loro lo schernivano. Le autorità del villaggio a certo punto ritennero che l’eremita fosse un pericolo per tutti e decisero di condannarlo a morte. Sul punto di essere ucciso, l’eremita espresse un ultimo desiderio: bere dell’acqua della fontana! Come un ultimo desiderio non si rifiuta mai, gliela portarono. L’eremita bevve e – oh prodigio! – cominciò a ragionare come loro. Ritenendolo “guarito”, gli risparmiarono la vita!

Chi ha orecchie per intendere, intenda!

Esercizio spirituale della settimana

1) Inizia la tua giornata immergendoti, ogni volta, nelle acque rigeneratrici del tuo battesimo, tramite il segno della croce.

2) Apri la Bibbia e medita il testo della prima lettura: Isaia 55,1-11.

P. Manuel João Pereira Correia
Castel d’Azzano (Verona) 5 gennaio 2024