P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno B – Avvento – 1a Domenica
Marco 13,33-47: Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!

Con la prima domenica di Avvento inizia l’anno liturgico “B”, durante il quale avremo come guida l’evangelista Marco, particolarmente nelle domeniche del Tempo Ordinario. Nell’arco di dodici mesi rivivremo i misteri della vita del Signore. Ogni ciclo liturgico inizia con il tempo dell’Avvento, costituito da quattro domeniche che ci preparano al Natale.

Avvento, dal latino Adventus, significa venuta. Di quale venuta si tratta? Ci viene spontaneo pensare a quella del Natale. Difatti, ci disponiamo a celebrare la memoria della nascita di Gesù. Ma in realtà il nuovo anno liturgico si innesta nel punto di arrivo di quello precedente, riprendendo l’atteggiamento del cristiano proteso verso il futuro. Dio viene dal futuro! Un futuro che non è da temere, ma da desiderare, perché non è la fine ma il fine della nostra vita, l’adempimento delle sue promesse. Per questo nel vangelo di oggi ascoltiamo la conclusione del discorso escatologico di Gesù secondo il vangelo di Marco. Nella prima domenica di Avvento riecheggia sempre l’ultima invocazione della Chiesa che aspetta il suo Sposo: “Maràna tha! Vieni, Signore” (Apocalisse 22,20).

Il cristiano vive nel “frattempo”, tra due venute: la venuta di Cristo nella carne e il suo ritorno nella gloria. Ecco perché la prima domenica di Avvento rinnova l’invito alla vigilanza, ripetuto quattro volte nel vangelo di oggi: Fate attenzione, vigilate!… Il Signore, prima di partire, ha lasciato la propria casa ai suoi servi, affidando a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare! Vegliate, dunque!… E il Signore conclude dicendo: Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!

Una venuta nella notte!

Secondo la tradizione rabbinica ci sono quattro grandi notti: la notte della creazione, quando Dio crea la luce (Genesi 1,3); la seconda notte quando Dio fa l’alleanza con Abramo (Genesi 15); la terza è quella dell’Esodo, della Pasqua della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto (Esodo 12,42); la quarta è quella di Israele che aspetta il Messia che viene ad instaurare il nuovo mondo. L’evangelista Marco suddivide questa quarta notte in quattro parti, secondo l’usanza romana: sera, mezzanotte, canto del gallo e mattino.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”.

Perché Gesù insiste tanto sulla vigilanza? Perché il Signore arriva di notte! Diremmo che Dio predilige la notte, immagine del mistero della sua apparente assenza, per agire nella storia e nella nostra vita. Per questo dobbiamo essere vigilanti per cogliere la visita di Dio e discernere la sua azione. In questa “notte” di Dio, tempo della nostra responsabilità, rischiamo di essere facilmente sopraffatti dal sonno.

C’è la “notte di Dio”, ma anche la nostra! Se la “notte di Dio” raffigura la sua presenza misteriosa che solo la fede può percepire, cosa rappresenta la nostra “notte”? Il profeta Isaia lo presenta in maniera simbolica molto forte: “Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità” (prima lettura).

Ognuno di noi, poi, ha la sua “notte”. La notte della malattia, della sofferenza, della solitudine, della paura del futuro, dei rapporti familiari incrinati, della precarietà, del peccato, della stanchezza, dell’insoddisfazione, della delusione, dello scoraggiamento… Dio viene nella notte per abitare ed illuminare le nostre lunghe notti di inverno!

Ordina al tuo portiere di vegliare!

E ha ordinato al portiere di vegliare!” Chi è questo portiere? Gesù si riferisce certamente ai responsabili della comunità, ma possiamo applicarlo anche a noi. Il portiere è la coscienza del cristiano che, particolarmente in questo tempo di Avvento, è chiamata alla vigilanza per discernere l’arrivo del Signore. Tante cose, sentimenti, realtà, persone, sollecitazioni, desideri… bussano alla porta del nostro cuore. Il “portiere” deve stare attento a non lasciare entrare il nemico che porta semi di morte. San Paolo ci avverte che “anche satana si può mascherare da angelo di luce” (2Corinzi 11,14). Il “portiere” deve aprire, invece, a quanto è sorgente di nuova vitalità e percepire i segni dell’arrivo del Signore: Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (Apocalisse 3,20). Non siamo tanto noi ad andare al suo incontro quanto piuttosto lui a venire verso di noi. Per questo Isaia, nella prima lettura, invoca la sua venuta: “Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”

Riflessione per la settimana

Si avvicina la festa dell’Immacolata, l’8 dicembre. La Vergine Maria è la figura tipica del tempo di Avvento. Vi invito a meditare questa preghiera di don Tonino Bello.

Santa Maria, Vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori. Riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro, quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia…

Se oggi non sappiamo attendere più è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio dell’alleanza…

Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci un’anima vigiliare. Spesso ci sentiamo purtroppo più figli del crepuscolo che profeti dell’avvento. Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo, che si sente già vecchio. Portaci, finalmente, arpa e cetra, perché con te mattiniera possiamo svegliare l’aurora.

Di fronte ai cambi che scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E il Signore che viene, vergine dell’Avvento, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano”.

P. Manuel João Pereira Correia
Verona, 1 dicembre 2023