Anno A – 34a Domenica del Tempo Ordinario – Cristo Re
Matteo 25,31-46: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me!

Con la domenica di Cristo Re concludiamo questo anno liturgico (ciclo A) durante il quale ci ha accompagnati il vangelo di San Matteo. È una buona occasione per fare un bilancio di questo percorso con Gesù: se siamo stati del numero dei suoi discepoli nell’ascolto della sua parola o se, invece, siamo stati dei semplici simpatizzanti saltuari. Alla fine di questo cammino possiamo dire di conoscere meglio Gesù?

Il brano del vangelo è la conclusione dell’ultimo discorso di Gesù, il cosiddetto discorso “escatalogico” (Matteo 24-25) sulla fine dei tempi e il ritorno del Signore. Con il brano di oggi Gesù conclude i suoi discorsi; è l’ultimo suo insegnamento, prima di avviarsi verso la sua passione. Gesù che sta per essere giudicato dalle autorità politiche e religiose si proclama il Giudice di tutta la terra:Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli”!

Questo passo evangelico è ben noto a tutti. Mi limito a fare alcune annotazioni per aiutarci a non sorvolarlo come “cosa risaputa”.

1. Il senso profondo di questa Festa

La solennità di “Gesù Cristo Re dell’universo” è una festa recente, istituita da Pio XI nel 1925 e posteriormente fissata nell’ultima domenica dell’anno liturgico. Che senso ha questa festa? Essa indica l’orientamento dell’anno liturgico e di tutta la storia, “orientati” verso la glorificazione di Cristo e della “ricapitolazione di tutte le cose” in lui (vedi prima lettura ed Efesini 1,10). Cristo è “l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine” (Apocalisse 22,13). Non credo che ci sia il rischio di esagerare nell’importanza di questa festa perché essa ci indica il fine, il punto d’arrivo o di approdo della storia e del nostro pellegrinaggio. È ben il caso di domandarsi: verso dove va la mia storia? Verso la ricapitolazione in Cristo o verso l’annichilamento?

2. Uno schiaffo a tutti i re!

L’uso della terminologia Re, Regno, Regnare usata dalla liturgia (vedi vangelo e seconda lettura) può suscitare perplessità, anche se sappiamo che si tratta di un linguaggio biblico di cui non possiamo fare a meno. Tanto più che tanti ne fanno un uso trionfalista! Il “Re” è roba di altri tempi che ha un sapore di assolutismo, arbitrarietà e sopruso che vorremmo dimenticare. Io penso che, invece, proclamare Gesù come “Re” è un atto rivoluzionario e provocatorio perché Cristo è l’esatto opposto di qualsiasi re. È un re intronizzato sulla croce che diventa uno schiaffo ad ogni “re”, politico o religioso. È un Re Onnipotente, ma si tratta dell’onnipotenza del servizio! Ogni “potestà” politica, religiosa, sociale o familiare che non sia di servizio è votata all’annichilamento perché egli “ridurrà al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza” (seconda lettura).

3. Un Re, un Signore per tutti!

“Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli”. Chi sono questi “popoli”? Il vocabolo in greco (ethnos) veniva impiegato per riferirsi alle nazioni pagane, cioè coloro che non appartenevano al “popolo” (laos) di Dio. Le parabole precedenti riguardavano, invece, il giudizio dei credenti. Questo non li esclude né da questo giudizio né dai criteri usati qui da Gesù, anzi ne accresce la responsabilità: “Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse” (Luca 12,47-48).

4. Le sei opere di misericordia

Quale è il criterio seguito dal Signore per separare i “benedetti” (alla sua destra) dai “maledetti” (alla sinistra)? L’esercizio delle sei opere di misericordia! “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Gesù non parla in astratto, di “giustizia”, di “solidarietà” o di “amore”, ma di gesti molto concreti di assistenza ai bisognosi! Gesù non richiede da noi grandi azioni clamorose, ma la fedeltà quotidiana alla nostra stessa “umanità”!
Questa lista di opere viene ripetuta quattro volte, due in positivo e due in negativo. La ripetizione ha uno scopo mnemonico, oltre a sottolinearne l’importanza. Questa lista era conosciuta nell’area culturale medio-orientale e si può ricavare dai profeti e sapienziali (vedi Isaia 58,6-7), ad eccezione della sesta, di visitare i carcerati.

Lo stupore accomuna tutti quanti, sia quelli a destra come quelli a sinistra: “Signore, quando ti abbiamo visto…?” La risposta del Signore è inaudita: “In verità io vi dico: tutto quello che (non) avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, (non) l’avete fatto a me”. Mai una divinità si era identificata con la persona bisognosa!
Qualcuno fa notare che la domanda di quelli del secondo gruppo, alla sinistra, non menziona gli atti concreti di servizio come il primo gruppo, ma essi concludono con un generico “e non ti abbiamo servito?”. Si sorprendono del rimprovero ricevuto perché ritenevano, nella loro mentalità religiosa, di avere servito Dio mediante le loro pratiche religiose!

Il discorso di Gesù non intende intimidirci con la minaccia del castigo, ma aiutarci a rileggere la nostra vita dal punto di vista della fine. Il vero giudizio si opera nella storia: il nostro è già un cammino di benedizione o di maledizione, di vita o di morte!
È l’unica volta che troviamo il vocabolo “maledetto” nel vangelo di Matteo. Il linguaggio forte e profetico di Gesù vuole scuoterci per non correre il pericolo di rovinare la nostra vita!

Mi domando: perché “sei” (incompletezza) e non “sette” opere di misericordia? Mi viene da rispondere: la settima è il servizio della fede reso dai credenti (vedi parabole dei talenti e delle dieci vergini).

5. Il mistero dell’Incarnazione non è concluso!

Questa identificazione di Gesù con i più piccoli ci fa pensare che il mistero dell’Incarnazione non sia ancora concluso. Gesù non solo è diventato un uomo, ma continua ad incarnarsi in ogni uomo e donna, assumendo ogni sofferenza umana.
Questo ci porta a pensare che anche il mistero eucaristico si prolunga nel povero: “Questo è il mio corpo… questo è il mio sangue!”

6. A mo’ di conclusione!

Charles de Foucauld, pochi mesi prima della sua morte scrisse: “Credo che non ci sia altra parola del Vangelo che abbia fatto tanta impressione su di me e abbia trasformato la mia vita come questa: ‘Quello che fate a uno di questi piccoli, lo fate a me’”.
Se ci pensiamo bene, questo vangelo scomoda ed inquieta tutti quanti e può portarci a conclusioni sorprendenti. Ecco una di un catechista mozambicano ai suoi catecumeni, che ho sentito da un collega comboniano.

“Quando busseremo alla porta del cielo San Pietro aprirà e ci chiederà:
Chi sei?
– Sono tal dei tali.

Allora San Pietro, rivolgendosi a quelli all’interno, chiederà:
C’è qui un tal dei tali che chiede di entrare. Qualcuno lo/la conosce?
Eventualmente qualcuno dirà:
– Sì, lo/la conosco: mi ha dato spesso da mangiare quando avevo fame!
– Sì, lo/la conosco anch’io: mi ha curato quando ero malato!
Allora San Pietro dirà all’interessato/a:
– Entra, amico/a, benvenuto/a tra noi. E lo/la farà entrare.
Ma potrebbe anche capitare che alla domanda di Pietro nessuno risponda dall’interno e allora Pietro dirà:
– Mi dispiace, ma qui nessuno ti conosce. Va bussare all’altra porta!”

Conclusione di Gesù: “Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne” (Luca 16,9).

Esercizio spirituale per la settimana

Invoca la venuta del Regno di Dio nelle diverse situazioni e luoghi che frequenti in giornata: “Venga [qui] il tuo Regno!”
“Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tobia 4,7, Giornata Mondiale dei Poveri, domenica scorsa).
Facciamoci un serio esame di coscienza per vedere se non siamo per caso influenzati anche noi dalla “globalizzazione dell’indifferenza” di cui parla tante volte Papa Francesco.

P. Manuel João Pereira Correia
Verona, 24 novembre 2023