P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno A – 29a Domenica del Tempo Ordinario
Matteo 22,15-21 – Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio!

Oggi la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale. Il messaggio del Papa per questa Giornata ci invita a riflettere sul racconto evangelico dei discepoli di Emmaus, partendo da tre immagini suggestive: cuoriardenti per le Scritture spiegate da Gesù, occhiaperti nel riconoscerlo e, come culmine, piedi in cammino. Meditando su questi tre aspetti, che delineano l’itinerario dei discepoli missionari, possiamo rinnovare il nostro zelo per l’evangelizzazione nel mondo odierno”.

Vi ricordate certamente che le ultime tre domeniche Gesù ha raccontato tre parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei: quella dei due figli mandati a lavorare nella vigna, poi dei vignaioli assassini e, finalmente, degli invitati alle nozze. Tutte e tre una durissima condanna dei capi religiosi e politici di Israele. La tensione fu un crescendo e il destino di Gesù era ormai segnato. Si era messo tutti contro di lui e i capi avevano deciso di ucciderlo. Mancava solo il pretesto. Allora “i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi”.

1. Un tranello ben orchestrato

Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani”.
Erodiani e farisei si coalizzano, anche se avversari tra di loro, nell’intento di trovare un modo per poter eliminare Gesù. Gli erodiani volevano unificare il paese sotto l’egida del re Erode,vassallo di Roma. I farisei, invece, anche se moderati rispetto ai zeloti indipendentisti radicali, aspiravano all’autonomia da Roma.

I farisei, però, non si azzardano ad andare loro stessi da Gesù, ma mandano i loro discepoli. Come mai? Per nascondere la loro mossa? Per farla passare come una questione di dibattito di scuola? Questi discepoli esordiscono tessendo un lungo elogio al “Maestro”, riconoscendo la sua veracità e imparzialità, prima di presentare la loro questione, concordata con gli erodiani: “Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?” Il tranello era ben ingegnato. Se Gesù rispondeva “sì”, si sarebbe inimicato la gente, che odiava i romani. Se rispondeva “no”, potevano accusarlo di sovversivo (cosa che faranno comunque davanti a Pilato: cfr. Luca 23,2).

2. Gesù, maestro di discernimento

Nella risposta di Gesù intravvedo, nonostante la sua brevità, una grande lezione sul discernimento e, concretamente, quattro indicazioni preziose per noi.

1) “Ipocriti!”Primo passo: Gesù si manifesta una persona libera, come d’altronde avevano già riconosciuto i suoi avversari. Non si lascia cooptare dall’adulazione farisaica e smaschera la loro ipocrisia. L’ “incenso” può offuscare gli occhi e la mente! E qui noi inciampiamo tante volte. Ci lasciamo condizionare dagli elogi o dalla opinione altrui, che limitano la nostra libertà e la chiaroveggenza. Gesù discerne perché è libero ed è libero perché discerne!

2) “Perché volete mettermi alla prova?”Gesù risponde spesso ad una domanda con un’altra domanda. Porre delle domande a chi ci questiona è un modo di coinvolgere la persona stessa e farla riflettere. Un approccio passivo ai problemi è stato uno dei grandi handicap per il laicato cattolico, frutto di un clericalismo che ha imperato per secoli. Il prete era diventato come una macchinetta di risposte automatizzate. Si inseriva la monetina della “domanda” e si otteneva la risposta bella pronta, preconfezionata. E noi ci siamo prestati al gioco! Purtroppo questo è stato anche l’atteggiamento della Chiesa davanti alla società, fino a qualche decennio fa. Questa pretesa di fare da “maestra”, sempre, comunque e in qualsiasi materia, mi pare una delle cause maggiori dell’attuale discredito della Chiesa nel contesto della cultura occidentale.

Mi sembra urgente imparare a dire: “Non lo so!”, riconoscendo la nostra incompetenza davanti alla complessità e novità di tante questioni e problematiche odierne e mettendoci umilmente in ricerca.

3) “Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono? Gli risposero: Di Cesare”
Ecco il terzo passo di Gesù nel discernimento su questa spinosa questione, apparentemente senza via di uscita: scendere nella situazione concreta! Questa mossa di Gesù spiazza i suoi interlocutori. Perché? Il denaro, la moneta d’argento più corrente, portava l’effigie dell’imperatore romano Tiberio (14-27 d.C.), raffigurato come un dio, con l’iscrizione: “Tiberio Cesare Augusto, figlio del divino Augusto” e “Pontefice Massimo” sul verso della moneta. L’uso della moneta era una implicita riconoscenza della sovranità romana. Ma c’era qualcosa di ben più grave. La discussione si svolgeva all’interno del Tempio di Gerusalemme, dove era proibito introdurre qualsiasi immagine e tanto meno del Cesare, raffigurato in vesti di un dio. Nel Tempio circolava una moneta speciale e per questo c’erano i cambiavalute all’ingresso. E proprio loro, i discepoli dei farisei, trasgrediscono questa norma, introducendo una moneta pagana nell’area sacra del Tempio. Così, proprio loro, che volevano intrappolare Gesù, sono colti in fallo.

4) “Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio!”Il quarto momento del discernimento è un invito ad uscire dall’angusto ambito della situazione concreta per vederla ad una luce più ampia e con un orizzonte più largo. Una “questione” isolata, assolutizzata, diventa facilmente una verità fallace o parziale. Solo un lume esterno più ampio la ridimensiona ed aiuta a vederla nella giusta prospettiva.

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” è una delle frasi più famose del vangelo, ma pure delle più enigmatiche. Viene spesso strumentalizzata come se ci fossero due ambiti autonomi di responsabilità. Delle “cose terrene”, rispondo al “Cesare”. Delle “cose spirituali”, invece, rispondo a Dio. Ma cosa “appartiene” a Cesare? Appartiene la responsabilità dell’ordine e la pace sociale e di garantire la libertà e la giustizia! E cosa appartiene a Dio? Tutto! Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio… Io sono il Signore, non ce n’è altri!” (vedi prima lettura, Isaia 45,1.4-6). Ogni autorità dovrà rispondere davanti a Dio del bene dell’uomo che le è stato affidato: “Ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca” (ancora dalla I lettura). Ecco perché il cristiano non potrà mai abdicare al suo libero arbitrio, al rispetto della sua coscienza alla sua capacità critica. “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini” (Atti degli Apostoli 5,29).

Una domanda che tutti dovremmo porci è questa: a chi appartengo io? Ad una famiglia, una professione, un gruppo sociale, un popolo, una nazione? Sicuramente! Ma Gesù ci ricorda la nostra appartenenza fondamentale: Tu appartieni a Dio!

3. Il denaro di Cesare e la moneta di Gesù

Il denaro di Cesare portava la sua immagine come segno della sua proprietà. L’uomo creato “a immagine e somiglianza di Dio” (Genesi 1,26-27), porta nel suo spirito l’impronta della sua appartenenza al Signore. Ecco, quindi, la rivendicazione di Gesù: “Rendete a Dio quello che è di Dio!”

Permettetemi un’immagine azzardata. Il denaro dell’imposta a Cesare mi porta a pensare a quella moneta che Pietro, per indicazione di Gesù, estrae dalla bocca del pesce per pagare il tributo per il Tempio (Matteo 17,24-27). Una sola moneta per Gesù e per Pietro, entrambi associati in quella moneta. Quale immagine simbolica portava quella moneta? L’immagine di Cristo sul dritto della moneta e quella di Pietro sul suo rovescio! Quella di Cristo davanti, quella mia o tua nel suo verso. Due facce della stessa moneta! Ognuno di noi appartiene a Cristo e Cristo appartiene a ciascuno di noi! “Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio!” (1Corinzi 3,22-23).

Per la riflessione personale

Vi invito a leggere il bello e stimolante messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale.
Vedi: https://comboni2000.org/2023/10/19/giornata-missionaria-mondiale-2023-ripartiamo-con-cuori-ardenti-occhi-aperti-piedi-in-cammino/

P. Manuel João Pereira, comboniano
Castel d’Azzano (Verona) 20 ottobre 2023