P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno A – 24a Domenica del Tempo Ordinario
Matteo 18,21-35: Quante volte dovrò perdonare?

Oggi concludiamo il quarto discorso di Gesù, che raccoglie gli insegnamenti del Signore sulla vita comunitaria. Il brano evangelico è la continuazione di quello di domenica scorsa sulla correzione fraterna. In questo contesto, Pietro domanda a Gesù: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. Pietro avanza una cifra generosa, sette, numero di pienezza. Egli sapeva sicuramente che i rabbini parlavano di tre o al massimo quattro volte, ma aveva ben in mente l’insistenza di Gesù sul perdono. Infatti, nell’insegnare loro il Padre-Nostro, l’unica petizione che aveva commentato era proprio quella del perdono: “Se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Matteo 6,15). Poi, in un contesto simile, Gesù avrebbe affermato: “E se [tuo fratello] commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai”. La questione del perdono ad oltranza era un’idea-fissa di Gesù!

Alla domanda di Pietro Gesù risponde in modo sorprendente: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette!”. In questi casi, i numeri biblici non si riferiscono alla quantità ma alla “qualità”. 7 x 10 x 7, cioè la “perfezione” del 7 moltiplicata per la “totalità” del 10. Proprio agli antipodi di Lamec, discendente di Caino, che si vantava di vendicarsi settantasette volte (Genesi 4,24). O si è figli di Dio o figli di Caino!

La questione sembrerebbe chiusa, ma Gesù aggiunge la parabola del Re misericordioso che condona un debito di diecimila talenti, una somma astronomica di parecchi miliardi, ad un servo, che poi si mostra spietato verso un suo compagno che gli doveva 100 denari, il corrispondente di cento giornate lavorative. Quando il suo padrone viene a saperlo va su tutte le furie e gli annulla il condono! Ebbene, la conclusione di Gesù è, ancora una volta, sorprendente: “Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”!

1. Il perdono è una decisione… in cammino!

Tutti siamo ben coscienti di quanto sia difficile perdonare. Il perdono non è mai una cosa spontanea. Spontanea è la rabbia e la voglia di rendere pan per focaccia. Dice l’adagio: “Alla prima si perdona, alla seconda si condona, alla terza si bastona”! Alcuni ritengono, addirittura, che il perdono sia una debolezza. Chi perdona è un debole, è un incapace di far valere i propri diritti; la bontà è incapacità di ribellarsi; la pazienza è codardia; il perdono è incapacità di vendicarsi”, ha detto Nietzsche.

“Perdonare” proviene dal latino ed è il rafforzativo di “donare”, donare per intero, ma non è mai un dono “gratuito”, talvolta costa sangue e lacrime a chi lo offre. Anche il perdono di Dio è “una grazia a caro prezzo” (Bonhoeffer) perché è costato il sangue di Cristo. Per questo, il perdono è frutto di una decisione corroborata dalla grazia. E non è una decisione fatta una volta per sempre. Bisogna rinnovarla ogni qualvolta che la memoria riporta il ricordo dell’offesa alla mente e la sofferenza al cuore. Il perdono si consolida progressivamente, prima di diventare definitivo. Il perdono avviene camminando sulla via del perdono!

Tanti cristiani, purtroppo, ascolteranno questa parola con il rancore nel cuore verso qualcuno, forse da anni, decisi a non perdonare un torto subito. E l’ascolteranno senza sentirsi minimamente scalfiti. “Sì, sì – si dicono – una cosa bella, ma irreale; la realtà è tutta un’altra cosa! E poi quello là me l’ha combinata troppo grossa!”.

2. Ma… quante volte Dio perdona?

La risposta sembra ovvia: sempre! Ma ne siamo davvero convinti? Al tempo di Gesù, alcuni rabbini dicevano che Dio perdona due volte, alla terza castiga! Sebbene l’Antico Testamento ci parli continuamente dell’amore di Dio, come il salmo responsoriale di oggi: “Il Signore è buono e grande nell’amore” (Salmo 102), ci sono pure dei passi che sembrano contraddirlo: “Un Dio geloso e vendicatore è il Signore, vendicatore è il Signore, pieno di collera. Il Signore si vendica degli avversari e serba rancore verso i nemici.” (Profeta Naum 1,2). Il popolo di Dio si è aperto molto lentamente alla rivelazione dell’amore di Dio. Gesù ci ha rivelato definitivamente che Dio è Amore ed è Misericordia. Ma anche noi siamo di “dura cervice” come il popolo di Israele e concepiamo Dio “a nostra immagine e somiglianza”: non un Dio Giusto, ma giustiziere! non un Padre, ma un padrone! non da amare, ma da temere e da “tenere buono”!

Ma allora, perché Gesù sembra quasi minacciarci nella conclusione della parabola: “Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”? È un modo di enfatizzare il suo insegnamento, ma la verità è che il perdono di Dio non è… automatico! Richiede la ricettività. E la nostra capacità di ricevere il perdono di Dio corrisponde alla nostra disponibilità ad offrirlo ai fratelli. Il non perdonare è come una coltre di plastica che ci copre e impedisce all’acqua del perdono divino di lavarci!

3. E quante volte hai tu perdonato Dio?

La domanda può far sorridere. Ma credo che tutti conosciamo qualcuno che ha abbandonato la fede arrabbiato con Dio perché non ha ascoltato una preghiera in un momento di angoscia, per avere “permesso” una disgrazia, per un lutto tragico… Per non parlare poi di guerre, di sofferenze, di ingiustizie che dilagano nel mondo… Mi azzarderei a dire che tutti abbiamo qualcosa da “perdonare” a Dio, solo che non abbiamo il coraggio di confessarlo e l’abbiamo sotterrato nell’inconscio profondo del nostro cuore. Credo che ogni volta che usciamo dalla confessione dovremmo alzare gli occhi al cielo, tracciare una grande croce e dire: “Signore anche tu l’hai fatta grossa: dov’eri quando mi capitò questo e quell’altro? Ma anch’io ti perdono perché ti voglio bene”.

4. E quante volte hai perdonato te stesso?

Spesso facciamo fatica a perdonare perché non siamo in pace con noi stessi. Non ci siamo perdonati un fallimento, l’umiliazione di una debolezza, qualche guaio che abbiamo combinato… Non basta che Dio ci perdoni, né essere perdonati da chi abbiamo ferito. Bisogna chiedere la grazia di perdonare noi stessi e di auto-assolversi: “Manuel João, io ti assolvo dei pasticci che hai combinato. Va’ in pace!”

P. Manuel João Pereira, comboniano
Castel d’Azzano (Verona) 15 settembre 2023