P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Tre parabole scandalose!

Anno A – 16a Domenica del Tempo Ordinario
Matteo 13,24-43: le parabole della zizzania, del grano di senape e del lievito

Il regno dei cieli è simile a…”. Il vangelo di questa domenica, dopo la parabola del seminatore di domenica scorsa, ci offre altre tre parabole di rivelazione sul mistero della presenza del Regno di Dio in mezzo a noi (Matteo 13, dal discorso delle parabole). Gesù conclude il suo racconto con l’invito: “Chi ha orecchi, ascolti!”. Che lo Spirito, presente nelle profondità del nostro essere, “Colui che scruta i cuori” e “intercede (per noi) con gemiti inesprimibili” (Romani 8,26-27) ci ottenga orecchi capaci di ascoltare questa Parola che è sì una buona notizia, ma che rischia di urtare la nostra sensibilità e di disattendere le nostre aspettative.

Gesù continua a parlare attraverso la sapienza delle parabole, accessibile a tutti, perché il Regno di Dio non è una cosa astratta racchiusa in concetti filosofici o in formulazioni teologiche, ma una realtà viva, vicina a chiunque abbia “occhi per vedere” e “orecchie per ascoltare”.

1. La parabola del grano e della zizzania: lo scandalo del male!

Un campo, la semina del grano e la brutta sorpresa della zizzania! La zizzania è una pianta simile al frumento, i cui grani nerastri però sono tossici e narcotizzanti. Da notare che il termine zizzania, in ebraico, deriva dalla stessa radice di Satana. Inoltre, il testo parla di “zizzanie”, al plurale, perché sono tante le modalità della presenza del male nel campo del mondo!
Questa brutta sorpresa la conosciamo bene anche noi, nella realtà del mondo, della Chiesa, della famiglia, nella nostra propria esistenza. La nostra prima reazione è questionare il Padrone: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?” Non sei tu il Creatore di un mondo bello e buono, da dove viene il male? Dio è quasi sempre il primo imputato nelle nostre lamentele.

La nostra seconda reazione: Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. Vogliamo un campo pulito da ogni erbacea e gramigna! Ma risposta del Padrone è sconcertante: “No, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura”. Ma come?! Non dice il profeta che “il tuo popolo sarà tutto di giusti(Isaia 60,21)?! Non ha detto Giovanni che la scure era già pronta alla radice dell’albero e che il messia veniva a battezzare con il fuoco, a raccogliere il frumento e a bruciare la paglia con un fuoco inestinguibile?! (Matteo 3,10-12). E allora gli apostoli chiedono delle spiegazioni sulla parabola, non perché non l’abbiano capita, ma perché non sono affatto d’accordo. E non siamo d’accordo nemmeno noi!

Il nostro sogno, in un certo qual modo, è quello del profeta Elia e di Giovanni Battista: incenerire subito la zizzania e la pula. Anzi, ci vorrebbe un altro diluvio universale! Ma siamo sicuri che saremmo tra gli otto eletti rifugiati nell’arca di Noè? Solo Dio conosce i suoi, dice Sant’Agostino. In realtà, Dio non può estirpare il malvagio perché esso è insediato nel cuore del buono: il bene e il male convivono dentro ciascuno di noi.

I “zeloti” non sono mai mancati nella storia della Chiesa. Quanti “anathema sit” hanno fatto di ogni erba un fascio, con conseguenze drammatiche! Ecco perché Dio richiama a sé il ruolo del Giudice. Il giudizio di Dio giustifica e salva, il nostro condanna e uccide!

2. La parabola del grano di senape: lo scandalo della piccolezza!

Subito dopo Gesù aggiunge un’altra parabola: Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, … il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero…”. La senapa nera palestinese, da cui si ottiene una mostarda molto saporita, da arbusto può diventare un vero albero, fino a raggiungere tre o quattro metri di altezza, specie nella zona del lago di Tiberiade. Con il contrasto tra “il più piccolo di tutti i semi” e “la più grande delle piante dell’orto” Gesù vuole sottolineare lo straordinario sviluppo del Regno di Dio.

C’è qualcosa di insolito, però, in questo paragone. In primo luogo, la senape è una pianta infestante: i suoi semi microscopici, trasportati dal vento, arrivano dappertutto. Inoltre, nella Bibbia non troviamo mai un riferimento alla senape, ma solo in questa parabola e nel detto di Gesù sulla fede (Matteo 17,20). Infine, forse Gesù fa un riferimento indiretto alla profezia di Ezechiele 17,22-23: Dio che prende un ramoscello di cedro e lo pianta su un monte alto d’Israele e diventa un cedro magnifico, sotto il quale vengono dimorare tutti i popoli (gli uccelli). La piccolezza della senape, però, non può soddisfare le aspettative dei suoi ascoltatori, di un regno messianico ben visibile e imponente. Questa piccolezza scandalizza anche noi che vorremmo dei segni più eclatanti della presenza di Dio.

3. La parabola del lievito: lo scandalo della discrezione!

Disse loro un’altra parabola: Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata”.

Tre misure di farina, cioè 40 chili, una quantità enorme, capace di sfamare centinaia di persone, fermentata tuttavia da un po’ di lievito, che agisce e sparisce dentro la pasta! Il Regno, nascosto nella storia, sta levitando il mondo! Una presenza discreta, umile, delicata, misteriosa… che contrasta con la nostra voglia di appariscenza, di vistosità, di essere riconosciuti, di contare nello spazio pubblico! Il Regno, al contrario, non fa rumore! Questo è Dio! Questo è l’amore!

Per la nostra riflessione settimanale

Sono davvero riconciliato con un “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore” (Salmo 85), che “fa piovere sui buoni e sui cattivi” (Matteo 5,45)?

Sono disposto ad incarnare la pazienza di Dio, ad amare la sua piccolezza e ad accettare la sua presenza umile nella mia vita e di quelli che mi stanno accanto, così come nella realtà del mondo e della Chiesa?

P. Manuel João Pereira, comboniano
Castel d’Azzano (Verona) 21 luglio 2023