Festa di san Daniele Comboni
Comunità Missionari Comboniani – Venegono Superiore
11 ottobre 2021
Omelia dell’arcivescovo di Milano
Mario Delpini

Che cos’è questa esagerazione?

1. Che cos’è questa esagerazione di Gesù? (cfr Gv 10,11-16).

Che cos’è questa esagerazione di Gesù, che si identifica con il pastore imprudente e sconsiderato che invece di mettersi in salvo, si sacrifica perché le sue pecore abbiamo salva la vita (perché?, per chi?)?
Che cos’è questa esagerazione di Gesù che non si preoccupa solo delle pecore che stanno dentro l’ovile, ma anche di quelle che stanno altrove, quelle che stanno fuori, quelle di cui nessuno si cura?

2. Che cos’è questa esagerazione di Paolo? (cfr Gal 6,14-18).

Che cos’è questa esagerazione di Paolo che contesta così radicalmente la pratica delle religione tradizionale, che sembra non valorizzare per nulla la cultura locale, che sembra non rispettare per nulla le consuetudini e le loro motivazioni?
Che cos’è questa esagerazione di Paolo che si vanta dell’obbrobrio, che non interpreta la morte vergognosa come frutto di un risentimento incontrollato, di cui l’umanità deve vergognarsi, ma interpreta la croce addirittura come un motivo di vanto e l’essere crocifisso come una liberazione?

3. Che cos’è questa esagerazione di Daniele Comboni che lancia il grido “O Nigrizia o morte!”?

Che cos’è questa esagerazione di Comboni che si imbarca per viaggi temerari, che si espone imprudente a malattie sconosciute e incontrollabili, che fa di popoli lontani e di culture estranee la ragione della sua vita e delle sue estenuanti fatiche?

4. … ma l’essere nuova creatura (Gal 6,15).

Oltre il limite geografico, oltre il confine delle affinità, oltre il limite della ragionevolezza, oltre il limite del calcolo, oltre il limite della resistenza, oltre … oltre … l’esagerazione è questo “uscire dal seminato” per una missione che non si può rinchiudere nei limiti di una cultura, di una tradizione, di una comodità, di una ideologia. Oltre … oltre …
Ma questo esagerare non è insensato, piuttosto si rivela come un guadagno e un compimento. Paolo rivela quello che conta: non è la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. Dunque questa esagerazione è la logica del parto: il travaglio genera la nuova creatura, la nuova creazione. La missione di Gesù alla quale partecipa la missione di Paolo e la missione di San Daniele si compie nel generare una nuova umanità, una nuova società. I missionari non sono dunque mossi da una ricerca di imprese eroiche, non sono ispirati da una ideologia arrabbiata, non sono attrezzati per una benevolenza assistenzialistica. Sono mandati per diventare e generare uomini e donne che siano una nuova creatura.

La nuova creatura ha come principio e modello ispiratore la vita e lo stile di Gesù il nuovo Adamo. Nascono e rinascono così persone predisposte all’esagerazione di Gesù, quella di dare la vita per la gente che amano, anche se la gente che amano non apprezzano, non sanno, non capiscono. I missionari, come in genere i cristiani, sono testimonianza di questo interpretare la vita come un dono ricevuto che diventa un dono da offrire. Praticano lo stile di chi non chiede sacrifici agli altri, ma offre se stesso in sacrificio. Intendono la via della croce come la via che porta alla gloria e non come l’obbrobrio di cui vergognarsi, fino a vantarsi della croce di Cristo. Spesso sono sconfitti e umiliati, ma non umiliano nessuno. Non possono ricambiare il male con il male, ma hanno solo il bene da dare in cambio. Le pagine dei libri di storia non parlano dei vinti, degli sconfitti, dei martiri. Ma i martiri sanno che i loro nomi sono scritti nel libro della vita e perciò talora persino cantano, mentre vanno a morire. Diciamo la verità: sono esagerati!

La nuova creatura scrive una storia nuova, dà principio a un nuovo modo di vivere insieme, abbatte i muri, perché entrino nell’ovile del buon Pastore anche quelli che sono fuori, guarda con rispetto e attenzione ogni popolo e ogni cultura. La nuova creazione rende possibile che la Nigrizia sia il nome di una civiltà nuova, di una Chiesa nuova, di una lingua nuova per dire il Vangelo. Inizia una nuova creazione quando lo Spirito di Dio consacra con l’unzione popoli nuovi che ricevono il mandato di portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà agli schiavi. L’annuncio del Vangelo che chiede sempre a tutti conversione è principio per chi lo accoglie di un vivere secondo il Vangelo che proclama le parole esagerate: beati i poveri… beati i miti … beati i perseguitati … La nuova umanità prende la forma dell’uomo nuovo, Gesù.