“Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (Marco 9,50)
Un granello di sale quotidiano per dare sapore alla tua giornata.
La Sua presenza è presente nella mia stessa presenza. Se io sono, allora Egli «è». E nel conoscere che sono, se penetro nelle profondità della mia stessa esistenza e della mia realtà attuale, quel «sono» indefinibile che costituisce la mia essenza nelle sue più profonde radici, allora attraverso questo centro profondo, passo nell’infinito «Io sono» che è il vero nome dell’Onnipotente.
La conoscenza che ho di me stesso nel silenzio (non riflettendo su di me, ma penetrando nel mistero del mio essere che sorpassa parole e concetti perché è del tutto particolare) sfocia nel silenzio e nella «soggettività» dell’essere stesso di Dio.
La grazia di Cristo mi identifica con la «Parola inculcata» (insitum verbum) che è Cristo vivente in me. Vivit in me Christus. L’identificazione attuata dall’amore conduce alla conoscenza, al riconoscimento, intimo e oscuro, ma rivestito di una inesprimibile certezza, nota solo nella contemplazione.
Quando «conosciamo» (nella oscura certezza della fede illuminata da una comprensione spirituale) che siamo figli di Dio nel suo unico Figlio, allora sperimentiamo qualche cosa del grande mistero del nostro essere in Dio e dell’essere Dio in noi. Perché afferriamo, senza sapere come, la terribile e mirabile verità che Dio, chinandosi sull’abisso del suo inesauribile essere, ci ha tratto fuori da se stesso, ci ha rivestito della luce della sua Verità, ci ha purificato nel fuoco del suo amore, ci ha fatto, per la potenza della Croce, una cosa sola con il suo Figlio Unigenito. «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gen 1,26); «Dal mio seno ti generai prima dell’aurora.» (Sal 109,3).
testo
da “Pensieri nella solitudine” di Thomas Merton (1915-1968),
trappista americano, maestro spirituale molto stimato,
ritenuto tra i più grandi scrittori spirituali del XX secolo.