Lunedì della V settimana di Pasqua
At 14,5-18 Sal 115 Gv 14,21-26: Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Commento
M.D. Semeraro
Al cuore del tempo pasquale il tono diventa sempre più intimo. La Liturgia ci fa riprendere i testi dell’ultimo dialogo del Signore Gesù con i suoi discepoli, che ha tutto il tono di una protesta d’amore nell’imminente esperienza dell’abbandono, del rinnegamento e del tradimento. Proprio nel momento in cui l’intimità e il calore del gruppo dei discepoli sta per essere profondamente ferita, la consapevolezza di ciò che sta per accadere, invece di far sprofondare il cuore di Cristo nell’amarezza, si fa più forte la tenerezza. Quando tutto quello che si è costruito giorno dopo giorno in termini di fiducia e complicità discepolare sta per crollare, il Signore ribadisce l’amore:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).
Non c’è nulla che possa interrompere il flusso dell’amore come rivelazione del modo proprio di essere di Dio riconosciuto, invocato e indicato come «Padre». Ciascuno a partire dal suo vissuto concreto è chiamato a lasciarsi accogliere nell’intimità di quella vita divina che diventa sorgente di uno stile di umanità riconoscibile e affidabile. In tal modo persino la sofferenza della separazione, del malinteso e del tradimento diventano solchi di possibile crescita in consapevolezza e responsabilità.
Per questo la passione che Gesù assume su di sé, con i sentimenti del Servo del Signore profetizzato da Isaia, manifesta al mondo che il Figlio è maestro nell’amare anche quando l’amore è calpestato. La promessa rimane invariata, anzi è radicalmente confermata:
«Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21).
È come se il Signore, alla vigilia della sua passione, volesse piantare nel cuore dei discepoli quel seme di fiducia radicale in Dio che permetterà di ritrovare pure la fiducia tra di loro dopo la consumazione della Pasqua. Ciò che sta per avvenire renderà i discepoli più consapevoli del mistero di Gesù e della sua rivelazione di un volto di Dio che rifonda il nostro modo di sentirci umani…
Il fatto che la vita divina sia ormai a «dimora» dentro il cuore di ciascuno permette di sentirci tutti a casa senza sognare nessun altro luogo di felicità e di salvezza se non quello delle nostre relazioni, segnate da una fraternità finalmente ritrovata «per la letizia dei vostri cuori» (14,17).
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di Paolo Curtaz
Gesù pone un’unica condizione per entrare in comunione con il discepolo: che questi sia disposto ad amare e a farsi amare. Fin qui tutto bene, penserete voi. È vero. Ma, troppo spesso, il sentimento dell’amore è quanto di più vago possiamo immaginare. Oggi l’amore e, in particolare, l’innamoramento, è al centro della nostra attenzione; quasi sempre, però, decliniamo l’amore solo nella sua componente emotiva. Gesù è categorico: l’amore si dimostra nell’osservanza dei precetti. Il comandamento, nel Vangelo, diventa la forma dell’amore, l’esplicitazione del sentimento. Se un amico dice di essermi molto legato e di volermi bene e mi telefona solo due volte all’anno, ho ragione di dubitare della sua amicizia! Se amiamo veramente Dio, se da lui ci sentiamo amati, allora concretizziamo questo amore coltivando la nostra vita spirituale. So per esperienza che questo compito è impegnativo e, a volte, non sappiamo bene come muoverci. Gesù stesso ci offre una soluzione: il dono dello spirito Santo che ci permette attraverso la preghiera e la meditazione di capire cosa e come fare per restare fedeli al Signore.
Meditazione di Papa Francesco
“Lo Spirito ci insegna ogni cosa, ci introduce nel mistero, ci fa ricordare e discernere”
Il passo del Vangelo di oggi è [tratto dal] congedo di Gesù alla Cena (cfr Gv 14,21-26). Il Signore finisce con questi versetti: «Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (vv. 25-26). È la promessa dello Spirito Santo; lo Spirito Santo che abita con noi e che il Padre e il Figlio inviano. “Il Padre invierà nel mio nome”, disse Gesù, per accompagnarci nella vita. E lo chiamano Paràclito. Questo è il compito dello Spirito Santo. In greco, il Paràclito è colui che sostiene, che accompagna per non cadere, che ti mantiene fermo, che è vicino a te per sostenerti. E il Signore ci ha promesso questo sostegno, che è Dio come Lui: è lo Spirito Santo. Cosa fa lo Spirito Santo in noi? Il Signore lo dice: «Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (v. 26). Insegnare e ricordare. Questo è il compito dello Spirito Santo.
Ci insegna: ci insegna il mistero della fede, ci insegna a entrare nel mistero, a capire un po’ più il mistero. Ci insegna la dottrina di Gesù e ci insegna come sviluppare la nostra fede senza sbagliare, perché la dottrina cresce, ma sempre nella stessa direzione: cresce nella comprensione. E lo Spirito ci aiuta a crescere nella comprensione della fede, a comprenderla di più, a comprendere quello che dice la fede. La fede non è una cosa statica; la dottrina non è una cosa statica, cresce. Cresce come crescono gli alberi, sempre gli stessi, ma più grandi, con frutto, ma sempre lo stesso, nella stessa direzione. E lo Spirito Santo evita che la dottrina sbagli, evita che rimanga ferma lì, senza crescere in noi. Ci insegnerà le cose che Gesù ci ha insegnato, svilupperà in noi la comprensione di quello che Gesù ci ha insegnato, farà crescere in noi, fino alla maturità, la dottrina del Signore.
E un’altra cosa che dice Gesù che fa lo Spirito Santo è ricordare: «Ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (v. 26). Lo Spirito Santo è come la memoria, ci sveglia: “Ricordati di quello, ricordati dell’altro…”. Ci mantiene svegli, sempre svegli nelle cose del Signore e ci fa ricordare anche la nostra vita: “Pensa a quel momento, pensa a quando hai incontrato il Signore, pensa a quando hai lasciato il Signore”.
Una volta ho sentito dire che una persona pregava davanti al Signore così: “Signore, io sono lo stesso che da bambino, da ragazzo, avevo questi sogni. Poi, sono andato per cammini sbagliati. Adesso tu mi hai chiamato”. Io sono lo stesso: questa è la memoria dello Spirito Santo nella propria vita. Ti porta alla memoria della salvezza, alla memoria di quello che ha insegnato Gesù, ma anche alla memoria della propria vita. E questo mi ha fatto pensare – questo che diceva quel signore – a un bel modo di pregare, guardare il Signore: “Sono lo stesso. Ho camminato tanto, ho sbagliato tanto, ma sono lo stesso e tu mi ami”. La memoria del cammino della vita.
E in questa memoria, lo Spirito Santo ci guida; ci guida per discernere, per discernere cosa devo fare adesso, qual è la strada giusta e qual è quella sbagliata, anche nelle piccole decisioni. Se noi chiediamo la luce allo Spirito Santo, Lui ci aiuterà a discernere per prendere le vere decisioni, le piccole di ogni giorno e le più grandi. È quello che ci accompagna, ci sostiene nel discernimento.
Dunque, lo Spirito che insegna: ci insegnerà ogni cosa, cioè fa crescere la fede, ci introduce nel mistero; lo Spirito che ci ricorda: ci ricorda la fede, ci ricorda la nostra vita; e lo Spirito che in questo insegnamento e in questo ricordo ci insegna a discernere le decisioni che dobbiamo prendere. E a questo i Vangeli danno un nome, allo Spirito Santo – sì, Paràclito, perché ti sostiene, ma un altro nome più bello – : è il Dono di Dio. Lo Spirito è il Dono di Dio. Lo Spirito è proprio il Dono. Non vi lascerò soli, vi invierò un Paràclito che vi sosterrà e vi aiuterà ad andare avanti, a ricordare, a discernere e a crescere. Il Dono di Dio è lo Spirito Santo.
Che il Signore ci aiuti a custodire questo Dono che Lui ci ha dato nel Battesimo e che tutti noi abbiamo dentro.
Lunedì, 11 maggio 2020