Fede e Spiritualità
Ogni volta che leggiamo un testo, in noi, avviene un concepimento di parola, fino a quando, pezzo dopo pezzo, non appare il Cristo totale. La Parola di Dio ci forma, è il Digitus Dei, il Dito di Dio.
Penso sia interessante proporre un testo che viene letto con molta frequenza ma a cui, purtroppo, non prestiamo la dovuta attenzione; d’altronde, una parola, più è usata, più è logora e ha meno significato.1 Il testo di cui si parla è Lc 1,26 +; è un brano sintetico, posto all’inizio del Vangelo di Luca, che mostra cosa avviene ogni volta che leggiamo il Vangelo. Avviene ciò che è accaduto a Maria. Inoltre, rappresenta il metodo con cui fare la lettura, la lectio.
Maria è considerata la figlia di Sion, la nuova Eva, la madre della Chiesa. I figli, allora, cosa hanno in comune con la madre? Il semplice fatto che sono uguali. In Maria, dunque, è dato il prototipo del credente e, di conseguenza, il rapporto che ha Maria con la Parola, è il rapporto che ciascuno di noi ha con il Verbo; la conoscenza che ha avuto lei con il Figlio (concepirlo, generarlo, toccarlo, …) è l’esperienza di Dio che anche noi dobbiamo fare; è un’esperienza tattile, è un Dio affidato nelle nostre mani: prendete questo è il mio corpo. Anche noi, come Maria, concepiamo Dio: le tenebre concepiscono Dio. Ma se le tenebre concepiscono Dio, cosa accade? Accade che non esistono più le tenebre. Il Verbo è concepito e accolto dal nostro peccato. Si può, infatti, cogliere la salvezza solo se si capisce che Cristo è morto per i peccatori, dei quali il primo sono io. Non è l’apice della mia bravura che raggiunge Dio ma è ciò che sono; questa è la fantasia di Dio: (…) laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. (Rm 5,20)
Tornando a Maria, essa rappresenta il primo uomo che dice sì alla Parola di Dio: questa nuova Eva, è anche il nuovo Adamo, l’uomo nuovo. Nel Natale, Maria mette al mondo Gesù, lo adagia nella mangiatoia (che tra l’altro richiama la stanza superiore), lo tiene in braccio e, quando arrivano i pastori, ascolta ciò che le dicono. Anche Maria comprende l’opera di Dio attraverso l’annuncio dei pastori che, a loro volta, lo hanno ricevuto dagli angeli. Maria capisce cosa le sta accadendo proprio attraverso la Parola.
Lc 2,19 dice che Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore; Maria è madre perché custodisce tutte le parole nel cuore e le mette insieme.2 Capita anche a lei, come a noi (grazie a Dio), di non capire, a volte, la Parola. Pensiamo all’episodio in cui Gesù si perde per tre giorni a Gerusalemme; Maria non capisce le parole del figlio quando le dice che deve occuparsi delle cose del Padre suo. Al contrario di Maria, noi, in genere buttiamo tutto ciò che non comprendiamo.
In Lc 1,45, Elisabetta dice a Maria Beata te, che hai creduto! La beatitudine di Maria è aver creduto, aver detto Amen alla Parola del Signore, averla conservata nel cuore, averla confrontata l’una con l’altra, anche quando non le comprendeva. La sua maternità, più che nel ventre, risiede nell’orecchio: la fede è l’ascolto. Infatti, quando dicono a Gesù che la madre e i fratelli sono fuori che lo aspettano, egli risponde: mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica. L’ascolto della Parola ci rende madre di Cristo. Ancora in Lc 11,27, una donna dice a Gesù “beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”3; Gesù le risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!”.
È chiaro, allora, che Maria è presentata, dall’evangelista Luca, come il credente che frequenta la Parola e gli dà corpo.
Ogni volta che leggiamo un testo, in noi, avviene un concepimento di parola, fino a quando, pezzo dopo pezzo, non appare il Cristo totale. La Parola di Dio ci forma, è il Digitus Dei, il Dito di Dio.
Nel sesto mese fu inviato (apestale = apostello = invio, apostolo) l’angelo Gabriele da Dio, ad una città della Galilea, il cui nome è Nàzaret, ad una vergine, fidanzata ad un uomo il cui nome è Giuseppe, della casa di Davide, e il nome della vergine Maria. Entrato davanti a lei disse “Gioisci o piena di grazia (caris), il Signore è con te”. Essa, su questa parola, fu turbata assai e si chiedeva cosa mai significasse questo saluto. L’angelo disse a lei: “Non temere, Maria, infatti trovasti grazia (caris) presso Dio. Ecco concepirai nel ventre, genererai un figlio, lo chiamerai col nome di Gesù. Costui sarà grande, il Figlio dell’Altissimo sarà chiamato e gli darà il Signore Dio, il trono di Davide, suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli e del suo regno non sarà fine”. Ora Maria disse all’angelo: “come sarà questo, poiché non conosco uomo”. E rispondendo l’angelo le disse: “Spirito Santo scenderà su di te e potenza dell’Altissimo ti adombrerà. Perciò ciò che nascerà da te, Santo sarà chiamato, Figlio di Dio. ecco, Elisabetta, tua cugina, anche lei ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei, chiamata sterile, poiché non è impossibile presso Dio nessuna parola”. Ora disse Maria: “ecco la schiava del Signore, avvenga a me la tua parola”. E se ne andò da lei l’angelo.
In questo brano sono riscontrabili coordinate di tempo, spazio e mezzo.
Coordinate di Tempo
“Nel sesto mese”. Nel sesto giorno avviene la creazione dell’uomo ed è il numero dell’incompletezza; inoltre è il sesto mese della concezione del Battista. Quando si verifica, allora, la Parola che ci chiama alla completezza? Questa parola cade sempre nel sesto mese, nel sesto giorno: accade nell’incompletezza della storia. Alla completezza, però, passiamo effettivamente nel settimo giorno, attraverso il nostro sì. È chiaro, allora, che siamo sempre nell’incompletezza, siamo sempre nel sesto giorno, fin quando arriva una parola che, qualora riscontri il nostro amen, ci permetta di passa re al settimo giorno, alla completezza. Il mio sì a Dio, è storia completa che, a sua volta, diverrà un’altra storia, fino a che non giungerò all’ultimo sì, rappresentato dal dono totale al Padre.
Qual è il tempo in cui arriva questa Parola? Non è quando ci saranno circostanze migliori, o altro, ma è ora; il tempo incompleto in cui mi trovo, pieno di contraddizioni, divisioni, il tempo in cui non si vede alla luce nulla che faccia pensare ad un uomo, che sembra, invece, un aborto: questo sesto mese, è tempo del mio sì, del mio passaggio al settimo giorno. È come dire che l’ascolto della Parola mi trasferisce nel riposo di Dio; devo affrettarmi ad entrare, nel mio oggi. Ascoltate oggi la sua voce: non indurite il cuore (…).
Coordinate di Spazio
Il luogo non è Gerusalemme, o altri, ma è Nàzaret di Galilea; cosa può uscire di buono da Nàzaret? Il luogo è quello della paganità, della non bontà, dell’insignificanza. Allora, se il tempo, in cui deve incarnarsi la Parola, è ora, il luogo è qui, è in questo mondo, non in uno migliore.
Coordinate di Mezzo
“Fu inviato”. Il mezzo è un angelo; la parola angelo sta a significare colui che annuncia, apostolo. Il nome dell’angelo è Gabriel che vuol dire potenza di Dio.
Dio comunica con noi attraverso la parola, come ogni comunicazione umana; la parola è il mezzo più debole, poiché non fa niente ma, nello stesso tempo, è il mezzo più forte perché, attraverso di essa, è possibile comunicare il proprio essere. È incredibile pensare che una parola, per quanto debole, diventi potenza di Dio (Gabriel), che rispetta la libertà dell’uomo, si espone anche al rifiuto.
A chi si rivolge questa parola? Ad una vergine. Prima di questo episodio, Luca narra di una vecchia coppia sterile. L’uomo è sterile davanti al suo futuro4, non può produrlo, può solo accoglierlo; l’altro non può essere creato da me, lo posso solo accogliere. Non si tratta di fare Dio ma di accoglierlo; non devo fare la mia vita bensì accoglierla. La verginità di Maria è pura accoglienza del Figlio e, ad essa, si contrappone la sterilità di chi voleva fare e non riusciva a fare.
Altra importante figura è quella di Giuseppe (Dio possa aggiungere), il quale deve accogliere Maria, cioè la Chiesa.
(…) Entrato davanti a lei (…); l’angelo entra, ossia viene da fuori; la Parola di Dio non può essere inventata da me, non la deduco ma è di un altro ed entra quando vuole. La prima cosa che Gabriel dice a Maria èGioisci! Questa è la prima parola che Dio rivolge ad ogni uomo; il messaggio è Gioisci! Perché Dio mi ha creato? Per gioire. L’uomo è fatto per la pienezza di gioia, anche se poi può sbagliare ad intendere dove questa gioia risieda. Sarebbe interessante vedere se il risultato delle nostre predicazioni, del nostro annuncio, sia sempre Gioisci!
(…) o piena di grazia! Nella traduzione greca appare la parola caire che vuol dire cara, gioia, amore, grazia, bontà, bellezza, è quella costellazione di parole che contengono ciò che è Dio, che è vita: l’amore, la gioia la bellezza, la bontà, il dono, la grazia. Dio è pienezza di questo, e vuol comunicarsi all’uomo. Potremmo anche tradurre in questo modo: il tuo nome è la caris che Dio ha per te, è l’amore, la stima, la gioia che Lui ha per te! Inoltre, nel saluto manca il nome di Maria poiché l’angelo si rivolge a tutta l’umanità, ad ognuno di noi. La Bibbia propone il mio nome in aspetti sempre diversi; ogni brano racconta di un gesto di amore che Dio ha per me, della mia identità: il lebbroso mondato, il cieco che vede, il muto che parla,…; è la scoperta della mia verità e la verità è che Lui mi ama come il Padre ha amato il Figlio (li hai amati come ami me). Ognuno di noi è amato dal Padre con amore infinito come per il Figlio. Questa è la grande rivelazione, il nome nascosto che ci sarà dato.
La Parola, allora, ci svela il nostro nome che è pienezza di gioia, è la caris stessa di Dio. Dio mi dice: gioisci perché sei degno di stima, ti amo. Perché mi stima tanto? (…) mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio. Mi stima perché ama la bellezza, la caris (che ancora non scopro) che è in me, è innamorato di me. Inoltre, la scrittura rivela oltre il mio nome, la mia identità, anche il nome di Dio. Come si chiama Dio? Il Signore è con te! Si definisce con il complemento di compagnia con. Il Signore è consolatore, è l’unico che riempie la mia solitudine.
Così, Maria ad un tale saluto, rimane giustamente turbata. Quando leggo la scrittura è molto importante il turbamento; se non c’è vuol dire che ho capito ben poco, che faccio resistenza. Il turbamento nasce dalla proposta che Dio mi fa, proposta che mi sembra essere eccessiva e viene a rompere quelli che sono i miei equilibri. Il turbamento può essere luogo di crescita o di caduta: comunque mi smuove. S. Ignazio nella nota sei, all’inizio degli esercizi spirituali, dice: “Informarsi se l’altro prova turbamenti, emozioni, perché se non prova niente, molto probabilmente sta dormendo, riposando, ha bisogno di fare qualcos’altro, ha resistenze così grandi che si chiude alla Parola proprio perché è impossibile che, davanti ad essa, l’uomo non senta qualcosa.”.
Maria si chiede il significato delle parole; anche noi facciamo questo tutte le volte che leggiamo il Vangelo. A questo punto l’angelo, interviene (dopo la proposta c’è la spiegazione) dicendo a Maria di non temere. 5 Le dice di non aver paura perché il motivo di quanto le sta accadendo è lo stesso di prima: hai trovato grazia (caris) agli occhi di Dio; “trovare grazia” è un ebraismo che vuol dire “tu piaci a Dio”, “Dio si è innamorato di te e vuol darsi a te”.
Ecco concepirai nel ventre, genererai un figlio, lo chiamerai col nome di Gesù. Costui sarà grande, il Figlio dell’Altissimo sarà chiamato… Dio vuol donarsi a me come mio figlio, vuole prendere carne in me, vuol essere il mio futuro, vuole essere concepito da me. Questo figlio, poi, devo darlo alla luce fino alla sua statura piena, gli devo dare un nome e questo nome è Gesù: Dio salva. Come Maria, posso ascoltare, concepire, generare, entrare in dialogo, dare un nome, dare carne a Dio in questo mondo.
Al “come sarà” di Maria, Gabriele risponde che non sarà la forza dell’uomo che la renderà madre, ma lo Spirito Santo. Il principio nuovo di vita, per cui viviamo la Parola di Dio, non è più la legge, ma l’amore tra il Padre e il Figlio, lo Spirito Santo. Successivamente a Maria viene dato anche un segno: Elisabetta.6
Poiché non è impossibile presso Dio nessuna parola. Dio esegue sempre il suo disegno ed, il suo disegno, è dare futuro a chi non ne ha, essere Lui il futuro del mondo. Il disegno della creazione di sei giorni è che giunga il settimo.
Ecco la schiava del Signore. La parola serva, nella traduzione italiana, è errata. Il servo appartiene al padrone per ciò che riguarda il suo lavoro ma non la per sua persona, invece, lo schiavo, rimette anche la propria persona nelle mani del padrone. Io sono di Dio, come Dio è mio; è una reciproca appartenenza, è la forma più alta di libertà; come Lui si è fatto mio schiavo, così anch’io appartengo a Lui.
Avvenga a me la tua Parola. Ogni volta che leggo un brano, devo chiedere a Dio che si faccia carne in me.
Questo, dunque, è il procedimento della lectio.
Il Vangelo, comunque, non termina così, c’è un altro fatto importante, inaspettato: l’angelo va via, va altrove ad annunciare la stessa cosa.
L’esperienza di Maria, cioè quella di dare corpo al Verbo, è divenuta angelo per tutti gli altri; l’esperienza che vivo, sarà ciò che dirò agli altri. L’annuncio è la verità di ciò che ho sperimentato, visto, conosciuto, toccato, è gioia che devo comunicare anche agli altri. Nasce, allora, il ciclo completo dell’Evangelizzazione: la parola parte, arriva, entra in dialogo con me, come con Maria, al mio sì, ne divento testimone, la trasmetto ad altri e così nasce la Chiesa. Maria è principio della Chiesa proprio per questo! Ognuno di noi, al modo di Maria, può inserirsi in questa catena di trasmissione della vita. In Maria, la Chiesa ha il principio e le radici sante. Cerchiamo di immedesimarci in lei, chiediamo al Signore di fare questa esperienza forte del Cristo, della Parola, perché è da qui che parte la nostra vita cristiana.
1 Il valore dell’informazione di una parola è inversamente proporzionale alla frequenza.
2 Nella traduzione greca appaiono le parole sinterei e simballura. Sinterei = custodire tutte insieme le parole; simballura = combinando insieme.
3 Le viscere simboleggiano l’ascolto; allattare vuol dire custodire la Parola.
4 Il Figlio, infatti, rappresenta il futuro che non si può progettare, creare, ma solo accogliere. Il nostro futuro è Dio che si dona come nostro figlio.
5 È un momento delicato perché la paura potrebbe invadere Maria e indurla a dire di no, infatti, davanti alla proposta del Vangelo, spesso, per paura, l’uomo dice no a Dio.
6 La sterilità dell’Antico Testamento è segno che Dio opera.