Piove di Sacco
27 marzo 2023

Sappiamo bene che il cuore della liturgia è la persona di Gesù, il Figlio di Dio, che ci ha amati e ha dato se stesso per noi. La fede in lui e nella risurrezione alimenta la nostra speranza di raggiungerlo un giorno per essere con lui per sempre. 

Nella liturgia facciamo spazio alla Parola: è la buona notizia che ci illumina e alimenta il desiderio di seguirlo per essere come lui. L’omelia dovrebbe spiegare e attualizzare ciò che abbiamo ascoltato. 

Ma quando un discepoli diventa simile al Maestro, ciò che ha detto e fatto, diventa vangelo vivo: si può parlare anche di lui, senza paura di tradire il Maestro. 

Per questo non mi sembra fuori luogo ricordare in che modo con le parole e la vita P. Neno è stato testimone di Gesù. 

Sabato ho chiesto ai confratelli della comunità di riassumere con una parola o con un aggettivo chi era stato per loro P. Neno. Ecco le risposte: semplicità, serenità, bontà, servizio. Sempre disponibile, sempre impegnato, bonario, spiritoso, franco, equilibrato, buono, libero, sereno,  ilare , altruista, solare, gentile, intelligente, tenero…

Vorrei sottolineare il modo con cui P. Neno ha saputo vivere il tempo in cui declinano le forze con la saggezza dell’uomo di Dio che vuol continuare a donarsi ai fratelli. Prendo lo spunto da tre aggettivi presi in prestito dal canto Panis angelicus: pauper, servus et humilis.

Pauper 

P. Neno ha vissuto tra noi come un povero. Nella sua stanza solo l’essenziale. Povero il suo vestito, poveri i suoi strumenti di lavoro: un vecchio PC portatile, lento, con lo schermo rigato e un vecchio telefonino tradizionale. In più una chiavetta USB perennemente intasata dai troppi files copiati! Quando gli abbiamo proposto uno smartphone lasciato in eredità da un confratello deceduto, lo ha tenuto per un giorno e subito lo ha riconsegnato perché… gli faceva perdere la pace, troppo preziosa per lui. 

Ma quante novità e ricchezze è riuscito a tirare fuori dal vecchio computer: gli articoli, le traduzioni, i libri scritti, le ricerche, le omelie… E’ proprio vero che la vita dell’uomo non dipende dai beni che possiede, ma da ciò che porta nel cuore e nel cervello!

Servus

Venuto da anziano nella “casa di riposo”, in realtà non si è mai riposato. Si è inserito come un novizio generoso nei ritmi della vita comunitaria. Settimanalmente presiedeva l’Eucarestia e con scrupolo e precisione preparava la sua omelia scritta, commentando il vangelo del giorno. Quando la riflessione sul Vangelo è diventata difficile, si è fatto esperto nel presentare il santo del giorno. Cercava nella sua memoria e in Internet le sue informazioni e condivideva il frutto del suo lavoro. 

Con l’arrivo del COVID la comunità fu totalmente scompaginata e per un tempo fu suddivisa in tre blocchi indipendenti e separati: i sani, gli ammalati, i convalescenti guariti. Neno si trovò tra i sani come l’unico capace di animare il gruppo e dirigere la liturgia del giorno. Si diede da fare per favorire la partecipazione di tutti, fece il celebrante e il sagrestano, trasformando la sala da pranzo in cappella, presiedeva, predicava, animava tutti…

Si sa che gli anziani hanno bisogno di essere aiutati anche al momento dei pasti. Per lui rimanere seduto al proprio posto in attesa di essere servito, era un po’ difficile. Eccolo allora affiancare il personale nei lavori più semplici ma essenziali: mettere il pane e il vino sui tavoli, versare l’aranciata a chi la chiedeva, leggere a voce alta il menù del giorno con l’immancabile rima finale: “frutta di stagione e … buona digestione!

Humilis

L’umiltà in primo luogo è sano realismo. Ha riconosciuto e accettato l’arrivo dell’anzianità con i suoi acciacchi e le sue limitazioni. Non ha cercato di aggrapparsi a ruoli di prestigio o ad attività gratificanti, ma ha serenamente accettato di venire nella casa in cui si accolgono i non autosufficienti (lui diceva: autodeficienti!) per continuare da lì a dare il suo contributo.  Umiltà è capacità di riconoscere e accettare la realtà: il bene che viene da Dio e la fragilità dell’uomo peccatore. Ma umiltà è anche non gonfiarsi di orgoglio, non attribuirsi dei diritti, non credersi grandi, ma rimanere se stessi, nella semplicità. Il Fondatore e Direttore di Afriquespoir, autore di tante pubblicazioni accettò di buon grado di continuare a sostenere la rivista correggendo gli articoli degli altri (di cui a volte non condivideva il contenuto…), completando  e arricchendo  su loro richiesta, pubblicazioni che per lui erano già pronte da tempo… Quanti giorni di lavoro, con la testa stanca, la memoria che lo tradiva e il computer che pareva nascondergli regolarmente il documento appena scritto…

Aveva pubblicato in Congo due libri che avevano incontrato un grande successo:      Le  parole della fede e Le parole della gioia. Ha tradotto in italiano il secondo, sperando di pubblicarlo con l’aiuto di qualche amico. Ho l’impressione che finita la traduzione sia arrivato il COVID e il libro si è perso nel suo PC. Magari sarà pubblicato postumo…  

Per i 25 anni della rivista Afriquespoir apparve un articolo che parlava del cammino fatto, dei collaboratori, delle sfide, dei successi della rivista durante un quarto di secolo.  Unico neo: mancava il nome del fondatore e del direttore per tanti anni, il suo. Gli feci notare quello che ritenevo un’ingiustizia e un’ingratitudine… Candidamente mi rispose: “Ma quell’articolo l’ho scritto io…”

L’amore a Piove di Sacco!

Voleva bene al suo paese e desiderava ritornarvi almeno per la festa di S. Martino, occasione per ritrovare i sacerdoti a cui si sentiva molto legato, la famiglia, gli amici. Quante volte, con delicatezza e discrezione mi chiedeva se era possibile andare, farsi accompagnare, per non pesare sulla comunità, approfittando della disponibilità di un altro Piovese, P. Benito Buzzaccarin…

Quante volte raccontava le storie legate alla sua infanzia, al suo papà seminarista e militare ferito,  alla sua vocazione, a quando era chierichetto, a don Ampelio e alle sue trasgressioni nell’usare la bici da uomo invece che quella da donna, la sola permessa ai chierici…

E’ doverosa la nostra gratitudine nei confronti della sua famiglia  che ha donato tre figli al Signore, di cui due missionari comboniani. 

Grazie, P. Neno, per il tanto bene che hai fatto alla chiesa e alla missione. Sei stato il servo buono e fedele. Abbiamo la certezza che al tuo arrivo il Padrone ha lasciato i suoi impegni, si è cinto i fianchi ed è venuto a servirti! Vivi per sempre nella gioia del tuo Signore!

P. Renzo Piazza
Superiore della comunità di Castel d’Azzano