Fede e Spiritualità

Oggi si parla molto più di meditazione che di preghiera, e la meditazione conosce successo mai avuto nei secoli passati, almeno in occidente.

Ormai l’esercizio della meditazione è slegato dalle tradizioni religiose che lo proponevano e lo regolavano, perché è un’operazione che si vuole semplicemente umana, un cammino di conoscenza di sé, di ricerca della pace, una via di guarigione e di benessere. Per questo la pratica attuale ha come soggetti soprattutto persone non appartenenti al cristianesimo, sovente indifferenti alla fede, ma alla ricerca di una vita interiore che aiuti l’edificazione del sé, la relazione con gli altri, l’armonia con la natura.

Nessuna demonizzazione di questi cammini, ma resta necessaria la chiarezza nell’affermare che la meditazione cristiana va oltre ed è altra. In essa, infatti, Dio, il Signore, è riconosciuto come fonte di senso e di salvezza: si sta di fronte a lui e, soprattutto, gli si dà la parola per poterla ascoltare e approfondire attraverso la meditazione. Credo che tutti i metodi e i mezzi proposti per la meditazione possono essere utili e preliminare alla meditazione cristiana, ma questa si nutre di un dono che viene dall’alto, della parola di Dio e del suo Spirito santo, domandato dal credente e donato gratuitamente dal Signore.

Nella meditazione cristiana la mente deve accordarsi a ciò che è proclamato (“mens concordet voci”: Regola di Benedetto 19,7), cioè alle sante Scritture che contengono la parola di Dio. La meditazione cristiana scaturirà dunque sempre dall’ascolto, dalla lettura intelligente e impegnata di una parola accolta, ripetuta, custodita e amata. Essa è sempre interpretazione e impegno personale a comprendere e ad applicare a se stessi ciò che lo Spirito dice al credente e alle chiese (cf. Ap 2,7.11.17.29; 3,6.13.22). Non c’è meditazione cristiana senza dare a Dio la parola, accogliendola con fede, umiltà e povertà di cuore.

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