Fede e Spiritualità

La nostra preghiera sovente è minacciata di non essere cristiana: questo accade quando cerchiamo di pregare parlando a Dio, moltiplicando le parole davanti a lui come fanno i pagani (cf. Mt 6,7), manifestando a Dio le nostre richieste senza neppure pensare o mettere in conto che nella preghiera, come ci è stata insegnata nella Bibbia, la cosa più importante è ascoltare.

Non si può pregare secondo la nostra fede senza ascoltare Dio, mentre ascoltare Dio è pregare perché, anche se non diciamo nulla, è comunque un atto di ricezione, un “amen” detto alla sua parola con gli orecchi del nostro cuore. E l’esperienza mi dice che, se la nostra preghiera conosce fallimenti, è perché pretendiamo di essere noi i suoi protagonisti.

Chi invece inizia la preghiera è in verità il Signore, è Dio che è Parola rivolta a noi, una Parola che innanzitutto manifesta il suo amore per noi: Dio è Parola, l’uomo è in primo luogo ascolto. Ecco perché il grande comandamento di Dio ai credenti è: “Ascolta” (Shema‘: Dt 6,4) e il credente è colui che ascolta e crede perché ha ascoltato. “La fede” – dice l’Apostolo – “nasce dall’ascolto” (Rm 10,17). Prega dunque chi ha “un cuore che ascolta” (leb shomea‘: 1Re 3,9), seconda a richiesta di Salomone: questo è “il dono tra i doni”, l’unico veramente necessario.

Quando desideriamo pregare, dobbiamo dunque predisporci ad ascoltare, nel profondo del nostro cuore, quella Presenza eloquente del Dio che abita in noi. Non è un’operazione facile, perché richiede il silenzio, lo stare in quiete, in disparte, e il cercare di sentire una voce come di silenzio trattenuto, come di brezza silenziosa che ci parla (cf. 1Re 19,12). Come a Elia sull’Oreb, il Signore non ci parla nella voce del tuono, né nel turbamento del terremoto, né nel vento tempestoso (cf. 1Re 19,11-12) ma nel silenzio che va ascoltato come grembo della Parola che Dio vuole indirizzarci. Ascoltare, dunque, quale principio della preghiera cristiana.

https://www.ilblogdienzobianchi.it