Fede e Spiritualità

Sul cammino della preghiera che sempre apre alla comunione con Dio ci sono altri ostacoli: la nostra lontananza da lui, i nostri peccati, le nostre contraddizioni all’amore gratuito che Dio sempre rinnova nei nostri confronti. Metterci davanti a Dio significa avere il coraggio di Pietro che, riconosciuto Gesù e la sua santità, non può fare altro che dirgli: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore!” (Lc 5,8). Sì, il Signore è santo, e di fronte alla sua santità dobbiamo confessare: “Sono una persona dalle labbra impure!” (Is 6,5).

Infatti abbiamo coscienza di quante volte e di come abbiamo mancato di fede, di come, non vivendo la volontà di Dio, non lo abbiamo amato. E il male commesso ci fa fuggire da Dio, ci fa addirittura aver paura di lui, in modo oscuro e non sempre a noi evidente. In molti casi fuggiamo da Dio e ignoriamo la sua presenza proprio a causa di un’indegnità timorosa che abita le nostre profondità, Ma il Signore, che non è un occhio che ci spia, ci chiama: “Dove sei?” (Gen 3,9), non per rimproverarci ma per riannodare il rapporto e permetterci di ricominciare un nuovo cammino.

Con semplicità, se affiorano i nostri peccati, umilmente ma senza ipocrisia né servilismi mettiamoli alla luce del suo volto, avviciniamoli alla sua santità che è contagiosa, distrugge i peccati e sana tutte le ferite: “Davanti a lui acquietiamo il nostro cuore, perché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,19-20). Pregare è esporsi al Signore così come si è. Non prega chi davanti al Signore, come il fariseo al tempio, si ammanta e si vanta del bene che ha fatto (cf. Lc 18,11-12); prega chi, come il pubblicano, osa solo dire: “O Dio, abbi misericordia di me peccatore! (Lc 18,13).

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