A tarda sera del 6 settembre dalla casa generalizia delle Suore missionarie comboniane a Roma arriva un messaggio allarmato: hanno attaccato la comunità di Chipene, in Mozambico.

Li spari li aveva sentiti suor Gabriella Bottani, che era proprio in contatto con sua zia, suor Maria de Coppi, quando gli uomini armati irrompono nella missione.

Alle ore 20.17 l’anziana missionaria aveva inviato un messaggio vocale a sua nipote: «Qui la situazione è molto tesa. Il gruppo Al Shabab ha attaccato venerdì un villaggio della parrocchia. Ieri hanno raggiunto un posto a 15 chilometri. Sono armati e hanno già rapito della gente; dove loro passano fanno strage. Le ragazze del Lar (convitto della scuola) stanno andando tutte a casa. C’è pericolo e la situazione è triste, molto triste. Tutta la gente dorme in foresta. Chi può va ad Alua e nei centri più protetti. Prega per noi: il Signore protegga noi e questo popolo. Buona notte».

Suor Gabriella la richiama e stanno parlando quando i proiettili esplodono. Sono circa le 21.00.

Si saprà più tardi che Suor Maria è colpita alla testa e muore all’istante; suor Angeles López Hernández riesce a scappare, come suor Eleonora Reboldi, rimasta nel dormitorio con le ragazze.

I preti della diocesi di Pordenone-Concordia si nascondono nelle proprie stanze, dove i terroristi non entrano. Sembra che volessero uccidere proprio lei per il suo impegno con la gente.

Suor Maria de Coppi conosceva bene i rischi di “rimanere” insieme al popolo del Mozambico: con esso aveva attraversato la fine della colonizzazione portoghese e la lunga guerra civile,terminata nel 1992. Gli scontri erano ripresi nel 2013, e dal 2017 erano particolarmente violenti nella regione di Capo Delgado, ricca di risorse naturali da poco scoperte.

Suor Maria non ha mai smesso di denunciare le ingiustizie sofferte dalla popolazione mozambicana e ha mantenuto una corrispondenza regolare con la parrocchia di Ramera (Treviso), che celebra la messa di suffragio il 9 settembre alle ore 18.30, proprio quando a Carapira avviene il funerale di suor Maria, che lì sarà sepolta.

La sua testimonianza è molto concreta: missione è condividere in solidarietà il dono della vita.

Combonifem
8 settembre 2022

Mozambico: domani i funerali di suor Maria.
Don Lorenzo: una “madre” per gli ultimi

La comboniana d origini venete uccisa tra il 6 e il 7 settembre da uomini armati, sarà seppellita nel cimitero di Karapira insieme alle sue consorelle e confratelli. La testimonianza di uno dei due missionari scampati all’assalto: amava questa terra e voleva veramente bene alla sua gente. Ora si teme un’emergenza sfollati in tutta le regione a sud di Cabo Delgado

Michele Raviart – Città del Vaticano
8 settembre 2022
http://www.vaticannews.va

Si svolgeranno il 9 settembre i funerali di suor Maria De Coppi, uccisa ieri con un colpo di pistola durante un attacco in cui è stata saccheggiata e data alle fiamme la missione di Chipene in Mozambico. 83 anni, da quasi sessanta nel Paese africano, la suora di orìgini venete sarà seppellita a Karapira, nel cimitero dove sono sepolte tante consorelle e confratelli comboniani, che hanno svolto la loro missione in questa terra ricca e tanto complessa.

L’amore di suor Maria per il popolo Macua

“Maria ha passato una vita in Mozambico ed era innamoratissima sia di Chipene che del popolo Macua e fa specie che proprio lei sia rimasta colpita”, ha ricordato a Vatican News don Lorenzo Barrio, uno dei due sacerdoti fidei donum che è riuscito a sfuggire agli assalitori.  “Ha dato veramente il cuore a questa gente”, ricorda, era affettiva, materna, dialogava e ascoltava e condivideva con la gente. “L’ultima volta che se ne era andata aveva paura di non tornare, perché il suo amore era qui. Voleva veramente bene a questa gente”, aggiunge.

La notte dell’attacco

Don Lorenzo e don Loris Vignandel, l’altro sopravvissuto, dopo aver passato la notte nella missione di Namaca sono ora diretti a Nacala, dove incontreranno il vescovo, monsignor Alberto Vera Arèjula. “Non dimenticheremo mai quella notte e il rumore dei lunghi coltelli che battono sulla porta”, ricorda il sacerdote friulano. “E’ stato un atto dimostrativo e un modo per farci andare via”, ha spiegato don Lorenzo, che ritiene di essere stato risparmiato per scelta dagli aggressori.

Si temono migliaia di sfollati

Il timore è che l’instabilità che da anni sta colpendo la parte più settentrionale del Mozambico, con le milizie jihdadiste che imperversano nella regione Cabo Delgado, ricca di gas e idrocarburi, possa estendersi a sud nella provincia di Nampula. Abbiamo già visto gente che si sta spostando, racconta don Lorenzo, e il timore è che agli 800 mila sfollati di Cabo Delgado possano aggiungersi i 200 mila abitanti del distretto di Memba della provincia di Nampula.