Comboni – MCCJ
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Rivisitando i Capitoli Generali dei Missionari Comboniani (1)
I primi tre Capitoli: 1899, 1909, 1919
Da notare che i primi Capitoli furono piuttosto corti, molto veniva lasciato ai Consigli Generali, quindi i loro verbali erano molto brevi. Il Bollettino Ufficiale, iniziato nel 1927, ci fornisce parecchio materiale prezioso. Col Capitolo del 1947 incominciarono le Commissioni preparatorie per cui d’allora abbiamo parecchio materiale. Il “Capitolo Rivoluzionario” fu quello del 1969 e nessuno può ignorare il suo profondo impatto sulla vita dell’Istituto.
Primo Capitolo Generale – 1899
Il Primo Capitolo Generale fu celebrato a Verona nel 1899, 19-22 giugno.
L’Istituto contava 60 membri: 18 sacerdoti, 21 Fratelli, 21 studenti. I membri del capitolo erano 6, tutti eletti al Consiglio Generale, eccettuato Mons. Roveggio che non era eleggibile a causa della sua carica. Padre Voltolina presiedette il Capitolo fino all’elezione del nuovo Superiore Generale.
Fino ad allora tutti i Superiori generali erano stati Gesuiti: P. P. Frigerio (1885-1887), P. Voltolina (1887-1892), P. Mologni (1892-1897). Alla morte di P. Mologni, P. Voltolina fu rimandato all’Istituto con il compito preciso di preparare l’Istituto all’autogoverno.
Per poter arrivare in poco tempo a questo obiettivo, P. Voltolina nominò i Padri Colombaroli, Vianello, Geyer e Bendinelli suoi assistenti.
Il primo Capitolo generale fu indetto nel 1899 e si celebrò nella casa madre di Verona dal 19 al 22 giugno di quello stesso anno. I capitolari erano sei e il P. Voltolina. I religiosi con diritto al voto passivo secondo le costituzioni erano troppo pochi. Per questo si chiese a Propaganda il permesso di estenderlo ai religiosi Vianello, Geyer, Bendinelli e Weiller. Propaganda concesse però il diritto di voto passivo soltanto ai due ultimi, in quanto i più antichi nella vita religiosa, anche se canonicamente neanche loro avevano i requisiti di età e antichità nella vita religiosa.
Questo primo Capitolo fu breve in tutti i sensi. Oltre all’elezione del primo Superiore Generale della giovane Congregazione, dove si vide già nettamente la sua divisione, si prese visione della situazione dell’Istituto.
L’elezione del Superiore Generale e ancora più quella degli assistenti fu molto discussa; si manifestano già qui le tendenze che pochi anni dopo divideranno in due l’anima dell’Istituto.
Il Consiglio generale
P. Angelo Colombaroli, Superiore generale (+1912)
P. Federico Vianello, Vicario generale (+1916)
P. Franz Xavier Geyer (+1943, all’età di 83 anni)
P. Joseph Weiller (+1946, all’età di 83 anni)
P. Bendinelli (+1940, all’età di 72 anni)
Propaganda Fide permise a p. Geyer di restare a Brixen e ai Padri Weiller e Bendinelli di restare al Cairo, con l’intesa che sarebbero andati a Verona qualora e se si fosse reso necessario.
PADRE ANGELO COLOMBAROLI nacque a Dolce, Verona, nel 1863. Entrò in Congregazione con il primo gruppo di Novizi. Fu ordinato Sacerdote il 7 agosto 1883, e prese i Primi Voti il 28 ottobre 1887. Il suo primo incarico fu al Cairo dove fu nominato Superiore e Procuratore della Missione. Nel 1897 fu richiamato in patria a diventare il Primo Assistente al Consiglio generale e Procuratore generale.
Secondo Capitolo Generale – 1909
Il secondo Capitolo Generale fu celebrato a Verona nel 1909, 3 –12 ottobre.
Nel 1909 l’Istituto contava 127 membri professi: 64 sacerdoti, 46 fratelli laici e 17 studenti chierici, e una trentina di novizi. Le case dell’Istituto erano 14: 2 in Italia, 2 in Austria, 1 in Inghilterra, 2 in Egitto e 7 in Africa Centrale.
I membri del Capitolo erano 16.
Il secondo Capitolo generale si celebrò nella casa madre di Verona dal 3 al 12 ottobre 1909 secondo quanto disponevano le Costituzioni. I capitolari erano 16; tra di essi c’erano 5 futuri superiori generali. Presero parte i pp. Colombaroli, Vianello, Weiller, Bendinelli, Sembianti (religioso comboniano dal 1896), Vignato, Cavedon, Francescani, Kohen y Tuerk.
Non fu un Capitolo facile. Anche in esso galleggiavano le “due anime sommerse” di sempre e i conflitti latenti fra i due gruppi etnici e linguistici presenti nell’istituto iniziavano a vedersi con più chiarezza. Per la prima volta erano state formate delle “liste elettorali” o “gruppi”.
ORIENTAMENTI E DECISIONI
Si presentarono delle brevi “relazioni” sulle varie case e missioni; si diedero diversi suggerimenti disciplinari; fu sottolineata la necessità di imparare bene l’inglese e l’arabo e quindi di avere delle scuole ad hoc: in Europa, per l’inglese e al Cairo per l’arabo. Fu sottolineata anche la necessità di tener distinti, per una buona amministrazione, i conti dei beni della congregazione da quelli della missione.
Il Capitolo veniva chiuso il 12 ottobre; si iniziava allora una nuova tappa assai complessa e dolorosa nella storia comboniana. L’Istituto vivrà le conseguenze della Grande Guerra (1914-1918), che avrebbe anche lasciato ferite profonde in esso, in quanto che la quasi totalità dei suoi membri apparteneva a una delle due parti belligeranti. Il nuovo generale iniziava il suo mandato lanciando precisamente una chiamata all’unità e alla carità fra i religiosi, e fra questi e i loro superiori, un tema che toccherà in tutte le sue lettere ai membri dell’Istituto durante i dieci anni del suo mandato.
Nuovi membri del Consiglio Generale:
Rev. Padre Federico Vianello (+ 1936) Superiore Generale; p. Angelo Colombaroli (+1922); p. Giuseppe Bernabè (+ 1922); p. Angelo Abba (+1952); p. Matthias Refeinner (+ 1973).
Eletto il 4 ottobre, p. Vianello non accettò la nomina fino al suo ritorno da Roma dove si era recato a trovare il suo amico Papa Pio X. Il Papa lo incoraggiò ad accettare e a scegliere due dei suoi assistenti. Egli scelse p. Bernabè che nominò in seguito Maestro dei Novizi e p. Reffeiner invece di p. Wilfling il cui nome era stato dato dal Capitolo. Padre Reffeiner era più accettabile al gruppo tedesco.
Dato il suo carattere e la sua spiritualità, P. Vianello mantenne un comportamento da Maestro dei Novizi e da Direttore Spirituale anche durante il suo mandato come Superiore Generale.
PADRE FEDERICO VIANELLO nacque a Venezia nel 1872, iniziò il Noviziato nel 1888 e fu ordinato sacerdote nel 1895. Gli fu chiesto di aprire la casa di Brixen il 19 agosto 1896. Tornò alla Casa Madre come Vice Superiore ed assistente al Maestro dei Novizi che all’epoca era p. Voltolina.
Dopo un’esperienza di sei mesi al Cairo, fu richiamato alla Casa madre come Consigliere ed Assistente al Maestro dei Novizi. Divenne poi Vicario generale e Maestro dei Novizi.
Anche dopo il suo mandato come Superiore generale, continuò come Direttore Spirituale degli Scolastici e di tutti i Padri che lo sceglievano come tale. Si può dire che fosse, senza ombra di dubbio, il Padre Spirituale di tutta la Congregazione. Tenne viva, nell’Istituto, la devozione al Sacro Cuore che aveva appreso da P. Asperti e dai ricordi di Mons. Comboni di cui aveva iniziato a scrivere la biografia. In tutti i membri istillò la devozione al Comboni ed insegnò a tutti i confratelli ad imitare la carità e l’amore fraterno praticati dal Fondatore. Incoraggiava questo comportamento come segno distintivo dei membri dell’Istituto.
Ci sembra opportuno citare quanto ha scritto nella sua lettera del 21-5-14, festa dell’Ascensione:
“Prostrato ai piedi del tabernacolo, colla fronte sulla polvere, nella povertà del mio spirito, ho chiesto a Gesù stesso quale sarebbe stata la parola migliore, quale il migliore augurio, che io avrei potuto rivolgervi. E parvemi che il Redentore divino, additandomi il suo Cuore SS.mo circondato di fiamme, mi dicesse: dai miei Figli, dai Figli del mio Cuore nessun’altra cosa io più ardentemente desidero che la Carità; non è, e non potrà mai essere vero Figlio di questo mio Cuore chi nella Carità non sia eccellente; questa è la caratteristica, questa la bandiera”.
Da queste espressioni si può comprendere la profonda spiritualità di questo Padre, che è stato Padre Spirituale per tutta la sua vita.
Padre Vignato scrive: “Padre Vianello era pieno di risorse e ottimista; ma era soprattutto ammirevole perché umile; era capace di essere attivo perché era mite; illuminato perché pio, perciò condivideva la luce divina.”
Fu molto stimato anche al di fuori della Congregazione, specialmente da parte dei Vescovi e Papa Pio X che lo conobbe personalmente. Padre Vianello non solo predicava la carità, ma soprattutto, la metteva in pratica. Si tenne in continuo contatto epistolare con gli otto confratelli che erano stati chiamati alle armi: inviava danaro a coloro che ne avevano bisogno, pacchi con cibo ai prigionieri, in tutto e sempre mostrando amore paterno e sincera preoccupazione.
La voglia di lavorare e la preoccupazione per i suoi figli prostrarono padre Vianello che era stato sempre di salute cagionevole. Ebbe un forte esaurimento. Fu curato sia a Savona che a Brescia ma non si rimise mai completamente. Chiese il permesso alla Santa Sede di passare il governo della Congregazione al suo Vice, p. Colombaroli (1918) e si ritirò a Venezia presso un suo cugino parroco. Non presenziò al Capitolo del 1919.
Durante il Capitolo del 1909 le differenze fra i due gruppi si fecero notare. Le differenti metodologie missionarie divennero evidenti. Padre Banholzer informò i membri che 49 uomini della tribù Shilluk si erano stabiliti attorno la missione e che, avendo finito la costruzione degli edifici i padri potevano ora concentrarsi sull’evangelizzazione. Una grammatica, un catechismo ed un dizionario nella lingua Shilluk sarebbero stati stampati.
I contrasti fra P. Meroni, Superiore Religioso e Mons. F.X. Geyer, divennero anch’essi evidenti durante questo Capitolo.
Fra le altre raccomandazioni il Capitolo decise che i membri dovessero studiare l’inglese in Inghilterra e l’arabo al Cairo, e che i conti delle spese della comunità religiosa e quelli delle missioni fossero tenuti separati.
Sviluppi all’interno dell’Istituto
- Approvazione definitiva della Costituzione (19 marzo 1910);
- Celebrazione del 25° anniversario della fondazione (16 luglio 1910);
- Circolare n. 6 del 21 maggio 1914: sulla necessità della carità fraterna, il titolo distintivo FSCJ (Fili Sacri Cordis Jesu) cioè Figli del Sacro Cuore di Gesù;
- Apertura del Noviziato di Savona (1915)
- Apertura di una casa a Roma (1910) presso la Chiesa di san Vincenzo e Anastasio, vicino alla Fontana di Trevi, con l’aiuto di Papa Pio X. Restò funzionante fino al 1938 quando fu acquistata la casa a San Pancrazio sul Gianicolo.
Sviluppi nelle Missioni
Sapendo che il Mons. Comboni desiderava che le missioni si estendessero fino all’Uganda, P. Vianello aiutò il Vescovo Geyer ad aprire delle missioni in quella nazione pagando personalmente tutte le spese, chiedendo offerte per questo specifico scopo e scrivendo articoli in “Nigrizia” del quale era editore da più di vent’anni e che continuava a dirigere anche durante il suo mandato come Superiore Generale.
Ulteriori sviluppi
Man mano che il numero delle missioni e dei missionari aumentavano nel Sudan del Sud ed in Uganda, P. Vianello e Mons. Geyer chiesero a Propaganda Fide di dividere il grande Vicariato di Khartoum. Perciò nel 1913 la Prefettura Apostolica di Bahr-el-Ghazal, con sede a Wau fu eretta. Nel 1917 divenne Vicariato Apostolico guidato dal Vescovo Stoppani.
Terzo Capitolo Generale – 1919
Il terzo Capitolo Generale fu celebrato a Verona nel 1919, 21 settembre – 1 ottobre 1919.
TENSIONI INTERNE E FERITE ESTERNE
Il terzo Capitolo generale della Congregazione Comboniana si celebrò subito dopo la fine della prima guerra mondiale (1914-1918). Le profonde ferite che quel conflitto fratricida lasciarono in un’Europa ogni giorno più divisa, si riflettono anche nella piccola comunità missionaria comboniana. Come nell’Europa disunita le ferite erano da lunga data, anche così in un certo senso si potrebbe dire della storia dell’Istituto Comboniano. Già negli anni travagliati della sua trasformazione da Istituto secolare in religioso si erano viste posizioni contrastanti sia fra i suoi membri, come anche presso persone e istituzioni che volevano dire una parola sulla vita e il futuro dell’Istituto. Fin da allora si possono verificare attraverso una lettura attenta dei documenti posizioni contrastanti che si approfondiscono col passare del tempo e che sono anche legate ai temperamenti dei protagonisti e alle circostanze storiche tanto in Europa come in Africa in quel momento. Tutte quelle passioni e posizioni si radicalizzano di più durante gli anni precedenti il primo conflitto mondiale e durante la stessa guerra. La ragione di tale radicalizzazione stava sia nell’appartenenza nazionale dei membri dell’Istituto come anche nella situazione di un’Europa profondamente segnata dalle passioni nazionalistiche. Tutto si ripercuote sulle missioni e sulla vita dell’Istituto i cui membri appartenevano maggioritariamente ai due schieramenti politici in conflitto: gli Imperi Centrali e l’Italia.
In questo ambiente che aveva già prodotto momenti di tensione interna nelle comunità dell’Istituto viene indetto il terzo Capitolo generale che si celebrerà a Verona dal 23 settembre al 1 ottobre 1919. La convocazione stessa del Capitolo si era dimostrata complessa e difficile, per cui il il generale, p. Vianello, già abbattuto per gli sforzi sostenuti duranti gli ultimi anni, aveva chiamato a coadiuvarlo come Segretario Generale della Congregazione il p. Paolo Meroni il 15 gennaio 1919. Lo stesso giorno la Consulta generale si era vista obbligata a stabilire la rappresentanza al Capitolo in base alla nazionalità, costituendo 7 gruppi: 4 di italiani e 3 di “tedeschi”. La differenza era imposta dalla superiorità numerica dei membri “italiani” (4 su 5). Ad ogni modo risulta significativa la composizione dei vari grupppi. Tuttavia nella prima seduta del Capitolo fu data notizia che gravi ragioni e l’autorizzazione della Santa Sede avevano indotto a ridurre ulteriormente i rappresentanti da 20 a 15, rimanendo esclusi 3 “italiani” (Audisio, Silvestri, Ribero) e 2 “tedeschi” (Ipfelkofer e Lehrfl. Il p. Vianello, ammalato, non prese parte ai lavori. Il Capitolo fu presieduto, all’inizio, dal vicario generale, il p. A. Colombaroli. I membri del Capitolo avrebbero dovuto essere 22 rappresentando una congregazione con 150 membri; di fatto ne parteciparono soltanto 15.
ELEZIONI ED ORIENTAMENTI DEL CAPITOLO
Nel Capitolo vengono suggerite alcune modifiche alle costituzioni in seguito alla pubblicazione del Codice di diritto canonico nel 1917. L’approvazione da parte di Propaganda avverrà solo nel 1924, dopo la divisione dell’Istituto in due “rami” (FSCJ e MFSC). Gli incarichi di padre generale e di assistenti generali passano da 10 a 6 anni. Un’altra decisione importante fu quella riguardante le case di lingua tedesca (in Austria, Sud Tirolo e Germania) che diventano una “provincia” nel tentativo di dare a quella realtà della congregazione una giusta e maggiore autonomia ed evitare una divisione che ormai si profilava. Un’altra novità in questo Capitolo fu la creazione di commissioni capitolari per lo studio dei vari problemi.
Il Capitolo elesse al primo scrutinio il P. Paolo Meroni come Superiore generale. Furono eletti come assistenti generali i padri Antonio Vignato, Federico Vianello, Franz Heymans (+ 1948), Jacob Lehr (+ 1966). Il p. A. Vignato s arà sostituito più tardi dal p. Francescani, quando sarà eletto prefetto apostolico del Nilo Equatoriale (Gulu, Uganda). Quando si dividerà l’Istituto comboniano nel 1923 in due “rami”, nella parte “italiana” FSCJ il p. Bertenghi sostituirà al p. J. Leher.
Si trattava di un Consiglio generale assai vivo e significativo che rappresentava in un certo senso le componenti nazionali e la posizione dei membri dell’Istituto; tutti appartenevano alla schiera dei primi membri religiosi dell’Istituto e uno di essi, il P. Heymans, era stato uno dei primi dieci che avevano emesso i voti religiosi. Tutti i membri del Consiglio generale avevano occupato o occuperanno posti di rilievo nella vita dell’Istituto.
UN GENERALE CONTROVERSO, P. MERONI
Il nuovo generale, il lombardo p. Paolo Meroni era dotato di notevoli qualità organizzative (da buon lombardo che era), aveva un carattere assai deciso e forte e anche una buona preparazione intellettuale. Era nato il 15 gennaio del 1873 a Vill’Albese (provincia di Como e diocesi di Milano). Aveva studiato nel seminario diocesano milanese dove si era fatto notare per la sua intelligenza e il suo amore agli studi filosofici e di teologia morale. Era entrato nell’Istituto comboniano nel 1896. Venne ordinato sacerdote nel 1899. Nel 1900 fonda il seminario comboniano di Brescia che viene dedicato a Comboni ed è il primo, nell’Italia di quel tempo, fuori di Verona.
Dopo la morte del vescovo Roveggio (1902), il P. Meroni passa in Africa nel 1904, in Egitto e dopo in Sudan, dove rimarrà fino allo scoppio della Grande Guerra che lo trova casualmente in Italia. Era stato nominato Superiore regionale del vicariato apostolico del Sudan quando aveva soltanto 29 anni. Il suo temperamento deciso e la sua intelligenza li dimostrò durante il naufragio della nave su cui viaggiava nel Mediterraneo, silurata durante la prima guerra mondiale mentre si dirigeva verso l’Egitto. Grazie alle sue conoscenze astronomiche, seppe guidare una scialuppa di naufraghi verso la salvezza. Superiore generale per 12 anni, sarà di nuovo rieletto nel quarto Capitolo generale FSCJ (dell’Istituto ormai diviso) nel gennaio del 1925.
Meroni era un uomo attivo, energico ed intraprendente. Sviluppò l’Istituto in Italia e in Africa. Adattò le Costituzioni al nuovo Codice e alle Istruzioni di Propaganda. Svolse la sua attività missionaria a Khartoum dove erano vivi i contrasti e le passioni di cui abbiamo accennato. Uomo duro di carattere e rigorista, è il “generale della divisione” dell’Istituto in due rami. Fu senz’altro uno dei maggiori responsabili della divisione dell’Istituto e in un certo senso una delle menti della stessa.
Dopo la divisione dell’Istituto in due separate congregazioni quella “italiana” e quella “austriaco-tedesca” il P. Meroni dedicò principalmente la sua attività allo sviluppo dell’Istituto in Italia: moltiplicò i seminari minori e aprì numerose case; iniziò il Bollettino della congregazione nel 1927; diede impulso all’animazione e alla stampa missionaria in Italia e alle associazioni missionarie di aiuto alle missioni; si preoccupò anche della vita apostolica dei missionari nel ristretto campo missionario che allora era rimasto ai comboniani e cioè Egitto, Sudan e Uganda. Scrisse anche 11 lettere circolari dove enfatizza l’aspetto religioso dell’Istituto: la vita spirituale come mezzo di apostolato, la carità fraterna, il senso di appartenenza alla congregazione religiosa e l’osservanza delle regole.
Il P. Meroni ha un merito speciale nella storia della fama di santità di Daniele Comboni e nell’introduzione del suo processo di beatificazione. Non soltanto aveva dedicato a Comboni il seminario di Brescia, ma come Superiore generale si propose già fin dal primo numero del Bollettino dell’Istituto del 1927 di pubblicare estratti di lettere del “grande e santo fondatore” come egli lo chiama. Introduce nel 1928 il processo di beatificazione di Comboni come “nostro primo fondatore”, modello di virtù eroiche e specialmente di quelle che sono il fondamento della vita religiosa e apostolica. Questo generale lombardo (il primo non veneto) che si distinse per la promozione della “devotio” al fondatore Comboni e per il suo interesse nella formazione professionale dei fratelli, fu un uomo di forte personalità e nello stesso tempo una figura discussa; lascia numerose lettere circolari all’Istituto (una quarantina) e muore dopo una vecchiaia precoce a Verona il 17 febbraio del 1939.
La divisione dell’Istituto
A seguito delle richieste di P. Wilfling ed avendo ponderato la questione, il Capitolo decise di erigere una provincia nel senso Canonico del termine che comprendeva le case nei territori austriaci e tedeschi con le loro strutture e i loro territori di missione a favore dei confratelli di origine germanica e austriaca.
P. Meroni dette il via alle consultazioni mettendosi in contatto con il Vescovo Geyer (già ritiratosi) sperando che esso avrebbe accettato di diventare il Provinciale, ma il vescovo declinò l’invito. Si può capire.
Più avanti, p. Meroni ci ripensò e non aspettò di consultare il Capitolo seguente come avrebbe dovuto fare. Inoltre visto che p. Lehr era membro della Consulta, p. Meroni ritardò di radunarla per oltre un anno (l’intero 1922) prima della decisione di separarsi. Si consultava con i due assistenti a Verona, i padri Vianello e Vignato. Abbandonò la questione della Provincia e propose la fusione o la separazione come soluzioni radicali.
Padre Meroni respinse la Provincia perché, secondo lui, gli austriaci e i tedeschi accettavano candidati con troppa leggerezza per poter controbilanciare il numero di membri italiani, egli non avrebbe potuto controllarla. Aveva l’impressione, basata su fatti concreti, che i confratelli germanici avevano i loro segreti che tenevano nascosti al Superiore generale. Considerò anche lo sbilanciamento giuridico di una provincia da una parte e tutto il resto sotto la diretta responsabilità del Consiglio Generale.
Egli propose una fusione con un solo Noviziato a Venegono chiudendo Brixen. Gli austro -tedeschi rifiutarono. La separazione secondo lui era l’unica via rimasta e così fu. Propaganda Fide mandò un suo inviato per una inchiesta approfondita e con rammarico permise la separazione. A questo punto, il Vescovo Geyer, interpellato dalla Santa Sede, dette il suo benestare alla separazione. La scelta su con chi stare fu lasciata ai singoli membri ed alcuni di loro di origine germanica decisero di restare comunque con la FSCJ, da allora chiamata “I veronesi”. Al momento della separazione questi erano 148 mentre i membri del MFSC erano 54.
La separazione giuridica, da parte della Santa Sede ebbe luogo il 27 luglio 1923. La convenzione finanziaria per la divisione dei beni ebbe luogo più tardi (importante specialmente per le proprietà del Cairo).
Difatti i confratelli di lingua tedesca volevano solo una provincia in senso canonico, rimanendo all’interno della congregazione e non una separazione che invece poi fu forzata dai sentimenti contrari mostrati poi contro di loro.
P. Meroni dovette rifiutare personale tedesco che desiderava restare con la FSCJ, altrimenti non ne sarebbero restati che pochi con il nuovo Istituto. Per P. Meroni e i suoi collaboratori la separazione era ormai diventata un’ossessione. I padri di lingua tedesca continuavano a ripetere: “Verona ci ha dato il benvenuto dalla porta e adesso ci butta fuori dalla finestra! …”
Il decreto di erezione della nuova Congregazione comboniana del “ramo tedesco, che prenderà il nome di Missionari Figli del Sacro Cuore (MFSC), fu firmato da mons . F. Marchetti-Selvaggiani, e non dal cardinale Prefetto Van Rossum, che sempre si era mostrato contrario alla divisione, e porta la data del 7 luglio 1923.
Freddamente, a distanza di anni, uno storico non può non ritenere fra i maggiori responsabili di quell’infausto passo di divisione che tanti danni porterà al giovane Istituto comboniano, persone come il p. Meroni, mons. Geyer, p. Kauèzor, ed altri, che da altra parte avevano un vero amore alla Chiesa e alla missione, ma che erano malati di una visione ecclesiale e comboniana assai ristretta.
È da notare che dalla fine della prima Guerra Mondiale, perduta dalla Germania contro gli inglesi e i loro alleati, ai missionari di origine germanica non era permesso recarsi nelle colonie britanniche. Ciò nonostante, mons. Geyer voleva insistere di mandare missionari non italiani a Khartoum, ma ricevette il verdetto finale dal Ministero degli Affari Esteri britannico che confermava quanto già stabilito: i missionari tedeschi non potevano tornare a Khartoum.
da: P. Tarcisio Agostoni, Breve Storia dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, 2003
e P. Fidel Gonzalez, I Capitoli generali dell’istituto Mis. – Comboniano (1899-1997) Supplemento all’Archivio Comboniano XXXVI (1998).