Fr. Emilio

Ecco come Suor Maria Teresa Ratti, comboniana, ricorda Fratel Emilio, con chi ha collaborato a Nairobi.

Carissimo Emilio,

è con il cuore colmo di tristezza che mi accingo a scriverti queste poche righe. Solo ieri sera ho saputo da mia sorella Romy che ci avevi lasciato già da un giorno.

Il solo sapere che te ne sei andato così di fretta, non mi ha lasciato riposare questa notte. E mi sono detta che dovevo almeno scrivere alcune righe per dirti il mio grazie e il mio arrivederci.

Purtroppo, pur essendo in Italia in questo tempo, non mi è possibile essere presente di persona nel sacro momento in cui la tua vita viene consegnata per sempre nelle Mani di Dio.

Per riposare per sempre in Dio, e con i tuoi Amatissimi Genitori, con il nostro Santo Fondatore Comboni, con tutta la schiera comboniana e con la moltitudine delle persone e delle Chiese che hai incontrato, cammin facendo. Con le quali hai condiviso la tua grandissima capacità fraterna. Proprio come un Fratello Comboniano è chiamato a essere e a fare, sempre e ovunque!

Da dove iniziare a rendere conto alla comunità, che ora ti sta accompagnando verso il viaggio finale di ritorno presso il Cuore di Dio, di quanto ho potuto conoscere della tua personale dimensione nel vivere la vocazione comboniana, della bellezza dell’averti incontrato e condiviso alcuni anni di vita, di quanto bene mi hai voluto (e che anch’io ti ho voluto!) e di quanti passi (e pasti…. e rosari… e raduni) abbiamo fatto insieme in quel del Comboni Brother Centre e del New People Media Centre?

Di aver insieme riso e faticato, pregato e celebrato, pazientato e tessuto… e mille altre dimensioni ancora… mentre cercavamo di capire come dar vita a quel meraviglioso dono del Social Ministry, nel quale ‘il menarrosto di Francesco Pierli’ (come tu benevolmente lo chiamavi) ci aveva coinvolti con entusiasmo e coinvolgimento, e a volte, con ritmi davvero impensabili…

Voi due, poi, nati lo stesso mese, dello stesso anno, con un giorno di differenza, avevate una capacità di sintonia unica. Quella che è tipica dei gemelli! Si, tu e Francesco siete stati come gemelli che, nati dal grembo misterioso della comune chiamata missionaria, avete saputo camminare in comunione, comprensione e creatività sui sentieri non sempre facili del tempo di fronte a voi.

A noi, che come Famiglia Comboniana, cercavamo di accogliere la novità di quel segno dei tempi che è stato, ed è tuttora, l’Istituto del Social Ministry al Tangaza di Nairobi. Ed è stato bello vedere come questo grande sogno si è potuto realizzare anche perché voi due vi siete davvero voluti bene.

E, anch’io ho potuto godere di questa creatività generativa, perché, misteriosamente come sempre fa la Provvidenza (e quasi sempre anche l’Obbedienza!) mi aveva incamminata sulle strade di quel nuovo che veniva alla luce nell’Areopago della Missione, a metà anni Novanta, a seguito della Prima Assemblea dei Vescovi dell’Africa, tenutasi in Roma nell’aprile-maggio 1994.

Sì, Emilio, Fratello Amatissimo, insieme –pamoja, siamo stati non solo testimoni oculari di quanto possa la vocazione missionaria, ma anche artigiani e artigiane nel suo divenire, sulla scia dell’esempio e dell’insegnamento del nostro Fondatore, nel tessere i legami della collaborazione, della competenza, della creatività, della com-passione con tutte e tutti coloro che si sentono parte attiva del divenire del Regno di Dio in mezzo a noi.

E tu, ora, quasi sommessamente, hai fatto la valigia ultima (ne hai fatte parecchie, quale figlio di tre continenti!!!) ma io non posso pensare che tu in Cielo te ne starai tranquillo e beato. Sai che, stanotte, dopo la botta che ho preso alla notizia della tua morte, ti ho sognato che eri in bicicletta, davvero!!! Insomma, a onor del vero, se c’è una cosa che proprio non ho visto di te, è questa di averti visto andare in bicicletta!!!

Ma appena desta, mi sono chiesta cosa puoi avermi detto con questo tuo simbolo… e siccome, come tante volte me lo avevi detto anche tu, l’immaginazione creativa e carismatica non mi manca, penso che tu abbia voluto ricordarmi l’importanza di queste ‘due ruote’ – la dimensione religiosa e la dimensione sociale della fede! L’una senza l’altra non va da nessuna parte.

Ed io voglio pensarti che in Paradiso tu continuerai a fare da cassa di risonanza affinché il nostro operato sia sempre sostenuto all’unisono da queste due essenziali componenti. Nelle nostre comunità come nel nostro ministero. Sempre e ovunque.

Ricordo che ti chiamavamo ‘Pinche’ e ancora oggi non mi ricordo il significato di questo termine. Voglio perciò dirti, Pinche carissimo, che è stato bello averti conosciuto e aver camminato le strade della Missione con te. Grazie per tutto ciò che sei stato e per quanto mi hai insegnato con la tua vita e il tuo esempio.

Mi dispiace non poter esserti vicina fisicamente in queste ore. E so che anche P. Francesco Pierli, come pure Fr. Alberto Parise (in Kenya con i giovani del GIM) e tanti altri Confratelli da Nairobi, non possono stringersi attorno a te come vorremmo. Ma so che il tuo grande cuore saprà comprendere…

Una delle tue espressioni che amavi ripetermi, quando ci siedavamo a condividere come stavano andando le cose, era ‘adelante, animo’ e io mi sentivo incoraggiata da questo tuo ottimismo, molto realista e molto fraterno.

Sì, animo e adelante sempre, Fratel Emilio amatissimo! I confini sono una costruzione umana, ma per chi sa vedere oltre gli steccati, a chi, come te, ha viaggiato da San Giorgio delle Pertiche lungo i cammini sempre nuovi della Missione in Europa in Africa, in America, a Castel d’Azzano sa che il Cielo e la Terra sono sempre insieme…

Dunque, animo e adelante sempre, con un grazie sempre, e un tuko pamoja sempre!

Tua sorella comboniana Maria Teresa Ratti