VIII Settimana del Tempo Ordinario
Commento di Paolo Curtaz

Lunedì 27 Maggio >
(Feria – Verde)
Lunedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Pt 1,3-9   Sal 110   Mc 10,17-27: Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!
Martedì 28 Maggio >
(Feria – Verde)
Martedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Pt 1,10-16   Sal 97   Mc 10,28-31: Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
Mercoledì 29 Maggio >
(Feria – Verde)
Mercoledì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Pt 1,18-25   Sal 147   Mc 10,32-45: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato.
Giovedì 30 Maggio >
(Feria – Verde)
Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Pt 2,2-5.9-12   Sal 99   Mc 10,46-52: Rabbunì, che io veda di nuovo!
Venerdì 31 Maggio >
(FESTA – Bianco)
VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Sof 3,14-18   Is 12   Lc 1,39-56: Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.
Sabato 1 Giugno >
(Memoria – Rosso)
San Giustino
Gd 1,17.20-25   Sal 62   Mc 11,27-33: Con quale autorità fai queste cose?
Domenica 2 Giugno >
(SOLENNITA’ – Bianco)
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO B)
Es 24,3-8   Sal 115   Eb 9,11-15   Mc 14,12-16.22-26: Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.

Che bello ricominciare il tempo ordinario portando nel cuore la splendida festa della Pentecoste! È lo Spirito che ci permette di capire e di comprendere le esigenze del Vangelo. Nel racconto del giovane ricco troviamo l’essenza della diversità cristiana. La fede non si riduce al rispetto di norme o precetti ma consiste nella sequela libera e liberante del Signore Gesù. Per essere suoi discepoli, però, dobbiamo ammettere che troppo spesso siamo legati ad abitudini che non vogliamo lasciare. Il giovane del racconto pur incontrando l’intenso sguardo amorevole del maestro, non riesce a staccarsi dalle sue ricchezze, materiali e morali. Conoscere il Vangelo è sempre un po’ destabilizzante e ci mette in discussione: ciò che pensavamo essere fondamentale per la nostra vita viene relativizzato e noi per primi dobbiamo ammettere di non avere in noi stessi tutte le risposte. Il primo passo da compiere per diventare veramente discepoli è quello di liberarci dalle nostre false idee di noi stessi, degli altri, di Dio. Il nostro cuore per accogliere la novità del Vangelo deve potersi liberare da tutto ciò che lo ingombra.

Martedì della VIII settimana del Tempo Ordinario
Mc 10,28-31: Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Gli apostoli sono rimasti turbati dalla scena del giovane ricco. Probabilmente anch’essi pensano ciò che ho pensato io leggendo questa pagina: ma come, se se ne va questo ragazzo che, con onestà, ha ammesso di osservare con diligenza tutti i comandamenti, cosa devo fare io che invece, fatico ad osservarli? Di più: come è possibile chiedere realisticamente alle persone di lasciare tutto ciò che hanno per seguire Gesù? Gesù ha spiegato ai suoi e a noi che la ricchezza da abbandonare non è legata allo spessore del portafogli ma all’atteggiamento del cuore. Pietro, allora, lo interroga: noi abbiamo lasciato tutto per il Vangelo… È vero, anche per noi è così. Se abbiamo preso sul serio le parole del Signore, se ci siamo lasciati affascinare dalla logica del Regno, la nostra vita è inesorabilmente cambiata. Fatichiamo a seguire la logica del mondo, non siamo più ammaliati dalle sue seduzioni e dalle sue false promesse. In qualche modo, se non tutto, abbiamo lasciato davvero tanto. E Gesù ci incoraggia: avete ricevuto e riceverete cento volte tanto. Quanto è vero! Pensiamo, oggi, a tutto ciò che abbiamo ricevuto seguendo il Signore…

Mercoledì della VIII settimana del Tempo Ordinario
Mc 10,32-45: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato.

Lo sgomento degli apostoli dopo l’episodio del giovane ricco si trasforma in paura. Alle già difficili esigenze proposte da Gesù per diventare suoi discepoli, ecco aggiungersi una inattesa profezia sul destino del Maestro. Gesù vede ciò che i suoi ancora non vedono che, cioè, la diffidenza nei suoi confronti da parte dei sacerdoti è destinata a crescere. Fino ad ora Gesù è stato solo un innocuo predicatore del Nord. Ma a Gerusalemme tutto cambierà… Gesù è disposto ad andare fino in fondo, non arretra di un passo. In questo contesto drammatico la richiesta di Giacomo e Giovanni suona inopportuna e sconcertante. Solo in teoria i due sono disposti a seguire il maestro anche nell’ora più cupa. In realtà tra poche settimane alla destra e alla sinistra di Gesù siederanno due malfattori crocifissi come lui. Quante volte vorremmo condividere la gloria di Dio senza condividerne la pena! Quante volte vorremmo crescere nella vita spirituale e nella maturità umana senza faticare, senza lottare, senza patire. La crescita richiede necessariamente un passaggio, a volte doloroso. Siamo disposti a credere fino in fondo?

Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario
Mc 10,46-52: Rabbunì, che io veda di nuovo!

Non è il giovane ricco il modello del discepolo. E nemmeno Giacomo e Giovanni che, pur volendo seguire Gesù fino in fondo, non sono disposti a condividere la sua pena. L’evangelista Marco con un’abile messinscena pone a Gerico, il punto più basso della terra, luogo che Gesù raggiunge dopo un lungo percorso dalle sorgenti del Giordano, il vero discepolo: il mendicante Bartimeo. Come noi, Bartimeo vive nell’oscurità. Come noi sta ai margini della strada. Come noi mendica senso e felicità. Ma, diversamente da noi, Bartimeo ha il coraggio di gridare, di non arrendersi. Qualcuno gli dice che passa Gesù Nazareno. È ciò che dovrebbe fare la Chiesa: raccontare a tutti i mendicanti della vita che Gesù continua a passare. E Bartimeo grida forte la sua pena e il suo dolore anche se, intorno a lui, tutti gli dicono di tacere. Anche a voi, forse, è successo: appena decidete di avvicinarvi alla fede c’è qualche anima pia che vi dice di lasciar perdere… Insiste Bartimeo, e fa bene. Gesù invia la stessa folla che poc’anzi era ostacolo ad annunciargli: coraggio, alzati, ti chiama. E Bartimeo guarisce, diventa discepolo e inizia a seguire Gesù sulla via. Come noi.

Venerdì 31 Maggio (FESTA – Bianco)
VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Lc 1,39-56: Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Il vangelo ci rivela che Maria è regina della comunicazione e dell’accoglienza.
Il mistero della Visitazione, infatti, è il mistero della comunicazione mutua di due donne diverse per età, ambiente, caratteristiche e della rispettosa vicendevole accoglienza.
Due donne, ciascuna delle quali porta un segreto difficile a comunicare, il segreto più intimo e più profondo che una donna possa sperimentare sul piano della vita fisica: l’attesa di un figlio.
Elisabetta fatica a dirlo a causa dell’età, della novità, della stranezza. Maria fatica perché non può spiegare a nessuno le parole dell’angelo. Se Elisabetta ha vissuto, secondo il Vangelo, nascosta per alcuni mesi nella solitudine, infinitamente più grande è stata la solitudine di Maria. Forse per questo parte “in fretta”; ha bisogno di trovarsi con qualcuno che capisca e da ciò che le ha detto l’angelo ha capito che la cugina è la persona più adatta. Quando si incontrano, Maria è regina nel salutare per prima, è regina nel saper rendere onore agli altri, perché la sua regalità è di attenzione premurosa e preveniente, quella che dovrebbe avere ogni donna. Elisabetta si sente capita ed esclama: “Benedetta tu tra le donne”. Immaginiamo l’esultanza e lo stupore di Maria che si sente a sua volta compresa, amata, esaltata. Sente che la sua fede nella Parola è stata riconosciuta.
Il mistero della Visitazione ci parla quindi di una compenetrazione di anime, di un’accoglienza reciproca e discretissima, che non si logora con la moltitudine delle parole, che non richiede un eloquio fluviale ma che con semplici accenni di luci, di fiaccole nella notte, permette una comunicazione perfetta” [Da La donna nel suo popolo, Ed. Ancora, 1984, pp. 77ss].

Conclude il mese di maggio la festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta, una pagina fresca, tutta “pasquale”, l’incontro fra queste due donne che già vedono il sogno realizzato…
È il più bel complimento riservato a Maria. E proviene dal vangelo, perciò è così importante. Meglio: è stata una sua parente a formularlo, una che sa cosa significhi essere destinataria della fantasia di Dio. Un complimento che fa impallidire le nostre tante affermazioni devote, le nostre iperboli talora teologicamente imprecise. Beata te che hai creduto! Dice Elisabetta alla sua cuginetta scesa dalla Galilea. Come a dire: come hai potuto credere in un’enormità del genere? Già è difficile credere che una sterile in età avanzata possa partorire. Ma credere che Dio si comprima nel ventre di una quindicenne! Come splendidamente dice sant’Agostino, Maria dovette concepire Gesù prima nella fede e poi nella carne. Credere che nulla è impossibile a Dio che rende feconda una donna sterile, che entra nel grembo di una ragazzina adolescente. Credere che Dio diventa uomo, che abbandona il tempio per far diventare la casa un tempio. Un Dio di carne, da abbracciare e coccolare, con cui giocare e parlare, di cui inorgoglirsi e con cui litigare… Quanta fede ci vuole per credere a una cosa del genere, Maria.

Venerdì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Mc 11,11-25: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio!

Marco concentra tutta la vita pubblica di Gesù in Galilea, nell’arco di tre anni. Dieci capitoli del suo Vangelo sono dedicati alla sua missione. Gli ultimi quattro capitoli raccontano l’ultima settimana di vita di Gesù a Gerusalemme. Il primo incontro fra Gesù e il tempio si rivela un fallimento: appena entrato nel tempio, basta uno sguardo al Signore per capire che quello non è più il luogo dell’incontro con Dio. Gesù preferisce Betania a Gerusalemme. Il nome Betania significa la casa del povero. Tornando al tempio Gesù incontra un fico, simbolo della religiosità sacerdotale: rigoglioso e verdeggiante, solo all’apparenza vitale, non porta frutti. Così è di una religiosità che guarda solo all’apparenza, come quella che Gesù trova nel tempio. La purificazione del tempio, la clamorosa scena che Gesù compie nel luogo sacro, è ricca di simbolismo. Gesù è venuto per portare frutto, concepisce una fede che non si rinchiuda nel ritualismo sterile! Lo scontro con la classe sacerdotale ha inizio. In gioco c’è la visione stessa di Dio, la visione stessa della fede. Gesù è disposto a morire per difendere il vero volto del Padre…

UNA LUCE PER IL NOSTRO TEMPO. Il nostro secolo, che cerca un modello di santità vissuta nelle responsabilità quotidiane, potrebbe trovarlo benissimo in Giustino. Egli fu infatti un discepolo di Gesù Cristo, esemplare per la serietà della sua indagine intellettuale, come per la fedeltà alla sua fede. Sempre in cerca della verità, dopo averla scoperta in Gesù Cristo, non smette di approfondirla. Nel suo continuo cercare rende evidente il dono totale fatto di se stesso a Cristo, che lo porterà fino al martirio. Uomo retto e fedele, Giustino fu sale e luce (7. ) per gli uomini del suo tempo.
FOLLIA DELLA CROCE (Colletta e L.). Giustino non arrivò alla “mirabile conoscenza del mistero del Cristo” soprattutto attraverso le sue ricerche intellettuali, bensì mediante la fedeltà alla fede che lo porterà sino al martirio. Coi libri che ci ha lasciato, ma più ancora col suo eroico sacrificio, egli proclama anche oggi che gli uomini non vengono salvati dalla loro saggezza, né dall’ostentazione di segni straordinari. Vengono salvati dalla Croce, follia e scandalo per gli uomini, potenza e sapienza di Dio.

Sabato della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Mc 11,27-33: Con quale autorità fai queste cose?

Probabilmente i sacerdoti non hanno assistito alla sfuriata di Gesù nel tempio, che ricorda a tutti le azioni simili compiute nel passato da altri profeti. Avvisati da qualche devoto zelante, subito si preoccupano di intercettare Gesù chiedendogli con quale autorità compie gesti tanto clamorosi. Vogliono sapere se ha il permesso di fare il profeta! Abbiamo sempre bisogno di mettere i bollini, di incasellare i doni e i carismi… Gesù, giustamente, non risponde. Non ha bisogno di alcun permesso così come non l’aveva il grande Giovanni battista. La folla ama il battezzatore e Gesù lo sa. I sacerdoti non possono sminuire l’azione di Giovanni e nemmeno riconoscerne l’autenticità, avendo tardato a riconoscerla. Il primo scontro diretto fra Gesù e la classe sacerdotale finisce in pareggio ma, purtroppo, lo scontro è destinato a incattivirsi. Proprio coloro che dicono di servire Dio e di custodirne le norme sono diventati chiusi e reazionari, incapaci di aprirsi alla novità che Dio continuamente propone. Non commettiamo lo stesso errore, restiamo sempre aperti alle continue sorprese di Dio!

Vedi http://www.lachiesa.it