Vangelo del giorno

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».

Che senso hanno ormai le parole? Sembra che abbiano perso ogni loro valore. Le parole non hanno più valore. Usiamo troppe parole, in ogni circostanza, in ogni luogo, sui social poi non ne parliamo. Più sono aumentate le parole, più hanno perso di valore. L’inflazione delle parole. Sapete qual è l’effetto dell’inflazione in economia? La moneta perde il suo valore. Si svaluta. Noi siamo rimasti un po’ fregati come italiani, perchè con l’euro non possiamo più svalutare la moneta. Prima potevamo fare debiti su debiti, poi si svalutava la moneta e tutti pagavano, attraverso l’inflazione, per la cattiva politica amministrativa di chi era al governo. Ma lasciamo perdere questa digressione economica.

L’inflazione delle parole ha fatto perdere il loro valore. Le parole si sono svalutate. Non valgono più niente. E per noi questo è un disastro immane, perché noi siamo la religione della parola. Per noi la parola è Dio stesso. Per noi la parola è tutto. Per noi la parola è persino la nostra salvezza. È la salvezza del mondo. La salvezza del mondo passa attraverso la parola. Capite che questo è un bel guaio. In un periodo della storia umana come il nostro in cui le parole hanno perso ogni valore, che fine facciamo noi che predichiamo che la parola è la nostra salvezza? Che fine fa questa parola?

Dobbiamo trovare una risposta a queste domande. É necessario. E allora dobbiamo dare ascolto all’insegnamento del grande Maestro Gesù. Sono certo che lì troviamo la soluzione al nostro problema.

Vorrei provare a racchiudere in tre passi l’insegnamento di Gesù: 1. Il primo passo è sul rapporto tra la parola e la verità; 2. Il secondo passo è sulla necessità di ridurre la quantità di parole; 3. Il terzo passo è sullo sforzo di far coincidere le nostre parole con le nostre azioni: noi dobbiamo diventare le parole che diciamo.

Parola e verità. Più le parole si allontanano dalla verità, più perdono di valore. È la verità che dà valore alle parole. L’anima delle parole è la verità. Oggi ormai tutti sanno il significato dell’espressione fake news, notizie false. Vero? Il Collins Dictionary ha definito fake news termine dell’anno 2017. Ma nel 2018 le cose non sono cambiate e mi sa che sarà il termine che ci accompagnerà ancora per un po’ di anni. L’essere umano ha sempre raccontato bugie. Si ode ancora l’eco delle parole di Caino che alla domanda di Dio: Dov’è tuo fratello?, risponde: Non lo so, sono forse io il custode di mio fratello. Che lunga storia ha la menzogna! Solo che ora si hanno a disposizione dei mezzi per dirla più velocemente e diffonderla più diffusamente. Una menzogna ben orchestrata fa il giro del mondo in pochi secondi.

Uno dei miei teologi preferiti, Ebherard Jüngel, dice che la menzogna … è eminentemente aggressiva. Diversamente dalla fede, sì, sì o no, no, la menzogna dice sì ma intende no e dice no ma intende sì. Il suo obiettivo è rendere inaffidabile la realtà. Diffondere l’insicurezza. Quando non c’è più sicurezza e regna l’inaffidabilità i bugiardi salgono al potere, diventano famosi. Ed ecco che la menzogna mostra il suo volto aggressivo contro chi è più debole. Contro chi dice la verità. Contro. Sì, perché la menzogna ha bisogno di nemici, di essere contro qualcuno o contro qualcosa. Vi faccio un solo esempio, per capire come funzionano le fake news: sapete quanti stranieri sono arrivati in Italia nel 2017? Sono stati 119.000. Sapete quanti italiani sono emigrati all’estero nello stesso anno? Sono stati 200.000. Qual è l’emergenza? Sono gli sbarchi, oppure il fatto che i nostri giovani si laureano in Italia e vanno a lavorare a Londra? Qual è la vera emergenza?

Le parole sono soffocate dalle menzogne. E noi che siamo i discepoli e le discepole del nostro maestro Gesù Cristo dobbiamo restituire la verità alle parole. Sapete cos’è la verità? Non è altro che qualcosa che non si vede immediatamente. È qualcosa che chiede tempo, uno sguardo attento, degli occhi vigili e delle orecchie sensibili alle vibrazioni delle parole. Dobbiamo imparare a svelare la verità, perché la verità è ovunque; dobbiamo imparare a riconoscerla se vogliamo contrastare la menzogna e ridare vita alle parole.

E impareremo che la verità è fatta di poche parole. Sì, sì e no, no. Il nostro secondo passo nel seguire il maestro è ridurre la quantità di parole. Siamo sommersi dalle parole. La vita quotidiana è un susseguirsi di parole senza pause. Eppure le pause sorreggono le parole, danno al pensiero il tempo di riflettere. Le pause sono le ancelle del silenzio. E il silenzio è l’orizzonte di ogni discorso. Senza silenzio e senza pause non riusciamo più a pensare. Non riusciamo neppure più a credere. Si crede nell’ascolto silenzioso di una parola che si fa carne. Ormai quando qualcuno parla, l’altro gli parla sopra. In una trasmissione televisiva pochi momenti di silenzio creano il panico. Il silenzio viene letto come un problema. Il silenzio produce l’agitazione. Anche in chiesa c’è poco silenzio. Se fossi un legislatore istituirei il giorno del silenzio. E non solo: il giorno del pensare. E non solo: il giorno dell’ascolto. E non solo: il giorno di poche parole.

Se vogliamo che la parola che salva, il Dio che è la parola, giunga nei cuori delle persone, non dobbiamo straparlare. L’annuncio dell’evangelo non è una cantilena assordante. L’annuncio è fatto di poche parole, pronunciate mentre si ascoltano gli altri con attenzione, mentre si fa spazio ai dubbi e alle paure. Mentre si prende sul serio l’incredulità ormai diffusa, soprattutto tra i giovani. Poche parole, come se fossero semi, gettati lì, nel terreno arido del cuore umano. Poche parole d’amore. Di vero interesse per l’altro. Parole che si potranno ricordare. Parole che tocchino il cuore. Per questo motivo è necessario il silenzio. Perchè avere a disposizione queste poche parole non è semplice. Bisogna esercitarsi nella lettura lenta della Bibbia, nella meditazione, nella preghiera, nel silenzioso ascolto della voce di Dio. E dopo tanti esercizi giungeranno i pochi spiccioli di parole necessari per dire agli altri la buona notizia dell’amore di Dio, della parola che si è fatta carne. Della salvezza che si è lasciata mettere in croce. Della morte che è stata vinta. Della luce eterna della risurrezione che illumina la nostra speranza.

Se vogliamo dare valore alle parole, dobbiamo dire poche parole. Nella costante ricerca della verità, per contrastare la menzogna che ogni giorno grida a squarciagola. Ma resta il terzo passo da compiere. Forse quello più difficile: dobbiamo diventare noi stessi le parole che diciamo. Dobbiamo incarnarci nelle nostre parole. Le nostre parole devono corrispondere alle nostre azioni. Dobbiamo diventare dei maestri dell’evangelo che sono credibili come maestri perché sono anche testimoni dell’evangelo. E qui il nostro Maestro barra Testimone, Gesù Cristo, ci ha dato l’esempio con la sua vita. Egli non ha predicato bene e razzolato male. Ma ha fatto le cose che ha dette.

Se le parole hanno perso valore oggi è anche perché si è persa la credibilità della chiesa, la credibilità dei cristiani. Le persone torneranno in chiesa se solo noi facciamo quel che diciamo. E se proviamo a fare quel che diciamo, impareremo anche a dire di meno e impareremo a ricercare la verità.

Oggi che le parole sono inflazionate, c’è bisogno di credibili testimoni dell’evangelo che abbiano il coraggio anche di dire: Non è vero quel che dici. Che abbiano il coraggio di proporsi come esempio: Vedi, faccio così perché credo questo. Che siano pronti ad opporre la resistenza del silenzio a chi grida e poi sappiano dire la parola necessaria e sappiano metterla in pratica per svergognare i violenti.

Le parole hanno perso valore. Ma noi crediamo ancora nella forza della parola, la parola che salva, la parola che si è fatta carne. E dobbiamo farci discepoli di questa parola, oggi! Di una parola che ha detto il sì di Dio alla nostra salvezza in modo chiaro e in modo altrettanto chiaro ha detto no alla menzogna. A questa parola che si chiama Gesù Cristo noi ci affidiamo. Amen

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