In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

di Paolo Curtaz

Oggi è la festa di san Mattia apostolo, scelto dal gruppo dei Dodici in sostituzione di Giuda dopo la Pentecoste, per ristabilire il progetto originario di Gesù. Un apostolo di riserva entrato in campo sul finire della partita…
La maggioranza delle nostre vite sono piccine e insignificanti agli occhi del mondo. Intorno a noi ci si fa credere che esistano molteplici possibilità, vite straordinarie e realizzate, percorsi capaci di condurci alla fama e alla ricchezza. Quante bugie! I destini del mondo sono in mano a poche persone che conservano con astuzia il loro potere. A tutti noi è data una minima possibilità di realizzazione in questi tempi così severi ed impegnativi! Per quanto possediamo delle qualità e ci impegniamo, il fatto di realizzare i nostri sogni è legato a infinite variabili. Quasi sempre finiamo col fare l’unico lavoro che abbiamo trovato e di amare l’unica persona che ha voluto stare con noi… Ed ecco la buona notizia: come Mattia, Dio ci tira in ballo quando meno ce lo aspettiamo. Se abbiamo passato la nostra vita su una panchina al bordo del campo di gioco, se abbiamo visto tanti altri passarci davanti e giocare, ciò non significa che siamo perdenti o incapaci. Forse agli occhi del mondo, ma non agli occhi di Dio che ci valorizza e ci fa giocare la partita della salvezza. Animo, allora, e pronti a entrare in campo!

Quanto bene voglio a san Mattia apostolo di cui oggi facciamo memoria! La prima comunità, trasformata e riempita di Spirito, ha piena consapevolezza (finalmente!) del grande progetto che Dio ha sull’umanità e che ha realizzato in Gesù. E si rende conto che questo progetto li vede coinvolti: è la comunità a rendere presente il Signore, ad annunciarlo, celebrarlo, viverlo. Perciò i discepoli sentono forte la necessità di tornare ad essere Dodici. Giuda ha gettato la spugna, ha lasciato. E si avverte il bisogno di ricostruire quell’unità simbolica, quell’essere “dodici” che richiama fortemente la storia delle tribù di Israele. Unità simbolica: i diversi elenchi che troviamo nei sinottici testimoniano che non era poi così importante “quali” dodici (gli elenchi sono diversi fra loro!). E così decidono di scegliere un sostituto fra coloro che hanno seguito fin dall’inizio. Tirano a sorte e la sorte sceglie Mattia, l’apostolo di riserva, rimasto in panchina fino alla fine del secondo tempo della partita. Ci sono vite così: gregari che aspettano in panchina e che Dio rende protagonisti quando meno se lo aspettano. Forse anche noi.

A volte abbiamo l’idea che la Chiesa sia una specie di monolite granitico che non cambia mai idea od opinione, che vive con la paura di spostare una virgola di ciò che vive. Invece il vangelo ci consegna una realtà estremamente dinamica, che non teme di decidere, sapendo di essere assistita dalla luce dello Spirito. L’idea di restare “dodici”, un numero simbolico e nulla più, spinge gli apostoli a far entrare nel proprio gruppo un candidato di riserva, Mattia, che aveva seguito Gesù fin dalla Galilea. Ancora oggi la Chiesa deve prendere delle decisioni su argomenti che Gesù non ha affrontato esplicitamente, e lo fa ispirandosi alle sue parole, alla sua visione, osando poi concretizzarle in scelte non sempre facili e scontate. La Chiesa, quindi, conserva sì il tesoro del deposito della fede, ma con intelligenza, facendo dialogare l’essenziale con la concretezza delle situazioni, come quando deve affrontare la spinosissima questione di far entrare i pagani nel gruppo dei discepoli, cosa affatto scontata. Che san Mattia, apostolo di riserva, che è stato in panchina fino alla fine del secondo tempo della partita, insegni alla Chiesa attuale ad osare le scelte, restando sempre fedele allo spirito del vangelo.