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Testo integrale:
Testo parte 1:
CRISTIANI E MUSULMANI:
dialogo nella verità (parte 1)
Tonino Falaguasta Nyabenda
PREFAZIONE
“La Chiesa incoraggia e promuove il dialogo non solo tra se stessa e le altre tradizioni religiose, ma anche quello tra le varie tradizioni religiose stesse. Questa è una via nella quale essa svolge il suo ruolo come un ‘sacramento, vale a dire uno strumento di comunione con Dio e di unità fra tutti i popoli’ (Concilio Vaticano II nel documento Lumen Gentium, n° 1). Essa è esortata dallo Spirito a incoraggiare tutte le istituzioni e i movimenti religiosi a incontrarsi, a entrare in collaborazione e a purificare se stessi al fine di promuovere la verità e la vita, la santità, la giustizia, l’amore e la pace, le dimensioni di quel Regno che, alla fine dei tempi, Cristo riconsegnerà a Suo Padre (leggere: 1Corinti 15, 24). In questo modo il dialogo interreligioso è veramente parte del dialogo di salvezza iniziato da Dio” (Consiglio Pontificio per il dialogo interreligioso, “Il dialogo e l’annuncio”, n° 80, 19 maggio 1991).
Il dialogo è necessario!
Il dialogo è Missione!
E’ lo scopo di questo libretto.
Una parola chiara
Cristiani e Musulmani rappresentano più o meno la metà della popolazione mondiale per quel che riguarda la religione. E’ importante conoscersi dunque. E’ importante dialogare. Ma sempre nel rispetto della verità. Il Concilio Vaticano II (1962-1965) ha parlato apertamente a questo proposito. La dichiarazione NOSTRA AETATE , del 28 ottobre 1965, ha detto testualmente: “La Chiesa guarda con stima… i Musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano anche di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti nascosti di Dio, come si è sottoposto Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscono Gesù come Dio, lo venerano però come profeta; onorano la sua Madre Vergine Maria e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio ricompenserà tutti gli uomini risuscitati” (Nostra aetate n.° 3).
Il primo atteggiamento da avere con i Musulmani è il rispetto, che deve essere reciproco, perché Dio è il Creatore di tutto e di tutti (Genesi 1, 1-31; Corano 2, 21-22). L’arroganza non permette nessun dialogo e soprattutto la verità viene calpestata. Nella sura (= capitolo) terza al versetto 110 si legge: “Voi siete la migliore comunità (= Islam) che sia stata suscitata tra gli uomini, raccomandate le buone consuetudini e proibite ciò che è riprovevole e credete in Allah. Se la gente della Scrittura (= Ebrei e Cristiani) credesse, sarebbe meglio per loro; ce n’è qualcuno che è credente, ma la maggior parte di loro sono empi” (Corano, tradotto da Hamza Roberto Piccardo, pagina 76, Roma, 2016. Le citazioni vengono sempre da questo testo).
I Musulmani sono convinti di far parte di una religione fondata da Maometto, dopo l’Ebraismo e il Cristianesimo e credono pertanto di avere il privilegio della verità e della completezza della rivelazione. Ma l’abbé Kibwila Alphonse Marie de la Croix, un prete congolese, collaboratore della rivista “Afriquespoir” (edita dai Missionari Comboniani a Kinshasa in RD Congo), fa questa riflessione: “Secondo la Bibbia cristiana, inaugurando i tempi messianici previsti da tempo dai profeti d’Israele, l’arcangelo Gabriele annuncia all’Immacolata Vergine Maria l’Incarnazione mistica in lei del Messia, il Figlio unico e beneamato di Dio, Gesù salvatore dell’umanità peccatrice (Luca 1, 26-38). Ora, sette secoli più tardi, lo stesso Dio Unico, che ha creato Adamo e Abramo (personaggi comuni con l’Islam), avrebbe inviato, nel 610 della nostra era, lo stesso arcangelo Gabriele per annunciare a un uomo, Maometto, che Lui, Dio si era in qualche modo sbagliato, perché il vero e unico ‘inviato, investito di una missione divina’, è solo Maometto! (Leggere: Corano 2, 285; 3, 81; ecc.). Dunque, dopo tanti secoli di distrazione divina, di persecuzioni e di martiri inutili (da parte dei Cristiani), Colui che Gesù ha chiamato ‘Mio Padre’ (Giovanni 2, 16) rivela che Gesù figlio di Maria era un impostore, un semplice profeta e non un ‘Dio, Figlio di Dio’ (Giovanni 1, 1-14)”.
La riflessione dell’abbé Kibwila Alphonse Marie de la Croix tocca l’essenziale del problema dei rapporti tra Cristianesimo e Islam. E’ importante allora cercare di capire e di mettere in chiaro la verità. Perché resta sempre vero che “la verità vi farà liberi” (Giovanni 8, 32), dinanzi a Dio che ha misericordia per tutta l’umanità. San Paolo, in un testo molto importante inviato al suo discepolo Timoteo, afferma: “Raccomando, dunque, prima di tutto, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni e rendimenti di grazie in favore di tutti gli uomini… Questa infatti è una cosa bella e gradita al cospetto del Salvatore, nostro Dio, il quale vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2, 1-4). La salvezza (e cioè la comunione con Lui) è per l’umanità intera, e non solo per una parte.
Le statistiche: Islam e Cristianesimo a confronto
La popolazione del mondo, alla metà del 2017, si aggirava sui sette miliardi e cinquecento milioni di abitanti. Dal punto di vista religioso, il Cristianesimo continua ad essere la religione più diffusa. L’Islam arriva in seconda posizione. Ma secondo il Pew Research Center (= istituto americano di ricerca, specializzato nel mondo delle religioni, con sede a Washington), tra circa 20 anni, il numero dei figli dei Musulmani sarà leggermente superiore a quello dei Cristiani. Il fattore demografico è importante. Tutti sanno che le donne musulmane considerano la prolificità una benedizione. Non per niente il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan ha invitato le donne musulmane, nell’aprile del 2017, a fare almeno 5 figli: il futuro dell’Europa sarebbe loro assicurato. Del resto lo diceva già Houari Boumédiène (1932-1978), presidente dell’Algeria, alla sede dell’ONU a New York, nel 1974: “Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l’emisfero sud per irrompere nell’emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria“.
Questa profezia si sta avverando ai nostri giorni. E buona parte degli immigrati che approdano, soprattutto in Europa, sono musulmani. Questi nuovi arrivati stanno cambiando la geografia umana del vecchio continente. La zona dove il Cristianesimo è in crescita, anche per la prolificità delle donne, è l’Africa sub sahariana. I Cristiani vi passeranno dal 26% al 42% tra meno di vent’anni. A livello del pianeta, la prolificità dei Musulmani cambierà il panorama religioso del mondo. I Cristiani infatti sono attualmente 2,3 miliardi e rappresentano il 31% degli abitanti della terra. I Musulmani invece sono il 24%. Ma tra il 2015 e il 2060 la popolazione mondiale avrà un incremento del 32%, raggiungendo, secondo le previsioni, i 9,6 miliardi di esseri umani. Di questi, il 31% saranno Musulmani e i Cristiani di tutte le Confessioni il 32%. Per quel che riguarda l’Europa (Vittoria Prisciandaro su “Jesus” 2017, n° 5, pagina 9), la popolazione cristiana passerà dal 24% al 14%. Attualmente vi vivono 555 milioni di Cristiani (260 milioni di Cattolici, 200 milioni di Ortodossi, 80 milioni di Protestanti, 30 milioni di Anglicani, circa). Per il momento i Musulmani in Europa sono 32 milioni (in Italia 1,5 milioni, ma con gli ultimi sbarchi di immigrati, ci avviciniamo ai 2 milioni).
Che cosa pensano dell’occidente e del mondo cosiddetto cristiano i Musulmani? Sempre secondo Pew Research Center, i Musulmani pensano che gli “occidentali” sono egoisti (68%), violenti (66%), avidi (64%). E questi sono concetti totalmente negativi. Per la positività, gli occidentali sarebbero onesti (33%), tolleranti (31%), generosi (29). Per quel che riguarda la shari’a o legge islamica, il 99% degli abitanti dell’Afganistan la vorrebbero come legge fondamentale del loro paese, così pure il 91% degli Iracheni. Da notare che Afghanistan e Iraq sono stati “liberati” dagli occidentali. Sono dello stesso parere i Palestinesi (89%), i Marocchini (83%), gli Indonesiani (72%). Fra i popoli musulmani che meno vorrebbero la shari’a: gli Albanesi (12%), i Kosovari (15%) e i Turchi (12%), nonostante che il loro presidente, Recep Tayyip Erdogan, sia dichiaratamente musulmano praticante.
E’ chiaro che l’Islam è un fenomeno religioso profondamente radicato nel mondo intero, come il Cristianesimo del resto. E il dialogo diventa una necessità. Nell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco, pubblicata il 24 novembre 2013, si legge: “In quest’epoca acquista una notevole importanza la relazione con i credenti dell’Islam, oggi particolarmente presenti in molti paesi di tradizione cristiana, dove essi possono celebrare liberamente il loro culto e vivere integrati nella società. Non bisogna mai dimenticare che essi, ‘professando di avere fede in Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale’. Gli scritti sacri dell’Islam conservano parte degli insegnamenti cristiani; Gesù Cristo e Maria sono oggetto di profonda venerazione ed è ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi. Al tempo stesso, molti di loro sono profondamente convinti che la loro vita, nella sua totalità, è di Dio e per Lui. Riconoscono anche la necessità di rispondere a Dio con un impegno etico e con la misericordia verso i più poveri” (EG n.° 252).
L’invito del Papa è da accogliere. Ma è anche importante vedere con realismo la situazione e analizzare criticamente i vari punti della fede coranica in rapporto alla fede cristiana. E’ anche quello che suggerisce Samir Khalil Samir, un gesuita egiziano che conosce l’Islam dall’interno ed è uno dei massimi esperti di Islamologia. Terremo presente in questo scritto anche degli apporti di profondi conoscitori dell’Islam come: Giuseppe Scattolin, missionario comboniano, che ha passato la sua vita in Egitto studiando il Sufismo, Cristoforo Veglia, Adel Theodor Khoury, Robert Spencer, Armando Ciappa, missionario comboniano in Sudan, Rodney Stark, americano, specialista delle religioni, François Jourdan, islamologo francese, Alain Bésançon e tanti altri.
Dio nella Bibbia
Cominciamo con la presentazione in breve del Dio cristiano, secondo la Bibbia. In questo modo sarà facilitata la comprensione della differenza dell’idea di Dio (= Allah) nel Corano. Dio nella Bibbia è il primo (Isaia 41, 4) ed è anche l’ultimo (Isaia 48, 12). Dio non ha bisogno di presentarsi; non ha origine né divenire. Egli è il creatore di tutto ciò che esiste e la sua esistenza si impone. Ma è chiaro che la conoscenza vera di Dio è opera di Gesù, il figlio di Dio. Infatti: “Nessuno ha mai visto Dio; soltanto il Figlio che è nel seno del Padre lo ha fatto conoscere” (Giovanni 1, 18).
Rivelandosi a Mosè, Dio manifesta il suo interesse per l’uomo e anche il progetto della sua salvezza: “Ho visto l’oppressione del mio popolo che è in Egitto…Voglio scendere a liberarlo” (Esodo 3, 7-8). Mosè disse a Dio, che si manifestava nel roveto ardente: “Chi sono io, perché vada dal Faraone?”. E il Signore di aggiungere: “Io sarò con te”. E Mosè, non pago, aggiunse: “Qual è il tuo nome?”. E la risposta: “Io sono Colui che sono” (Esodo 3, 14). Tutto ciò viene riassunto nel nome Jhwh(in lettere dell’alfabeto ebraico: yod, he, waw, he), che nessuno può pronunciare, tanto che la lettura del sacro tetragramma viene dimenticata (in effetti le vocali, che permetterebbero di pronunciare il nome di Dio, vennero aggiunte dai Masoreti (= da Masorah : tradizione), eruditi ebrei di Tiberiade e di Gerusalemme, che hanno operato dal 1° al 10° secolo dopo Cristo). Solo il sommo sacerdote, entrando nel Santo dei Santi, durante la festa dello Yom kippur (= nel 2017 ricorreva il 29-30 settembre), poteva pronunciare il nome Jhwh e questo una volta all’anno.
La rivelazione piena di Dio è opera di Gesù, sia per i pagani che cercano Dio a tastoni (Atti 17, 27) che per i Giudei, privilegiati a causa dell’elezione, resi capaci di sperimentare Dio come un essere vivente che li chiamava al dialogo (Ebrei 1, 1). Il mistero impenetrabile di Dio è svelato da Gesù: “Tutto ciò che ho inteso dal Padre mio ve l’ho fatto conoscere” (Giovanni 15, 15). Così scopriamo questo segreto, cioè l’amore che Dio ha per noi e che Lo definisce: “Dio è carità” (1° Giovanni 4, 8 e 16). Il Dio di Gesù Cristo è il Padre suo che chiama con tenerezza: “Abbà” (= papà). E questo Dio Padre, possedendo la divinità senza riceverla da nessuno, la dona tutta intera al Figlio che genera da tutta l’eternità e allo Spirito Santo nel quale tutt’è due si uniscono (Xavier Léon-Dufour, “Dizionario di Teologia Biblica”, 1980, p. 274 ss.). L’incontro del Padre e del Figlio avviene nello Spirito Santo e questa unione non significa possesso dell’uno nell’altro, ma donazione. La loro unione è un dono e produce un dono. Per questo il Dio di Gesù Cristo è Trinità (= Padre, Figlio e Spirito Santo), la cui essenza consiste nel donarsi. La salvezza dell’umanità realizzata dal Figlio di Dio è un’opera di amore e di donazione. San Paolo poteva dunque scrivere: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2° Corinzi 13, 13). E cioè la grazia (= salvezza o comunione con Dio che diventa beatitudine nell’eternità) è un dono dato dalla Trinità, concesso dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.
Dio (= Allah) nel Corano
Passiamo al Corano e sempre in maniera stringata. Adel Theodor Khoury (islamologo libanese) sostiene giustamente che la fede in Dio è al centro dell’Islam. L’Islam si presenta come un teocentrismo stretto. A Dio bisogna dare una sottomissione totale (= Islam). Egli è il Creatore, ma Egli opera nel mondo raramente e gli uomini pertanto Lo invocano in casi di estrema necessità (Adel Theodor Khoury, “I fondamenti dell’Islam”, 1999, p. 121 ss.). Dice il Corano: “Di’: ‘A chi appartiene la terra e ciò che contiene? Ditelo se lo sapete’. Risponderanno: ‘Allah’… Dì: ‘Non lo temete dunque?’…” (Corano 23, 84 e 87). Questo Dio era già conosciuto dagli Ebrei e dai Cristiani ed Egli era il Signore della Ka’ba (= antica costruzione a forma di cubo, luogo sacro dell’Islam).
Partendo da questo presupposto, il Corano non cerca di provare l’esistenza di Dio, ma di chiarire la natura della sua azione nella creazione e nella vita degli uomini. Dio è dunque creatore del mondo; ha creato la terra in due giorni (Corano 41, 9), e il mondo intero in sei (Corano 11, 7). Egli ha creato l’uomo, formato di polvere (Corano 18, 37) e di argilla. “E quando il tuo Signore disse agli angeli: ‘Creerò l’uomo con argilla secca, tratta da mota impastata; quando poi lo avrò plasmato e avrò insufflato in lui del mio spirito, prosternatevi davanti a lui’. E gli angeli tutti si prosternarono” (Corano 15, 28-30).
L’opera della creazione non è stata completata una volta per sempre, perché Dio continua a creare e sostenere il mondo e l’uomo in ogni momento. Tutta l’umanità dunque nasce per una continua creazione. Dice il Corano: “E’ Lui che vi ha fatto nascere da un solo individuo”(Corano 6, 98). Adamo (Corano 3, 65) ha avuto nello stesso modo la sua prima compagna, Eva (Corano 39, 6). La continua creazione del mondo e degli uomini da parte di Dio fa comprendere che per l’Islam la realtà non ha una continuità interna, ma è solo la composizione infinita di molti momenti. Le leggi naturali sono una serie di fenomeni sempre nuovi. Il valore intrinseco delle cose dipende solo dall’agire divino. Questo si chiama atomismo in filosofia (Khoury, ibidem, p. 125).
Questa concezione di Dio e della creazione, secondo Rodney Stark , sociologo delle religioni presso la Baylor University in Texas (USA), non ha permesso, nelle regioni di cultura islamica, lo sviluppo della scienza, che si è avuto nei paesi di tradizione cristiana. Nel Corano infatti non si afferma mai che Allah, una volta messa in moto la creazione, l’abbia poi lasciata continuare ad esistere autonomamente. Egli interviene continuamente e può cambiare le cose a suo piacimento. Dice il Corano: “Sono stati forse creati dal nulla oppure sono essi stessi i creatori? O hanno creato i cieli e la terra?” (Corano 52, 35-36). E altrove il Corano dice: “Non vedete come Allah vi ha sottomesso quel che è nei cieli e sulla terra e ha diffuso su di voi i Suoi favori, palesi e nascosti? Ciononostante vi è qualcuno fra gli uomini che polemizza a proposito di Allah senza avere né scienza, né guida, né un libro luminoso (= il sublime Corano)” (Corano 31, 20).
Del resto alcuni nomi di Allah, fra i 99 del rosario musulmano, sono indicativi di questa realtà. Il nome numero 12: Allah creatore; il nome numero 18: Allah sostentatore; il nome numero 60: ogni cosa ritorna ad Allah; il nome numero 64: Allah è esistente per sé; il nome numero 76: Allah è invisibile; il nome numero 95: Allah è incomparabile, eccetera.
Allora gli sforzi di formulare le leggi naturali sarebbero blasfemi in quanto sembrerebbero negare la libertà di agire di Allah (Rodney Stark, “Il trionfo del Cristianesimo”, 2012, p. 375). Se invece, come dice Giovanni Keplero (1571-1630), astronomo tedesco, Dio è un Creatore intelligente, autore di un universo razionale, la scienza non fa che scoprire l’ordine che Egli ha imposto nel mondo e lo può esprimere in un linguaggio matematico. Anche Albert Einstein, fisico celeberrimo, inventore della Relatività Generale (1879-1955), ha affermato che la cosa più incomprensibile dell’universo è il fatto che sia comprensibile. E questo dimostra che la creazione è immersa nella razionalità.
Al-Ghazali (1058-1111), il più importante filosofo e teologo dell’Islam, nativo della Persia e studiato anche da san Tommaso d’Aquino (1225-1274), sostenne che in natura non ci sono leggi: crederlo sarebbe blasfemo, perché si negherebbe la libertà di Allah. Secondo Robert Spencer, un professore americano studioso dell’Islam, questo spiegherebbe per quale motivo il Corano non avrebbe favorito la ricerca scientifica e filosofica, perché dipinge Allah come sovrano assoluto, totalmente privo di vincoli (Robert Spencer, “Guida all’Islam e alle Crociate”, 2015, p. 142).
Gesù, visita di Dio
Il Cristianesimo viene da Gesù. L’Islam invece è stato fondato da Maometto. Bisogna allora parlare di queste due persone e dei rapporti che sono intercorsi fra questi due fondatori di religioni. Per i Cristiani, parlare di Gesù è sempre definirlo come Gesù Cristo. Il primo nome (Gesù) è il nome della persona, il secondo (Cristo) quello della funzione. La Chiesa associa in un’intima relazione il titolo della funzione (= salvatore, figlio di Dio , mediatore, profeta, parola di Dio, ecc.) e la persona storica e cioè Gesù di Nazareth, figlio di Maria, discendente di Davide, come i Vangeli ne parlano.
Il Corano parla di Gesù, che chiama ‘Isa. Evidentemente quando si parla di ‘Isa, si pensa a Gesù. Infatti secondo il Corano, la sua nascita è stata prevista dai profeti. “Quando gli Angeli dissero a Maria: ‘O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola da Lui proveniente; il suo nome è il Messia’!” (Corano 3, 45). Gesù è puro, senza peccato, nato da una Vergine. Dice il Corano: “E ricorda colei che ha mantenuto la sua castità. Insufflammo in essa del nostro Spirito e facemmo di lei e di suo figlio un segno per i mondi”(Corano 21, 91). Gesù poi è il Messaggero di Dio: “Il Messia Gesù, figlio di Maria, non è altro che un messaggero di Allah, una sua parola che Egli pose in Maria, uno Spirito da Lui proveniente” (Corano 4, 171).
E’ importante presentare quello che il Corano dice di Gesù: presentare gli aspetti positivi e quelli negativi. Soprattutto se il lettore di queste note è una persona di formazione cristiana. Ci sono delle formulazioni negative nel Corano a riguardo di Gesù: ad esempio la sura 3, 55; la sura 4, 156.171; la sura 5, 72.73.116; la sura 9, 30; la sura 19, 34-35;la sura 43, 49.
Queste formulazioni negative a riguardo di Gesù possono essere riassunte nei cinque punti seguenti.
1°- Gesù non è Dio e Dio non è Gesù. Dice il Corano: “Sono certamente miscredenti quelli che dicono: ‘Allah è il Messia figlio di Maria’” (Corano 5, 17).
2°- Gesù ‘Isa non è una divinità accanto ad Allah. Dice il Corano: “E quando Allah dirà: ‘O Gesù figlio di Maria hai forse detto alla gente: Prendete me e mia madre come due divinità all’infuori di Allah?, risponderà: ‘Gloria a Te! Come potrei dire ciò di cui non ho il diritto? Se lo avessi detto, Tu certamente lo sapresti, ché Tu conosci quello che c’è in me e io non conosco quello che c’è in Te. In verità sei il Supremo conoscitore dell’inconoscibile’!” (Corano 5, 116).
3° – Gesù non è la terza persona di una Trinità che comprende Dio e anche Maria. Dice il Corano: ” Sono certamente miscredenti quelli che dicono: ‘In verità Allah è il terzo di tre’. Mentre non c’è Dio all’infuori del Dio Unico” (Corano 5, 73). 4° – Gesù ‘Isa non è figlio di Allah. Dice il Corano: “Dicono i Giudei: ‘Esdra è figlio di Allah’ e i Nazareni (= i Cristiani) dicono: ‘Il Messia è figlio di Allah’. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati!” (Corano 9, 30).
5° – Gesù ‘Isa non è morto in croce. Dice il Corano: “(I Giudei) dissero: ‘Abbiamo ucciso il Messia figlio di Maria, il Messaggero di Allah!’. Invece non l’hanno né ucciso né crocifisso, ma così parve loro… Ma Allah lo ha elevato fino a sé” (Corano 4, 157-158).
Ora presentiamo le Affermazioni positive che ci sono nel Corano a riguardo di Gesù ‘Isa: è Messia, cioè scelto e onorato. E’ figlio di Maria (Corano 21, 91). E’ un messaggero di Allah (Corano 5, 75). Ha la dignità di profeta (Corano 2, 87). Avrebbe anche annunciato la venuta di Maometto.
Esaminiamo allora questa affermazione. Il Corano dice testualmente: “E quando Gesù figlio di Maria disse: ‘O Figli d’Israele, io sono veramente un Messaggero di Allah a voi inviato, per confermare la Torah che mi ha preceduto, e per annunciarvi un Messaggero che verrà dopo di me, il cui nome sarà Ahmad‘. Ma quando questi giunse loro con le prove incontestabili, dissero: ‘Questa è magia evidente’!” (Corano 61, 6).
Fermiamoci ad analizzare questa frase. Davvero Gesù nel Vangelo ha predetto la venuta di Maometto? Si legge infatti nel Corano: “A coloro che seguono il Messaggero, il Profeta illetterato che trovano chiaramente menzionato nella Toràh e nell’Injil…Coloro che crederanno in lui (= Maometto), lo onoreranno, lo assisteranno e seguiranno la luce che è scesa con lui, invero prospereranno ” (Corano 7, 157). Alcuni Musulmani credono che nel Vangelo di Giovanni 16, 7, dove Gesù dice: “Ma io vi dico la verità: è meglio per voi che io parta; perché, se non parto, il Paraclito non verrà a voi”, ci sia il riferimento alla profezia menzionata nel Corano. Si tratta della parola greca paràkletos. Sappiamo che in ebraico e in arabo le vocali sono state aggiunte in seguito e quindi potrebbero anche essere state spostate. Alcuni commentatori pertanto leggerebbero la parola paràkletos, che significa consolatore, come fosse scritto perìklytos, che significa glorioso, in arabo Ahmad, pseudonimo di Maometto. Quindi la predizione del Corano sarebbe esatta. Ma quello che dicono i ricercatori musulmani non è possibile, perché in greco anche le vocali sono sempre state scritte assieme alle consonanti. Difatti abbiamo almeno 70 manoscritti (papiri e pergamene), in lingua greca, del Nuovo Testamento, antecedenti il tempo di Maometto. Tutti quanti scrivono la parola greca paràkletos.
Ma il Gesù, ‘Isa nel Corano, è davvero il Cristo, figlio di Maria? Già a proposito di Maria c’è una certa confusione . A volte si parla di Maria di Nazareth, e a volte di Maria, la sorella di Mosé (Corano 3, 35-37 e 19, 28). Il vero Gesù di Nazareth, della tradizione cristiana, quella del Nuovo Testamento, non è quello del Corano, anche se molti elementi si possono accettare. ‘Isa del Corano non è Gesù Cristo del Vangelo. Difatti i Cristiani di lingua araba hanno tradotto Gesù ebraico (= Yehoshu’a) con Yasu’.
‘Isa non è Gesù
Chi non conosce l’arabo, aprendo il Corano tradotto in italiano, scopre che si parla di Gesù ed è tutto contento, specialmente se è Cristiano. E anche i Musulmani sono d’accordo. Ma è una trappola. Purtroppo i traduttori hanno preso l’abitudine di rendere il nome arabo coranico ‘Isa con Gesù. Ma non è esatto (François Jourdan, “Dio dei Cristiani, Dio dei Musulmani”, 2010, p. 169 ss.). Anche se si legge che ‘Isa è figlio di Maria, vergine e madre, fa miracoli, è definito Messia, è un verbo proveniente da Dio, ecc., ‘Isa non è Gesù. In arabo cristiano Gesù è Yasu’.
Come si può allora chiarire la questione? In ebraico Yeshu’ (o Yeshua’ di Neemia 8, 17) è il diminutivo di Yehoshu’a ossia Giosuè (Esodo 17, 9), che vuol dire: “Il Signore salva”. Nel Vangelo di Matteo si legge il messaggio che san Giuseppe ha ricevuto in sogno da un Angelo del Signore : “Giuseppe, figlio di Davide – gli disse il messaggero celeste,- non temere di prendere con te Maria, tua sposa: ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Matteo 1, 20-21). Il nome di Gesù è molto appropriato per il figlio di Maria di Nazareth, perché i Vangeli lo definiscono come Cristo e Figlio di Dio (Marco 1, 1) ed Egli è il Salvatore dell’umanità.
E’ importante conoscere come si è arrivato al Gesù del Vangelo e a ‘Isa del Corano. Nella Bibbia in arabo Giosué è reso con Yashu’. Nella Bibbia dei “Settanta” (= traduzione greca eseguita ad Alessandria d’Egitto nel terzo secolo prima di Cristo), l’ebraico Yehoshu’a è trascritto con la forma ellenizzata Iesous. Nei Vangeli, prendendo dal greco Iesous, abbiamo Gesù, nella lingua italiana. Sia la forma estesa sia il diminutivo, in ebraico e in greco, lo stesso nome si trascrive alla stessa maniera. Gesù dunque in arabo cristiano si trascrive Yasu’ e non ‘Isa.
Allora perché nel Corano e nel mondo islamico Gesù è chiamato ‘Isa? Sembra che il nome arabo che più si avvicina a ‘Isa, sia ‘Ysu, cioè Esaù. Dei fenomeni fonetici, che qui sarebbe difficile spiegare, giustificano questa ipotesi. Nel Corano si parla di Giacobbe (Corano 19, 49), ma non del suo fratello gemello Esaù, come fa la Bibbia (Genesi 25, 19 ss.). Maometto conosceva la tradizione giudaica, perché a Medina conviveva con la popolazione ebraica dei Banù Quraydha, fino alla scoperta del loro tradimento e alla loro terribile punizione, nel 627 dopo Cristo, anno 5° dell’egira: gli uomini sono stati sgozzati, le donne e i bambini furono fatti schiavi schiavi.
Nella tradizione ebraica si collegavano i popoli vicini geograficamente con legami di parentela simbolici. Nel libro della Genesi, al capitolo 36, Esaù è identificato con Edom e cioè con un nemico di Israele (Salmo 83, 6-7). Secondo François Jourdan, nel periodo postbiblico, la figura di Esaù-Edom è identificata con l’avversario più importante d’Israele, che era l’Impero Romano (François Jourdan, “Dio dei Cristiani, Dio dei Musulmani”, 2010, p. 174). Quando con l’avvento dell’Imperatore Costantino il Grande (274-337), l’Impero Romano è diventato Cristiano, Esaù-Edom diventerà Rumi, nome che da sempre i Musulmani hanno utilizzato per indicare i Cristiani. Non per niente la sura 30 ha come titolo Al-Rum (= i Romani di Bisanzio o Cristiani).
Leggendo il Corano, si capisce subito che Maometto conosceva meglio l’Ebraismo del Cristianesimo, anche se una delle sue tredici donne, si chiamava Maryam bint Shamoon al-Quptiya ed era cristiana, dono del Governatore bizantino di Alessandria d’Egitto, nel 629. Per esempio, il termine coranico Injìl, (= Vangelo), il libro islamico sceso sul profeta ‘Isa è al singolare. I Vangeli cristiani sono notoriamente quattro e i libri del Nuovo Testamento sono 27. Forse Maometto non voleva dare l’impressione di essere simile ai Cristiani, usando il termine Yasu’, per dire Gesù, nome evitato anche dagli Ebrei. Di questo parere è pure Ludovico Marracci (1612-1700), celebre orientalista che ha pubblicato una traduzione in latino del Corano, nel 1698. Anche Theodor Nòldeke (1836-1930), un grande orientalista tedesco e profondo conoscitore delle lingue semitiche, è di questo parere e sosterrebbe che il Corano ha modificato di proposito il nome del Gesù cristiano, per rispecchiare volutamente la mentalità più diffusa al tempo di Maometto. Alain Bésançon, storico francese delle religioni, constata che i Cristiani sono felici di vedere il grande posto che Gesù e Maria hanno nel Corano. Ma si sbagliano. Il Gesù e Maria del Corano sono solo omonimi: hanno in comune cioè il nome e basta.
Tonino Falaguasta
Missionari Comboniani – Cordenons (PN)