Lectio della V Domenica di Pasqua (A)
Giovanni 14,1-12


Io sono la via, la verità e la vita 

Siamo al cap. 14 di Gv, al primo discorso di addio perché Giovanni mette un altro discorso di addio al cap. 15-16 che pone l’attenzione sulla comunione di vita con Lui, che va intensificato per mezzo della pratica del comandamento dell’amore vicendevole. Invece nel cap. 14 Gesù insiste sulla fedeltà dei discepoli alla sua Parola. Gesù invita a non turbarsi.

v.1-3: non si turbi… in questo primo discorso Gesù cerca di consolare i discepoli esortandoli alla fiducia in Lui, nel nostro testo dice: “abbiate fede in Dio…” ma la traduzione vera è “ma credete in Dio,” cioè continuate a credere in Dio e pure a me continuate a credere. Credere in Gesù come Figlio è credere in Dio come Padre. Già in Gv 10,30 abbiamo visto “Io e il Padre siamo una cosa sola” “ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate che il Padre è in me e io nel Padre” (v.38). In Gv 12 dice: “chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato” (vv. -44-46). Gesù stesso che aveva fatto esperienza del turbamento in vari momenti della sua vita (11,33; 13,21), cerca di dare coraggio e rimuovere ogni sentimento di tristezza nei discepoli. Egli infatti usa lo stesso verbo (έταράχτη Turbare) nella Risurrezione di Lazzaro 11,33 e nell’annunzio del tradimento di Giuda 13,21. Usa anche alla fine di questo cap. 14 al versetto 27, ripeti la frasi identica del versetto 1 “non sia turbato il vostro cuore”. Gesù vuole assicurare ai suoi che è una partenza temporanea, perché va a prepararli un posto. Cioè si riferisce alla comunione di vita con Dio e quando egli avrà preparato il posto, ritornerà a prendere i suoi discepoli affinché “dove sono io siate anche voi”. Lo scopo della partenza di Gesù è ben preciso “va a preparare un posto” nella casa del Padre. Per noi cristiani è una certezza che al di là, cioè nella casa del Padre nessuno verrà escluso, perché ogni uno riceverà la sua dimora secondo il suo merito. Gesù va ma torna, va a preparare il posto e poi ritorna a prendere con sé i suoi discepoli

vv.4-5: Gesù fa un passo in avanti perché dal tema del posto dove va a preparare passa a quello della via: “dove vado io, voi conoscete la via”. Sembra che egli vuole proprio dire: che per giungere al Padre, bisogna passare per mezzo del Figlio. Abbiamo già visto prima che lo scopo del Maestro è quello di rafforzare la fede dei discepoli. Loro dovrebbero conoscere già tutto, ma rimane ancora un discorso misterioso, di qui la domanda di Tommaso: “non sappiamo dove vai come possiamo conoscere ma via?”; Tommaso sembra proprio un lento nel credere, è lui che nella morte di Lazzaro dice: “andiamo anche noi a morire con Lui!” (11,16), è lui che per credere bisogna toccare con le mani il fianco di Gesù (20,24-29). Per Tommaso la via è una strada, invece Gesù parla della mediazione per arrivare al Padre.

vv.6-7: Ora Gesù spiega ai discepoli: “io sono la via la verità e la vita” questa è la frasi centrale di tutto questo brano. Gesù spiega rivelandosi. Già in 11,25 aveva detto a Marta sorella di Lazzaro: “Io sono la risurrezione e la vita chi crede in me, anche se muore vivrà,” come per dire: Sono io che do la vita, se tu credi … Abbiamo visto all’inizio di questo capitolo che Gesù vuole rafforzare la fede dei discepoli, e come sa che sono lenti a capire, parla piano piano, con tenerezza. Dice Gesù infatti: Io sono la via per chiunque voglia raggiungere la meta. Ma aggiunge altre due parole importante per l’evangelista: Verità e vita; in 1,4 dice: “in Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”; se leggiamo il cap. 10, è un continuo ripetere di Gesù “il buon Pastore offre la vita per le sue pecore” vv. 11; 14; 17; 18, 28 “Io sono venuto perché “abbiano la vita in abbondanza” (v.10). Ancora nel prologo Giovanni dice: “la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (v. 17). Di per sé Gesù non dice cose strane, vuole solo rendere partecipi i discepoli della stessa eredità che egli possiedi. Se conoscete me, dovreste conoscere anche il Padre, perché “io e il Padre siamo una cosa sola” (10,30).

vv.8-9: Penso che a questa domanda di Filippo, Gesù se sia messo le mani nei capelli, se ero io avrei detto, ma sei proprio lento nel capire le cose; è da tempo che vi sto spiegando e ancora non capite niente. Ci fa ricordare i discepoli di Emmaus, quando Gesù dice “lenti e tardi di cuore nel credere alle parole dei profeti…” (Lc 24,25). Filippo, dice Gesù, “chi ha visto me, ha visto il Padre”. Filippo sappiamo che è uno dei primi chiamato da Gesù (Gv 1,43-46), è quello che Gesù ha interpellato nella moltiplicazione dei pani (Gv 6,5), lui che ha accolto ed espresso i desideri dei greci che vogliono vedere il Signore (12,21-22). Di esperienze con Gesù ne aveva fatte, ma non basta solo vedere con gli occhi, bisogna fare l’esperienza del cuore. E questo per ritornare ai discepoli di Emmaus dopo la lunga chiacchierata con il pellegrino si dicono uno all’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32).

vv.10-12: Gesù risponde a Filippo con pazienza, sa che i discepoli sono ancora molto lenti, per questo sta cercando di tranquillizzarli prima di ritornare al Padre. “Non sia turbato il vostro cuore” (v.1), come per dire, per capire il Padre, bisogna fissare lo sguardo sul Figlio. Non credi tu questo? “Io sono nel Padre e il Padre è in me” è quasi la stessa risposta che Gesù diede ai giudei increduli (10,37-38). Gesù trasforma la domanda di Filippo in un invito a tutti i discepoli: “credete in Dio e credete anche a me” (v.1). Perché chi crede in Lui può partecipare del suo stesso potere “chi credi in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”. Per noi cristiani Gesù, la sua persona, la sua vita, e la sua storia è lo spazio in cui Dio si è reso visibile e conoscibile. Nell’incarnazione del Figlio di Dio l’invisibilità di Dio si è dissolta: il Dio invisibile ci è venuto vicino, raggiungibile e conoscibile. L’uomo è in cerca di Dio e questa sua ricerca di Dio non è una sovrastruttura, bensì la struttura più intima del suo essere. Dio si è reso visibile e raggiungibile nell’esistenza storica di Gesù, nella sua prassi di accoglienza, nella sua dedizione alla verità, nel suo amore che ha trovato il suo momento più espressivo sulla Croce.

Maria Chiara Zulato
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