Giovedì della II settimana di Pasqua
Atti degli Apostoli 5,27-33:
Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo.
Giovanni 3,31-36: Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Commento

di L.M. Epicoco
Ciò che può sembrare complicato nel Vangelo di oggi in realtà non lo è, perché Gesù sta cercando di stabilire qual è il punto di vista privilegiato, superiore, rispetto agli altri. La superiorità di Gesù non è la superiorità degli uomini, è la superiorità di chi sta in alto appunto, di chi viene dal cielo e ha visto le cose per ciò che sono veramente. E fa impressione pensare che Gesù dall’alto della Croce vede meglio di quelli che stanno in basso. Chi soffre capisce la vita in maniera più profonda. Chi è inchiodato su una Croce guarda la realtà come Dio la guarda dal cielo, ma solo a patto che quella croce sia un’esperienza di santificazione e non di disperazione. Si può essere crocifissi e stare sottoterra, e si può essere crocifissi e stare in alto. Gesù ci ha donato una posizione nuova per le nostre croci. Il calvario era un’altura, non una fossa. So che è difficile da accettare, ma la superiorità di cui parla Gesù, la si ottiene non dominando ma caricandosi la propria Croce fin su i nostri personali Calvari. Credere nel Figlio significa seguirlo fin la su. In fin dei conti ce l’aveva detto:
chi mi ama mi segua”.
In quel “seguire” si gioca tutto il nostro “credere”. Anzi si gioca tutto. In questo senso allora la fede è un cambio di prospettiva, ma essa non viene dalle idee ma da ciò che ci accade. È la vita stessa che molto spesso ci chiama a conversione, cioè ci chiama a capovolgere le nostre visuali. Ma in questi capovolgimenti delle volte impariamo a leggere anche una bellezza nascosta che per molto tempo era rimasta nascosta alla nostra vista, e che in un capitombolo che ci è accaduto, d’un tratto ci è apparsa così evidente, così chiara, così struggente. Negli occhi di chi soffre a volte c’è così tanta bellezza, o tanta disperazione. Da quegli occhi si capisce in che posto è stata piantata la loro croce. Un cristiano sa bene che più sale e più deve scendere nella realtà alla maniera di Cristo che
si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8).    
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di Paolo Curtaz
Gesù racconta ad uno spaesato Nicodemo il cuore del suo messaggio: egli è venuto per rendere testimonianza al Padre perché lui e Dio sono una cosa sola. Gesù vuole smontare l’idea approssimativa di Dio che l’uomo si è fatta, ma anche l’idea a volte zoppicante che ne ha Israele. Dio non è uno che ti premia se ti comporti osservando scrupolosamente i suoi precetti, come pensavano i farisei, ma colui che desidera salvarti e opera perché questa salvezza si realizzi. Gesù manifesta il vero volto di Dio: siamo talmente abituati a questa affermazione da non sobbalzare più quando la udiamo! La domanda birichina da porci, allora, è sempre la stessa: il Dio in cui credo è il Dio di Gesù? Conosco molti cristiani che hanno una qualche idea religiosa ma che, spesso, di Dio si fanno un’idea davvero orribile! Tutta la nostra vita diventa una conversione dall’idea di Dio che portiamo nel cuore a quella splendida e adulta raccontata da Gesù. Leggere e meditare correttamente la Parola, scrutarne il significato animati dallo Spirito e guidati dall’esperienza millenaria della comunità cristiana ci permette di verificare continuamente la verità della nostra fede.

Meditazione di Papa Francesco
“Gesù prega per noi davanti al Padre, mostrando le sue piaghe”

La Prima Lettura continua la storia che era incominciata con la guarigione dello storpio presso la Porta Bella del Tempio. Gli apostoli sono stati portati davanti al sinedrio, poi sono stati inviati in carcere, poi un angelo li ha liberati. E questa mattina, proprio quella mattina, dovevano uscire dal carcere per essere giudicati, ma erano stati liberati dall’angelo e predicavano nel Tempio (cfr At 5,17-25). «In quei giorni, [il comandante e gli inservienti] condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio» (v. 27); sono andati a prenderli nel Tempio e li hanno portati nel sinedrio. E lì, il sommo sacerdote li rimproverò: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome?» (v. 28) – cioè nel nome di Gesù – e voi, «ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e anche volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo» (v. 28). Perché gli apostoli, Pietro soprattutto, e Giovanni rimproveravano ai dirigenti, ai sacerdoti, di aver ucciso Gesù. E allora Pietro rispose insieme agli apostoli con quella storia: “Bisogna obbedire a Dio, noi siamo obbedienti a Dio e voi siete i colpevoli di questo” (cfr At 5,29-31). E accusa, ma con un coraggio, con una franchezza, che uno si domanda: “Ma questo è il Pietro che ha rinnegato Gesù? Quel Pietro che aveva tanta paura, quel Pietro che era pure un codardo? Come mai è arrivato qui?”. E finisce anche dicendo: «E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che è con noi, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono» (cfr v. 32). Qual è stata la strada di questo Pietro per arrivare a questo punto, a questo coraggio, a questa franchezza, a esporsi? Perché lui poteva arrivare a dei compromessi e dire ai sacerdoti: “Ma state tranquilli, noi andremo, parleremo un po’ con un tono più basso, non vi accuseremo mai in pubblico, ma voi lasciateci in pace …”, e arrivare a dei compromessi.

Nella storia, la Chiesa ha dovuto fare questo tante volte per salvare il popolo di Dio. E tante volte, lo ha anche fatto per salvare se stessa – non la Santa Chiesa, ma i dirigenti. I compromessi possono essere buoni e possono essere cattivi. Ma loro potevano uscire attraverso il compromesso. No! Pietro ha detto: “Niente compromesso. Voi siete i colpevoli” (cfr v. 30), e con questo coraggio.

E come Pietro è arrivato a questo punto? Perché era un uomo entusiasta, un uomo che amava con forza, anche un uomo timoroso, un uomo che era aperto a Dio al punto che Dio gli rivela che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, ma poco dopo – subito – si lascia cadere nella tentazione di dire a Gesù: “No, Signore, per questa strada no: andiamo per l’altra”: la redenzione senza Croce. E Gesù gli dice: “Satana” (cfr Mc 8,31-33). Un Pietro che passava dalla tentazione alla grazia, un Pietro che è capace di inginocchiarsi davanti a Gesù e dire: “allontànati da me che sono peccatore” (cfr Lc 5,8), e poi un Pietro che cerca di cavarsela, senza farsi vedere e per non finire in carcere rinnega Gesù (cfr Lc 22,54-62). È un Pietro instabile, perché era molto generoso e anche molto debole. Qual è il segreto, qual è la forza che ha avuto Pietro per arrivare qui? C’è un versetto che ci aiuterà a capire questo. Prima della Passione, Gesù disse agli apostoli: «Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano» (Lc 22,31). È il momento della tentazione: “Sarete così, come il grano”. E a Pietro dice: “E io pregherò per te, «perché la tua fede non venga meno»” (v. 32). È questo il segreto di Pietro: la preghiera di Gesù. Gesù prega per Pietro, perché la sua fede non venga meno e possa – dice Gesù – confermare nella fede i fratelli. Gesù prega per Pietro.

E questo che ha fatto Gesù con Pietro, lo fa con tutti noi. Gesù prega per noi; prega davanti al Padre. Noi siamo abituati a pregare esù perché ci dia questa grazia, quell’altra, ci aiuti, ma non siamo abituati a contemplare Gesù che fa vedere al Padre le piaghe, a Gesù, l’intercessore, a Gesù che prega per noi. E Pietro è stato capace di fare tutta questa strada, da codardo a coraggioso, con il dono dello Spirito Santo grazie alla preghiera di Gesù.

Pensiamo un po’ a questo. Rivolgiamoci a Gesù, ringraziando che Lui prega per noi. Per ognuno di noi Gesù prega. Gesù è l’intercessore. Gesù ha voluto portare con sé le piaghe per farle vedere al Padre. È il prezzo della nostra salvezza. Dobbiamo avere più fiducia; più che nelle nostre preghiere, nella preghiera di Gesù. “Signore, prega per me” – “Ma io sono Dio, io posso darti …” – “Sì, ma prega per me, perché Tu sei l’intercessore”. E questo è il segreto di Pietro: “Pietro, io pregherò per te «perché la tua fede non venga meno»” (Lc 22,32).

Che il Signore ci insegni a chiedergli la grazia di pregare per ognuno di noi.

Giovedì, 23 aprile 2020