Liturgia
Lunedì della II settimana di Pasqua
Atti degli Apostoli 4,23-31: Terminata la preghiera, tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza.
Giovanni 3,1-8: Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Commento
di don David Arcangeli
Nicodemo va da Gesù di notte, non solo per non farsi vedere dagli altri Farisei, ma anche perché la notte rappresenta la sua incomprensione della persona di Gesù. Egli è affascinato dai segni che Gesù compie, comprende che Gesù non potrebbe farli senza la potenza di Dio, ma è lontano dall’afferrare chi sia veramente Gesù.
La fede non è infatti il frutto di una riflessione su Gesù ma di una comunicazione della vita che proviene da Dio, e che Nicodemo non ha ancora ricevuto.
I termini con cui il Vangelo di Giovanni esprime questa comunicazione divina sono legati alla generazione, alla nascita, al parto. Si tratta di un rinascere “dall’alto”. In greco questa parola “dall’alto” può essere anche compresa come “di nuovo”: Nicodemo fraintendendo Gesù, capisce “di nuovo” e pensa ad una rinascita nel grembo della madre, una sorta di reincarnazione. Questo fraintendimento ne rivela uno ancor più profondo: ciò che lo spirito umano può immaginare è al massimo un ritorno in vita o una reincarnazione, come in alcune correnti religiose orientali. Invece ciò che Gesù indica è qualcosa di fondamentalmente diverso, è una riplasmazione del nostro essere ad opera di Dio, che accade quando nel nostro cuore viene acceso il dono della fede.
È il dono dell’acqua, ossia dello Spirito Santo, che ci purifica, ci dona la vita e ci mette in comunione con Dio, come suoi figli.
Non è sufficiente ricevere il battesimo da bambini, per essere rigenerati: è necessario che le energie spirituali presenti in potenza per il battesimo, diventino attive in noi con il dono dello Spirito Santo. Il battesimo nello Spirito Santo è ciò che accade quando da adulti riscopriamo la fede e cominciamo a camminare da figli in modo più consapevole. Siamo improvvisamente rinati dall’alto e una nuova vita sgorga in noi, un’acqua che zampilla per sempre e che si comunica agli altri.
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di Paolo Curtaz
Nicodemo è incuriosito da Gesù, ne è affascinato. È un uomo retto, un uomo di Legge, come potrebbe un peccatore compiere i prodigi che Gesù compie? Ma ha paura, teme il giudizio impietoso dei suoi amici farisei, del Sinedrio, non è opportuno manifestare simpatia per il Galileo: va da Gesù di notte. Quante persone conosco che sono come lui! Spaventate dal giudizio degli altri, intimoriti nel definirsi “credenti” o, peggio del peggio, “cattolici”! Persone che pensano di apparire antiquate rispetto ad una presunta modernità che, bene o male, relega il fattore religioso negli “interessi” personali e soprattutto riservato a persone emotivamente instabili… Ma Gesù lo accoglie ugualmente, non lo respinge, e lo invita a riflettere: per cambiare deve avere il coraggio di rinascere dall’alto, deve avere il coraggio di cambiare mentalità. Sembra impossibile, è vero, ma lo Spirito può davvero convertire chiunque, far cambiare la direzione di una barca a vela. E così sarà per il pavido Nicodemo che, alla fine della sua sofferta ricerca, non avrà paura di schierarsi per chiedere il corpo straziato del Maestro, non temerà più il giudizio di un mondo che ormai sperimenterà come “vecchio”…
Meditazione di Papa Francesco
“Nascere dallo Spirito”
Quest’uomo, Nicodemo, è un capo dei giudei, un uomo autorevole; sentì la necessità di andare da Gesù. Andò di notte, perché doveva fare con un po’ di equilibrio, perché coloro che andavano a parlare con Gesù non erano guardati bene (cfr Gv 3,2). È un fariseo giusto, perché non tutti i farisei sono cattivi: no, no; c’erano anche farisei giusti. Questo è un fariseo giusto. Sentì l’inquietudine, perché è un uomo che aveva letto i profeti e sapeva che questo che Gesù faceva era stato annunciato dai profeti. Sentì l’inquietudine e andò a parlare con Gesù. «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come Maestro» (v. 2): è una confessione, fino a un certo punto. «Nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui» (v. 2). E si ferma. Si ferma davanti al “dunque”: Se io dico questo … dunque! … E Gesù ha risposto. Rispose misteriosamente, come lui, Nicodemo, non se l’aspettava. Rispose con quella figura della nascita: «se uno non nasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio» (v. 3). E lui, Nicodemo, sente confusione, non capisce e prende ad litteram quella risposta di Gesù: “ma come si può nascere se uno è adulto, una persona grande?” (cfr v. 4) Nascere dall’alto, nascere dallo Spirito. È il salto che la confessione di Nicodemo deve fare e lui non sa come farla. Perché lo Spirito è imprevedibile. La definizione dello Spirito che Gesù dà qui è interessante: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (v. 8), cioè libero. Una persona che si lascia portare da una parte e dall’altra dallo Spirito Santo: questa è la libertà dello Spirito. E chi fa questo è una persona docile e qui si parla della docilità allo Spirito.
Essere cristiano non è soltanto compiere i Comandamenti: si devono fare, questo è vero; ma se tu ti fermi lì, non sei un buon cristiano. Essere cristiano è lasciare che lo Spirito entri dentro di te e ti porti, ti porti dove lui vuole. Nella nostra vita cristiana tante volte ci fermiamo come Nicodemo, davanti al “dunque”, non sappiamo il passo da fare, non sappiamo come farlo o non abbiamo la fiducia in Dio per fare questo passo e lasciare entrare lo Spirito. Nascere di nuovo è lasciare che lo Spirito entri in noi e che sia lo Spirito a guidarmi e non io e qui: libero, con questa libertà dello Spirito che tu non saprai mai dove finirai.
Gli apostoli, che erano nel Cenacolo, quando venne lo Spirito uscirono a predicare con quel coraggio, quella franchezza (cfr At 2,1-13) … non sapevano che sarebbe successo questo; e lo hanno fatto, perché lo Spirito li guidava. Il cristiano non deve fermarsi mai soltanto al compimento dei Comandamenti: si deve fare, ma andare oltre, verso questa nascita nuova che è la nascita nello Spirito, che ti dà la libertà dello Spirito.
È quello che è accaduto a questa comunità cristiana della prima Lettura, dopo che Giovanni e Pietro sono tornati da quell’interrogatorio che hanno avuto con i sacerdoti. Questi andarono dai loro fratelli, in questa comunità, e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. E la comunità, quando udì questo, tutti insieme, si spaventarono un po’. (cfr At 4,23) E cosa hanno fatto? Pregare. Non si sono fermati a misure prudenziali, “no, adesso facciamo questo, andiamo un po’ più tranquilli …”: no. Pregare. Che fosse lo Spirito a dire loro cosa dovessero fare. Innalzarono la loro voce a Dio dicendo: «Signore», (v. 24) e pregano. Questa bella preghiera di un momento buio, di un momento che devono prendere delle decisioni e non sanno cosa fare. Vogliono nascere dallo Spirito, aprono il cuore allo Spirito: che sia Lui a dirlo … E chiedono: “Signore, Erode, Ponzio Pilato con le nazioni e i popoli di Israele si sono alleati contro il tuo Santo Spirito e Gesù” (cfr v.27), raccontano la storia e dicono: “Signore, fa’ qualcosa!”. «E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce – quelle del gruppo dei sacerdoti – e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola» (v.29) chiedono la franchezza, il coraggio, di non avere paura: «stendendo la tua mano affinché si compiano guarigioni, segni e prodigi nel nome di Gesù». (v.30) «E quando ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò, e tutti furono colmati di Spirito Santo e predicavano la Parola di Dio con franchezza». (v.31) È successa una seconda Pentecoste, qui.
Davanti alle difficoltà, davanti a una porta chiusa, che loro non sapevano come andare avanti, vanno dal Signore, aprono il cuore e viene lo Spirito e dà loro quello di cui hanno bisogno e vanno fuori a predicare, con coraggio, e avanti. Questo è nascere dallo Spirito, questo è non fermarsi al “dunque”, al “dunque” delle cose che ho sempre fatto, al “dunque” del dopo i Comandamenti, al “dunque” dopo le abitudini religiose: no! Questo è nascere di nuovo. E come si prepara uno a nascere di nuovo? Con la preghiera. La preghiera è quella che ci apre la porta allo Spirito e ci dà questa libertà, questa franchezza, questo coraggio dello Spirito Santo. Che mai saprai dove ti porterà. Ma è lo Spirito.
Che il Signore ci aiuti ad essere sempre aperti allo Spirito, perché sarà Lui a portarci avanti nella nostra vita di servizio al Signore.
Lunedì, 20 aprile 2020