Domenica delle palme
George Bernanos
L’ENTRATA TRIONFALE.
E guarda, a proposito, quell’episodio dell’entrata trionfale a Gerusalemme io lo trovo così bello! Nostro Signore si è degnato assaggiare il trionfo come tutto il resto, come la morte, non ha rifiutato nulla delle nostre gioie, non ha rifiutato che il peccato. Ma la sua morte, diamine!, l’ha curata, non vi manca nulla.
Invece, il suo trionfo, è un trionfo per bambini, non ti pare? Un’immagine di Épinal, con l’asinello, le fronde verdi, e la gente di campagna che batte le mani. Una parodia gentile, un po’ ironica, delle magnificenze imperiali. Nostro Signore sembra sorridere – Nostro Signore sorride spesso -, ci dice: «Non prendete troppo sul serio questo genere di cose; ma infine ci sono dei trionfi legittimi, non è proibito trionfare; quando Giovanna d’Arco rientrerà in Orléans sotto i fiori e le orifiamme, con la sua bella tunica di panno d’oro, non voglio che creda di far del male. Poiché ci tenete tanto, miei poveri ragazzi, l’ho santificato, il vostro trionfo, l’ho benedetto, come ho benedetto il vino delle vostre vigne». E, quanto ai miracoli, nota bene, è la stessa cosa. Non ne fa più del necessario. I miracoli sono le immagini del libro, le belle immagini.
Bernanos, Diario di un curato di campagna, pp. 173-174
IL TRIONFO DA SCHERZO
Francois Mauriac
All’alba dovettero supplicarlo: «Soprattutto non passar la notte nella città, vieni a nasconderti qui, la sera». La folla batteva alla porta. Gli avevano condotto un somarello. Egli montò sulla bestia e si avanzò in mezzo alle grida dei fanciulli e delle donne. Mani agitavano dei ramoscelli. Eccolo dunque, il giorno sognato dall’uomo di Keriot! Egli aveva creduto che il Maestro, alla testa d’un popolo armato e fanatico, la corona in fronte, avrebbe fatto tremare i Romani davanti alla sua onnipotenza…
E quella speranza mette capo al trionfo derisorio di un Rabbi estenuato, già promesso al patibolo, d’un fuorilegge che dà a testa china nella trappola, in mezzo a una marmaglia imbecille. Ben possono stendere i loro vestiti sotto le zampe dell’asinello e acclamare il Nazzareno Figlio di Davide e Re d’Israele: ciascuno di quegli osanna aggiunge una spina alla sua corona, una punta alle corregge degli staffili che lo flagelleranno.
I Farisei protestavano: «Non avete vergogna! Fateli tacere! ». Allora il povero trionfatore, dall’alto del suo asino, lanciò la sublime sfida ove Dio si manifesta: «Se costoro tacciono, le pietre grideranno!».
E già sorgono, nel cielo del mattino, la.città e il Tempio. Il Cristo non ne distoglie più gli occhi. Lazzaro gli ha spremuto le sue prime lagrime. Ora è sulla città, che piange. Non la maledice. Decifra la sua spaventevole storia; geme:
«Se tu conoscessi, anche tu, in questo giorno che ti è dato, ciò che farebbe la tua pace! Ma ora queste cose sono celate ai tuoi occhi. Verranno su te dei giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, t’investiranno e stringeranno da ogni parte; ti rovesceranno a terra, te e i tuoi figli che sono nel tuo seno, e non lasceranno nella tua cinta pietra su pietra, poiché non hai conosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Mauriac, Vita di Gesù, pp. 118-119