14 Marzo
Matilde di Germania.
Figura chiave della politica “Madre” per i bisognosi

Santa Matilde di Germania fa parte della schiera di testimoni femminili del Vangelo appartenenti a casate nobili che durante il Medioevo hanno lasciato un segno profondo nella storia e nella cultura europea. Fu, infatti, una figura chiave nelle vicende politiche della Sassonia del X secolo e una “madre” per i bisognosi. Era nata verso l’895 e aveva sposato Enrico, duca di Sassonia e poi re di Germania dal 919 al 936, anno in cui rimase vedova. Dovette quindi agire da mediatrice tra i primi due figli, Ottone ed Enrico, che si contendevano la successione al trono del padre. Nonostante l’impegno di Matilde per l’unità della famiglia, i parenti osteggiavano la sua attività a favore degli ultimi, arrivando ad allontanarla della corte. Venne però poi riammessa, anche se lei decise di passare gli ultimi anni in un monastero. Morì nel 968.
Altri santi. Sant’Alessandro di Pidna, martire (II-III sec.); san Lazzaro di Milano, vescovo (V sec.).
Matteo Liut
Avvenire
Donna e madre attiva, conscia delle proprie responsabilità
Matilde. Principessa, felicemente sposata, madre responsabile di famiglia non senza problemi coi figli (anche lei!), regina di Germania e dichiarata santa dalla Chiesa.
(…) È interessante notare che gli agiografi della regina Matilde avrebbero potuto offrire un’immagine convenzionale della sua santità: insistendo magari sulla sua pia vedovanza e sui legami con monasteri e abbazie. Presentarono invece la sua santità come qualcosa di cresciuto all’interno della sua scelta di vita familiare. Matilde è santa perché ha vissuto santamente il suo essere sposa, il suo essere madre e anche il suo essere regina, con tutte le incombenze proprie di questo stato, non semplice. Potremmo dire che in lei c’è una santità regale, matrimoniale, e familiare. I suoi biografi ci hanno mostrato una santità autentica acquisita giorno dopo giorno in seno alla propria famiglia, nelle gioie e dolori che essa comporta. Veniva proposto così un nuovo modello di santità, diverso da quello vissuto nei monasteri e nelle abbazie.
Naturalmente anche il marito Enrico era d’accordo con il suo modo di vivere. In una delle biografie si risponde alle voce che già circolava di avere Enrico sposato una monaca, troppo dedita alla preghiera. “Nottetempo… Matilde si alzava, e all’insaputa del marito, abbandonava la camera reale per consacrarsi alla preghiera e ritornare a Dio che lei amava d’un amore puro e serviva con una fede senza tentennamenti. Chi avrebbe dubitato che essa poteva agire così senza che il re non lo sapesse? E di fatto egli se ne accorse, ma faceva finta d’ignorarlo, sapendo che le azioni di Matilde erano buone ed utili ad entrambi. Dava quindi il suo consenso a tutto ciò che lei desiderava”.
Un ultima annotazione. Appena il marito Enrico morì, Matilde chiese al primo sacerdote che era digiuno di pregare per il defunto marito. Gli diede un suo braccialetto dicendogli: “Ricevi questo oggetto d’oro e canta la messa delle anime”. Sembra che questo sia stato uno dei primi esempi di preghiera di suffragio per le anime. La vedova Matilde non cessava di essere unita spiritualmente al marito anche se defunto. Ella si sentiva ancora “responsabile” di lui perché lo amava ancora, e voleva la salvezza della sua anima. Anche dopo la morte di uno dei coniugi, la coppia di sposi cristiani rimaneva una piccola comunità legata da un amore eterno e indissolubile.
Le preghiere dell’uno servivano (e servono ancora oggi) alla salvezza dell’altro. Il matrimonio veniva visto in questo modo come un autentico ed importante strumento di salvezza per i coniugi. È importante notare, inoltre, la stupefacente visione positiva del matrimonio cristiano. Era visto come un autentico “luogo” di circolazione della grazia di Dio.
Quanti sposi cristiani vivono il loro matrimonio come un “circolo virtuoso” di grazie reciproche come lo è stato per Enrico e Matilde?
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino