12 Marzo
Luigi Orione.
Camminando al passo di chi è rimasto indietro

Essere testimoni della carità significa sapersi piegare sulle ferite dell’umanità e camminare assieme a chi rischia di rimanere indietro nel turbinio provocato dall’incedere della storia. San Luigi Orione visse immerso nel suo tempo e fu maestro di carità, padre di una numerosa famiglia religiosa istituita per dare speranza alle nuove generazioni e ai deboli. Nato a Pontecurone (Alessandria) il 23 giugno 1872, nel 1886 entrò nell’oratorio di Torino diretto da san Giovanni Bosco. Nel 1889 era nel Seminario di Tortona, dedicandosi ai giovani e inaugurando nel 1892 il primo oratorio intitolato a San Luigi, seguito dal collegio di San Bernardino. Ordinato prete nel 1895, fondò la Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza e le Piccole Missionarie della Carità, gli Eremiti della Divina Provvidenza e le Suore Sacramentine. Morì a Sanremo nel 1940.
Altri santi. San Mamiliano di Palermo, vescovo e martire (V sec.); beata Aniela Salawa, terziaria francescana (1881-1922).
Matteo Liut
Avvenire
Canonizzazione – OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Sesta Domenica di Pasqua, 16 maggio 2004
“Uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo” (At 15,26). Queste parole degli Atti degli Apostoli ben possono applicarsi a san Luigi Orione, uomo totalmente donato alla causa di Cristo e del suo Regno. Sofferenze fisiche e morali, fatiche, difficoltà, incomprensioni e ostacoli di ogni tipo hanno segnato il suo ministero apostolico. “Cristo, la Chiesa, le anime – egli diceva – si amano e si servono in croce e crocifissi o non si amano e non si servono affatto” (Scritti, 68,81).
Il cuore di questo stratega della carità fu “senza confini perché dilatato dalla carità di Cristo” (ivi, 102,32). La passione per Cristo fu l’anima della sua vita ardimentosa, la spinta interiore di un altruismo senza riserve, la sorgente sempre fresca di una indistruttibile speranza.
Quest’umile figlio di un selciatore proclama che “solo la carità salverà il mondo” (ivi, 62,13) e a tutti ripete che “la perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini” (ivi).