9 Marzo
Domenico Savio.
Autentico testimone del Risorto 


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Qualsiasi età è quella giusta per diventare santi, perché il messaggio di Cristo è una chiamata universale a ritrovare se stessi e a vivere la verità. San Domenico Savio non ebbe molti anni per coltivare il proprio percorso di fede, poiché morì poco prima di compiere 15 anni nel 1857, ma riuscì ad essere un autentico testimone del Risorto tra i coetanei e davanti agli adulti. Era nato a Riva di Chieri nel 1842 e fin da piccolissimo aveva coltivato un’amicizia speciale con Gesù. Il maestro sacerdote nel 1854 lo presenta a don Bosco, il quale coglie in Domenico qualcosa di diverso, portandolo a Valdocco. Qui il ragazzo visse con l’intento di diventare santo attraverso gesti e scelte concrete. Fu particolarmente devoto a Maria.Altri santi. Santa Francesca Romana, religiosa (1384-1440); santa Caterina da Bologna, vergine (1413-1463)

Matteo Liut
Avvenire

L’INCONTRO CON DON BOSCO: “MI AIUTI A FARMI SANTO?”

L’incontro tra i due santi avvenne nel cortile della casetta dei Becchi il 2 ottobre 1854. Si parlarono a lungo, poi Domenico domandò: “Allora, che pensa di me? Mi porterà a Torino per studiare?”. Don Bosco, sapendo che la mamma del Savio era una sarta, rispose: “Mi pare che in te ci sia della buona stoffa… può servire a fare un bell’abito da regalare al Signore”. E Domenico: “Dunque io sono la stoffa. Lei ne sia il sarto, mi prenda con lei e farà un bell’abito per il Signore”. Poche settimane dopo, il 22 ottobre, il giovane approdava all’oratorio di Valdocco. Nell’ufficio di Don Bosco fece la sua prima traduzione dal latino. Sulla parete campeggiava il motto che il santo aveva fatto suo facendosi prete: Da mihi animas, coetera tolle, dammi le anime prenditi il resto: “Ho capito”, commentò il ragazzo: “Qui si cercano anime per il Signore. Spero che anche la mia sarà del Signore”. L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria, che Pio IX in quello stesso giorno proclamava solennemente come dogma di fede, Domenico – riferisce Don Bosco – “compiute le sacre funzioni in chiesa, col consiglio del confessore andò avanti all’altare di Maria, rinnovò le promesse fatte nella prima comunione, poi disse: ‘Maria, vi dono il mio cuore: fate che sia sempre vostro, Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei! Ma per pietà, fatemi morire piuttosto che m’accada la disgrazia di commettere un solo peccato’”. Da quel momento, Don Bosco cominciò a osservare attentamente la condotta esemplare del giovane e a prendere nota degli episodi più significativi. La primavera successiva, precisamente il 24 giugno, cadeva l’onomastico di Don Bosco, il quale scherzosamente aveva chiesto ai suoi ragazzi – per “pagare la festa” – di indicare su un biglietto quale regalo desiderassero da lui. Domenico scrisse: “Mi aiuti a farmi santo”. Don Bosco gli indicò la “ricetta” giusta per la santità: allegria, osservare i doveri di studio e di preghiera, far del bene agli altri. Da quel momento fino alla morte Domenico si sforzò di essere esemplare in tutto: si notavano in lui una pietà profonda unita a una serena allegria; e un impegno speciale per venire in aiuto ai compagni, magari giocando con uno che era trascurato dagli altri, facendo ripetizione a chi ne aveva bisogno, o assistendo quelli malati. Circa un anno dopo, il Savio ebbe un’idea: formare un gruppo di ragazzi per far del bene insieme, una specie di società che chiamò Compagnia dell’Immacolata e che fu subito approvata da Don Bosco.

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