Riflessione domenicale
VII Domenica del Tempo Ordinario (A)
Matteo 5,38-48

Quale legge governa la nostra vita?

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”.
Ma io vi dico di non opporvi al malvagio…
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”.
Ma io vi dico: amate i vostri nemici…

Salita verso la vetta del monte

Il vangelo continua a presentarci il primo discorso programmatico di Gesù “sul monte”. Si tratta della “costituzione”, la Magna Carta del nuovo popolo, introdotta dalle Beatitudini. Domenica scorsa Gesù ci aveva rivelato lo scopo della sua missione: dare pieno compimento alla Legge e ai Profeti! E ci aveva presentato quattro esempi, in forma di antitesi, per spiegarci il senso e lo spirito della nuova Legge.
Oggi ci presenta altri due casi. Si tratta della vetta di questo percorso, che ci offre degli orizzonti straordinari, ma che può causare anche un senso di vertigine: Amate i vostri nemici! Se riusciamo, però, ad abituare il nostro sguardo a questo orizzonte, allora il percorso sulle alte cime del vangelo ci farà respirare un’aria nuova e offrirà un senso di leggerezza e di libertà che non abbiamo mai sperimentato!

Quinta antitesi: “Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio”.

Questa quinta antitesi usata da Gesù parte dalla cosiddetta legge del taglione (a tale ingiustizia corrisponde tale castigo), ripresa dal Levitico (24,19-20) e che troviamo nel Codice di Hammurabi (re babilonese regnante dal 1792 al 1750 a.C.), il primo codice conosciuto che regola i rapporti sociali. Lo scopo di questa legge era di impedire la sproporzione tra il crimine e il castigo, caso che vediamo ben esemplificato in Lamec, discendente di Caino: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette” (Genesi 4,23-24).
A questo ‘progresso’ Gesù ne aggiunge un altro che, però, si presenta smisuratamente benevolente verso il colpevole: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra…”.

Sesta antitesi: “Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”.

Questa sesta antitesi è senz’altro la più sconvolgente. È anche l’apice del messaggio di Gesù e del suo vangelo. Diventerà il distintivo del cristiano. Non troviamo nel Primo (Antico) Testamento questa citazione di Gesù, di odiare il proprio nemico. Forse si riferisce ad un modo di dire o un comportamento diffuso. Nell’A.T. troviamo alcuni begli esempi in contrario (cfr. Proverbi 25,21; Esodo 23,4). Tuttavia, l’amore per il prossimo era interpretato in un senso assai restrittivo. Talvolta l’odio per il nemico trovava addirittura una presunta copertura religiosa: “Quanto odio Signore quelli che ti odiano. Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici” (Salmo 139,21-22).

Quello di Gesù è un invito o un comando? È possibile amare per comando? Una cosa è certa: non si avanza nella fede con i soli sforzi della volontà, stringendo i denti, ma conquistati dalla bellezza (spesso solo intravista!) e motivati da un sogno o da una passione.
Quale è questa bellezza? “…affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli“. Ecco la bellezza: diventare figli del Padre! E raggiungere, addirittura, la sua perfezione: “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste“. Questo non è un commando, ma una opportunità che ci viene offerta! E questa, sì che può far nascere una passione.
Il vangelo va vissuto per essere capito, non il contrario. Più lo viviamo più lo capiamo nelle sue sfumature e più cogliamo la sua ricchezza e la sua bellezza!

E la… settima antitesi? Quella la troveremo su un altro monte, il Calvario, quando l’Amore tradito, rifiutato e crocefisso offrirà a tutti il suo perdono e riconcilierà l’umanità con il Padre.

Il cristiano… un cretino?!

Qualcuno potrebbe pensare che questi detti di Gesù siano un invito alla passività e alla sottomissione, un atteggiamento di debolezza, un arrendersi davanti al male. Non è così, ma è un modo inedito di reagire, con la nonviolenza, che vuole spezzare la catena dell’odio e si rifiuta di sottomettersi alla logica del violento. Il cristiano vuole essere il capolinea del male!

Il cristiano non è un… cretino! L’origine di questa parola è “crétin”, cristiano (dal franco-provenzale, usato inizialmente con un senso di commiserazione: povero cristo!). Gesù ci chiede di disinnescare la violenza dell’altro con un amore più grande della sua violenza. Non si tratta, dunque, di un atteggiamento di debolezza, ma di una posizione di forza, che scaturisce dalla convinzione profonda che l’amore avrà il sopravvento sull’odio.

Il cristiano non sarà l’olio che lubrifica il meccanismo del sistema che sta all’origine dell’ingiustizia, ma il granello di sabbia che lo fa inceppare. Per questo il destino del cristiano vero sarà la persecuzione, dato che la sua sola presenza è una denuncia costante del male e dell’ingiustizia.

Va precisato che gli esempi che Gesù presenta non sono da seguire pedissequamente. Si tratta di immagini iperboliche e paradossali, tipiche dello stile semitico utilizzato da Gesù. Infatti, Gesù stesso non si comporterà così quando sarà schiaffeggiato (cfr. Giovanni 18,22-23). Prendere alla lettera queste affermazioni può diventare un modo sottile di sottrarsi alla parola di Gesù ritenendola impraticabile e giustificando così il proprio disimpegno. L’Apostolo Paolo riprenderà questa parola di Gesù scrivendo alla comunità di Roma: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Romani 12,21). E, in termini simili, dirà san Pietro: “Non rendete male per male né ingiuria per ingiuria, ma rispondete augurando il bene. A questo infatti siete stati chiamati da Dio per avere in eredità la sua benedizione” (1 Pietro 3,9).

Quale legge governa la nostra vita?

Occhio per occhio, dente per dente?
Questa massima ci sembra barbara e crudele e oggi nessuno si sognerebbe di applicarla, diremmo noi. Ma sarà proprio vero?! Sì, non strangoleremmo l’altro con le mani, ma con le parole… potremmo farlo rotolare nel fango! o nel pensiero coltivare il desiderio di fargliela pagare! o renderlo spregevole con la nostra indifferenza! o covare l’odio nel cuore e cancellare quella persona dalla nostra vita!

In realtà il cuore dell’uomo non è cambiato, è solo diventato più raffinato! È inutile negarlo: la legge del taglione è ancora quella che regola spesso i nostri rapporti. E non illudiamoci, pensando che questo riguarda forse i non credenti o i fondamentalisti islamici, o i politici… No, no, ci riguarda tutti quanti: laici, preti, monsignori, vescovi, cardinali… E, purtroppo, tanto più ‘religiosi’ (da non confondere religione e fede!) quanto più rischiamo di cadere nella tentazione di strumentalizzare Dio per giustificare la nostra violenza (nelle sue diverse forme), l’odio e la guerra. Ne è un esempio lampante quanto sta succedendo qui a fianco, nella guerra Russia-Ucraina. È ben vero quanto affermava il filosofo e credente ebreo Martin Buber: il nome di Dio è il nome più insanguinato di tutta la terra!

Amare il nemico?
Beh, io non ho nemici! si sente spesso dire. Anch’io, da giovane, lo dicevo, con sincerità. Oggi non lo dico più. Di nemici, ne fabbrico ogni giorno. Una vera catena di montaggio. Le orecchie sentono una notizia (cattiva) o gli occhi vedono una immagine (spiacevole), il pensiero le elabora, l’immaginazione ci fantastica sopra, il giudizio detta la sua sentenza e il cuore reagisce in consonanza… Mi sono scoperto un giudice spietato. E quanto è difficile smontare questo meccanismo! Ci vuole una vigilanza continua. Sant’Agostino dice: “L’ira è una pagliuzza, l’odio è una trave. Ma alimenta la pagliuzza e diventerà una trave!”.

Gesù ci diceva domenica scorsa: “Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!” (Matteo 5,25-26). C’è sempre un avversario con cui dobbiamo metterci d’accordo, prima che sia troppo tardi! E questo cammino non è solo quello della vita, ma anche quello del pensiero e del cuore!

Liberare i prigionieri

Nel suo discorso programmatico secondo il vangelo di Luca, Gesù dice che è stato inviato a proclamare ai prigionieri la liberazione, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore (Luca 4,18-19). Le prigioni che mantengono in schiavitù buona parte dell’umanità sono tante, ma il mio cuore non sarà diventato anch’esso una ‘prigione’? Troppo spesso nei bassifondi oscuri del nostro cuore abbiamo rinchiuso tante persone, condannate dalla legge “occhio per occhio, dente per dente”. Talvolta vi troviamo anche le ‘tombe’ delle persone che abbiamo condannate alla pena capitale! Infatti, alcune volte si sente dire: quella persona per me è come se fosse morta, non esiste più! Ho incontrato gente che ha rifiutato di accogliere la mano tesa da un’altra che voleva morire riconciliata, perché quella persona, per loro, era già morta da anni! Incredibile!

Ecco un buon programma per la quaresima che stiamo per iniziare: aprire le porte della prigione del cuore e liberare i nostri prigionieri. E, se vi si trova qualche scheletro, che la luce della Pasqua lo riporti alla vita!

P. Manuel João, comboniano
Castel d’Azzano (Verona), 16 febbraio 2023