
P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola
Un custode alla porta del cuore!
VI Domenica del Tempo Ordinario (A)
Matteo 5,17-37
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1. Libertà, Legge e Sapienza
Potremmo dire che le letture di questa Sesta Domenica del Tempo Ordinario girano attorno a tre parole: Libertà, Legge e Sapienza.
Libertà
“Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno… Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” (Siràcide 15,16-21, prima lettura).
La Parola ci mette davanti ad un bivio: fuoco e acqua, vita e morte, bene e male... A noi la scelta! È facile deresponsabilizzarci con la scusa dei condizionamenti imposti dalla società o del “così fan tutti”. La vita del credente è un esercizio costante di libertà!
Legge
“Beato chi cammina nella legge del Signore”. (Salmo 119).
Questo lungo salmo alfabetico (176 versetti) è tutto un elogio di stima e di affetto tessuto dal Salmista alla Legge di Dio: la tua legge è “la mia delizia”, una espressione che troviamo qui otto volte ed è unica nel Salterio!
La Legge, la Torah, in ebraico, non si identica con quello che noi intendiamo per legge. La Torah è il Pentateuco, la parte più sacra della Scrittura. È praticamente un sinonimo della Parola di Dio. Ecco perché Gesù afferma, solennemente, all’inizio del brano del vangelo di oggi: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”!
Sapienza
L’apostolo Paolo, nella seconda lettura, parla di “una sapienza che non è di questo mondo, ma sapienza di Dio” (1 Corinzi 2,6-10). La Sapienza divina svelata dal Signore Gesù è il sapore nascosto della Torah. È la Sapienza eterna che era presso Dio e che aveva “le sue delizie tra i figli dell’uomo” (Proverbi 8,31). È il Logos, la Parola eterna che venne a piantare la sua tenda in mezzo a noi (cfr. Giovanni 1,14).
2. La nuova Torah di Gesù
Venendo al vangelo, siamo ancora al discorso inaugurale di Gesù sul monte. Dopo le Beatitudini e la rivelazione della nostra identità, sale della terra e luce del mondo, oggi Gesù si addentra nella presentazione dello scopo della sua missione: dare pieno compimento alla Legge e ai Profeti.
Compimento non è completamento!…
Il testo contiene tutta una serie di norme che Gesù sembra aggiungere a quelle già esistenti. Ciò potrebbe indurre a pensare che il pieno compimento sia un… completamento nell’ordine della quantità.
Secondo il Talmud (uno dei testi sacri dell’ebraismo), la Torah contiene 613 precetti, dei quali 248 (il numero delle ossa del corpo umano, secondo la tradizione rabbinica!) erano positivi, cioè degli obblighi, e 365 (come i giorni dell’anno!) erano negativi, cioè dei divieti!
Portare a compimento significherebbe aumentare i precetti regolatori del comportamento umano? Niente di più contrario al modo di pensare e all’intenzione di Gesù!
… ma condurre la Legge alla sua pienezza!
Gesù svela l’anima della Legge per portarla alla sua pienezza, alla primigenia intenzione di Dio. Il suo, dunque, è un intervento di qualità, per andare in profondità, alla radice, al fondamento, al cuore della Legge!
3. Alcuni esempi
Per illustrare il suo intervento, Gesù ci offre sei esempi, presentati in forma di antitesi: “avete inteso che fu detto… Ma io vi dico…”. Il vangelo di oggi ci presenta i primi quattro, domenica prossima vedremo gli altri due.
Il primo caso parte dal quinto comandamento: non ucciderai! e riguarda l’aggressività. Gesù svela la radice dell’omicidio: l’ira! e dice che si può uccidere anche con le parole.
Il secondo e il terzo riguardano entrambi la sessualità, partendo dal sesto comandamento: non commetterai adulterio! Anche qui Gesù ci spinge a cercare la radice dell’adulterio: nello sguardo, nel desiderio, nel cuore.
La quarta antitesi riguarda la veracità della parola nei rapporti tra le persone: “Sia il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno”. Gesù ci chiede di non dare spazio all’ambiguità e alla doppiezza che facilmente lasciano entrare il Maligno.
4. Una questione di cuore!
Gesù va al cuore della Legge per raggiungere il cuore del Dio dell’Alleanza, che è alla sua origine. E ci invita ad entrare nel nostro cuore per interiorizzare il senso profondo della Legge e per scoprire le radici delle nostre infedeltà. Ci chiede, dunque, un esercizio di autoconsapevolezza dei pensieri, sentimenti, desideri, intenzioni…
In altre parole, bisogna mettere un custode alla porta del cuore. Spesso il nostro cuore è come una piazza calpestata da chiunque. Controllare chi entra e chi esce, assumere la padronanza del cuore è una condizione per diventare liberi. Questo non è certamente cosa facile. Richiede tempo, pazienza e costanza. Il semplice fatto di prendere coscienza di quello che succede in noi è già un buon punto di partenza. In seguito cercheremo di prendere in mano almeno un certo controllo. Per esempio, se la collera si è impadronita del mio cuore, cercherò di impedire che si esprima nella parola, e se nemmeno questo riesco a fare, la impedirò di diventare azione…
È lunga e faticosa la strada della libertà!
P. Manuel Joao, comboniano,
Castel d’Azzano, 9 febbraio 2023
Per la riflessione completa, vedi: http://www.comboni2000.org