La Commissione GPIC del Perù chiede la pace
Resta alta la tensione in Perù, dove in varie regioni del Centro-Sud continuano le proteste antigovernative e gli scontri fra manifestanti e forze dell’ordine. Dopo un’apparente calma natalizia, le proteste sono riprese senza sosta a inizio 2023. L’ingarbugliata crisi istituzionale ha già portato all’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo e a indagini a carico dell’attuale presidente, Dina Boluarte, per i massacri delle ultime settimane. I morti si contano a decine, mentre la capitale Lima è invasa dai manifestanti.
Il 24 gennaio, la Commissione Giustizia, Pace e Integrità del Creato, della Famiglia comboniana in Perù (missionari comboniani, suore missionarie comboniane, e missionari laici comboniani) ha pubblicato il seguente comunicato, chiedendo la fine delle violenze.
Vogliamo la Pace
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5:9)
1. La famiglia Comboniana presente in Perù si unisce all’appello per “la pace con giustizia sociale” di altre istanze e istituzioni della nostra società civile e della Chiesa, facendo eco alle parole di Papa Francesco e dei nostri pastori: «La violenza spegne la speranza di una giusta soluzione ai problemi, il che ci spinge a intraprendere la strada del dialogo». Basta con la violenza, da qualunque parte essa provenga!
2. Di fronte alla grave crisi sociale che il nostro Paese sta attraversando, con livelli di violenza sempre più preoccupanti, chiediamo alle nostre autorità di convocare i rappresentanti di tutti i settori possibili a un dialogo fraterno al fine di ascoltarsi e cercare soluzioni alla crisi a breve, medio e lungo termine. Non ci stiamo ascoltando! Molti di noi usano termini che dividono, stigmatizzano, offendono e discriminano. Cerchiamo termini e strategie che ci uniscano; cerchiamo di essere ponti di unione e riconciliazione. Ognuno di noi diventi uno strumento di pace!
3. La pandemia ha mostrato con crudezza, come in una radiografia, le debolezze di cui il nostro paese soffre: povertà e disuguaglianze, precarietà e sperequazione accumulate per decenni nel nostro sistema sanitario ed educativo; regioni e villaggi, dimenticati dallo Stato, in cui mancano servizi di base, come acqua, fognature, centri sanitari, ecc. Quante di queste richieste vengono soddisfatte?
4. Siamo un Paese ricco non solo per i nostri minerali, ma anche per la diversità e la ricchezza culturale della nostra gente. Smettiamola di sminuirci per il colore della pelle o per il luogo di provenienza. Siamo tutti peruviani, con gli stessi diritti e lo stesso dovere di far progredire il nostro Paese. Le nostre differenze devono diventare un canale di grazia e di benedizione per il nostro popolo.
5. Chiediamo alla classe politica e alle nostre autorità di interpretare il malcontento generalizzato del nostro Paese e di utilizzare tutti gli strumenti legali e democratici per trovare al più presto una soluzione a questa crisi che sta mietendo vittime e paralizzando la nazione. Da decenni ormai osserviamo come la nostra politica si sia sempre più deteriorata, fino a raggiungere livelli difficilmente comprensibili. C’è una rabbia repressa che comincia a esprimersi in forme di violenza sempre maggiori. Tuttavia, tutti abbiamo il diritto di manifestare in modo pacifico, giusto e democratico, ma mai in modo violento e distruttivo! Non è possibile che l’attuale Congresso sia oltremodo preoccupato di approvare leggi che favoriscano i propri interessi, mentre le persone che rappresenta subiscono perdite di vite umane. È incomprensibile che, in 6 anni, siamo già al sesto presidente, e che, degli ultimi 10 presidenti del Perù, 7 siano nei guai con la giustizia per reati di corruzione. Com’è possibile che, dei 26 governi regionali, la maggior parte sia indagata per corruzione, così come molti uffici dei sindaci provinciali e distrettuali? Corruzione significa meno scuole, meno ospedali, meno strade e meno opportunità per tutti!
6. Chiediamo ai membri della Famiglia Comboniana (nei suoi vari settori: missione, formazione, animazione) e a tutti coloro che ci sono vicini e sono impegnati nel nostro lavoro, di continuare a sostenere la vita, perché è il dono più grande che Dio ci ha fatto, e di continuare a lavorare per la pace e per il bene delle nostre famiglie, per essere la culla e la prima scuola dei valori che rendono possibile una vita dignitosa. Continuiamo a lavorare affinché questi tempi difficili che stiamo attraversando ci rendano più umani e più fratelli. Che la Madonna della Pace interceda per noi!