
P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola
LE OTTO PORTE DEL REGNO
IV Domenica del Tempo ordinario (A)
Matteo 5,1-12
Siamo arrivati alla prima tappa del nostro cammino con Gesù, o meglio dietro a Gesù. Faremo una lunga sosta con il Signore su un monte chiamato delle Beatitudini. Qui Gesù ci rivolgerà un lungo discorso che occupa tre capitoli del vangelo di Matteo (capitoli 5-6-7). Si tratta del primo di cinque discorsi, e sicuramente il più importante, un discorso programmatico, dove Gesù presenta l’essenza dello stile di vita del suo discepolo.
Bisogna premettere che l’evangelista Matteo ama i monti. Troviamo 14 volte la parola monte nel suo vangelo. Sette monti, in particolare, scandiscono la vita pubblica di Gesù, dalle tentazioni (cfr. Matteo 4,8) al mandato apostolico sul monte della Missione (cfr. Matteo 28,16). È da precisare che questi monti hanno un valore “teologico”. Il monte ha una carica simbolica di vicinanza a Dio. In effetti, Luca situa questo discorso di Gesù in una pianura. È inutile, quindi, cercare il monte delle Beatitudini sulla cartina geografica.
“Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli”. Questa “salita sul monte” e il “porsi a sedere” (un atto solenne come quello del maestro in cattedra) è un chiaro riferimento a Mosè sul monte Sinai. Quindi questo monte è il nuovo Sinai da dove il nuovo Mosè promulga la nuova Legge. Se la Legge di Mosè con i suoi divieti stabiliva i limiti da non valicare per rimanere nella Alleanza di Dio, la nuova “Legge” ci apre degli orizzonti nuovi. È un nuovo progetto di vita!
“Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Il discorso di Gesù si apre con le otto Beatitudini (la nona rivolta ai discepoli è uno sviluppo dell’ottava). Sono il prologo di questo discorso di Gesù e il sunto del vangelo. Si tratta di un testo molto conosciuto, ma che, proprio per questo, rischiamo di sorvolare frettolosamente e di quasi ignorare, dietro l’apparente semplicità, la sua ricchezza, profondità e complessità. Gandhi diceva che queste sono “le parole più alte del pensiero umano”, la quintessenza del cristianesimo. Per Nietzsche, invece, una maledizione, perché attentano contro la dignità dell’uomo.
Dice Ermes Ronchi: “Davanti al Vangelo delle Beatitudini provo ogni volta la paura di rovinarlo con i miei tentativi di commento, perché so di non averlo ancora capito. Perché dopo anni di ascolto e di lotta, questa parola continua a stupirmi e a sfuggirmi”. E cosa potrei dire io? Forse limitarmi ad invitarvi a leggere, rileggere, meditare e pregare questo testo. Mi azzardo, comunque, a condividere con voi alcune riflessioni che personalmente mi aiutano ad avvicinare il testo.
1. Le Beatitudini NON sono l’espressione di un sogno di un mondo desiderato, idealizzato, ma irraggiungibile. Una utopia per sognatori, una chimera.! Per il cristiano è il criterio di vita: o le accogliamo o non entreremo nel Regno!
2. Le Beatitudini NON sono un elogio della povertà, della sofferenza, della sopportazione, della passività… Tutto l’opposto: sono un discorso rivoluzionario! Proprio per questo suscitano l’opposizione violenta di quanti si sentono minacciati nel loro potere, ricchezza e status sociale.
3. Le Beatitudini NON sono oppio per i poveri, i sofferenti, gli oppressi, i deboli… perché addormenterebbero la loro coscienza dell’ingiustizia di cui sono vittime, portandoli alla rassegnazione. Anche se lo sono stato, tante volte, nel passato. Sono, al contrario, una adrenalina che stimola il cristiano ad impegnarsi nella lotta per l’eliminazione delle cause e radici dell’ingiustizia!
4. Le Beatitudini NON sono una procrastinazione della felicità per la vita futura, nell’aldilà. Esse sono sorgente di felicità già in questa vita. Infatti, la prima e l’ottava beatitudine, che sono l’inquadratura delle altre sei, hanno il verbo al presente: “perché di essi è il regno dei cieli”. È da precisare che l’espressione “regno dei cieli” non significa l’aldilà ma un modo di dire “regno di Dio”. Le altre sei beatitudini hanno il verbo al futuro, ma è una promessa che rende la felicità già presente oggi, benché in cammino verso la sua pienezza. Promessa che è la garanzia che il male, l’ingiustizia non hanno l’ultima parola. Il mondo non è e non sarà dei ricchi e dei potenti!
5. Le Beatitudini NON sono (solo) personali. È la comunità cristiana, la Chiesa che deve essere povera, misericordiosa, piangere con chi piange, assetata di giustizia… per rendere testimonianza al vangelo!
6. Le Beatitudini SONO un grido, una proclamazione di felicità, un vangelo rivolto a tutti (le folle che seguono Gesù). Beato si può tradurre con felice, complimenti, felicitazioni, mi congratulo con te... E niente può toglierci questa felicità, se siamo abitati da Dio (cfr. Romani 8,37-39). Le beatitudini sono valide in tutte le situazioni e a tutti i livelli. Ma rendiamoci conto che questo messaggio che professiamo ed annunciamo è in piena contraddizione con la mentalità che regna nel mondo in cui viviamo. Quindi non dobbiamo stupirci più di tanto con le diserzioni.
7. Le Beatitudini SONO… una sola! Le otto sono variazioni di una unica realtà. Ma ognuna di esse illumina le altre. In genere i commentatori ritengono che la prima sia quella fondamentale: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Tutte le altre sono, in qualche modo, delle forme diverse di povertà. Ogni volta che nella Bibbia si cerca di rinnovare l’Alleanza, si ricomincia ristabilendo il diritto dei poveri e degli esclusi. Senza di questo, l’Alleanza non si rifà!
Potremmo chiederci come mai non appare una beatitudine sull’amore. In realtà tutte quante sono delle esplicitazioni concrete dell’amore!
8. Le Beatitudini SONO lo specchio, l’autoritratto di Cristo. Per capirle, per cogliere le loro sfumature bisogna guardare Gesù per vedere come ciascuna di esse si è realizzata nella sua persona.
9. Le Beatitudini SONO la chiave di ingresso nel Regno di Dio, per tutti quanti, cristiani e non cristiani, credenti e non credenti. In questo senso, le beatitudini non sono “cristiane”. Esse definiscono chi può effettivamente entrare nel Regno. Tutti sono chiamati alle beatitudini! È quanto ci dice anche Matteo 25, sul giudizio finale.
10. Le Beatitudini SONO otto categorie di persone, otto porte di ingresso per il Regno. Non ci sono altre entrate! Chi vuole entrare nel Regno dovrà identificarsi almeno con una di queste otto categorie… Quale è la mia? Verso la quale mi sento particolarmente attrato? Quella che sento che è la mia vocazione per indole e per grazia?
P. Manuel João, comboniano
Castel d’Azzano 26 gennaio 2023
Per la riflessione completa, vedi http://www.comboni2000.org