Comboni – MCCJ

Gli Istituti Comboniani sono il più grande frutto del Piano del Comboni, furono “concepiti” il 15 settembre 1864. Comboni arrivò alla loro fondazione per gradi:

L’Associazione del “Buon Pastore” per la Rigenerazione dell’Africa (Opera del Buon Pastore)

A quei tempi quando il governo italiano era contro gli Istituti religiosi e aveva confiscato le loro proprietà, Comboni fondò una associazione che non era né di per se, né nella composizione del Consiglio d’Amministrazione una Istituzione religiosa. Egli, d’altronde, aveva bisogno del riconoscimento del governo per una associazione che sarebbe stata un ente con il diritto di possedere beni.

L‘associazione fu canonicamente approvata il 1 giugno 1867 dal Cardinale di Canossa, con il decreto “Magnum sane perfundimur gaudio” (È con nostra grande gioia che…) Più avanti, il 6 marzo 1868, il Cardinale mandò una lettera circolare a tutti i Vescovi italiani invitandoli a istituite l’Associazione nelle loro diocesi.

Lo scopo dell’Associazione era la Rigenerazione dell’Africa usando i seguenti metodi:

  • Animazione Missionaria
  • L’istituzione di diversi Istituti Missionari in tutta Europa
  • Supporto finanziario da parte dei seminari e le missioni.

Un seminario fu fondato la cui responsabilità era dell’associazione.

Comboni scrisse al Cardinale Barnabò l’11 giugno 1867: “Ho il piacere di informarLa che Sua Eminenza Vescovo Canossa ha appena aperto un Seminario a Verona per le nostre care Missioni africane. Nel futuro ci si augura che questo Seminario sarà chiamato con il nome di ‘L’Istituto del Buon Pastore per la Rigenerazione dell’Africa’.”

L’Istituto fu quindi fondato:

  • per la rigenerazione dell’Africa tramite l’Africa;
  • con un profondo senso della Chiesa;
  • a Verona, ma nato (con le sue radici) nelle Missioni africane;
  • tipicamente ed essenzialmente missionario;
  • Sovranazionale e Cattolico, aperto alla cooperazione dell’Europa intera. Il Decreto di fondazione diceva: “L’opera di rigenerazione deve essere Cattolica, non spagnola, francese, tedesca o italiana”:
  • sotto la protezione di Sua Eminenza Cardinale Canossa, espressione ecclesiale del patronato della Madonna dei Sette Dolori e San Paolo, Apostolo dei Gentili;
  • con il Seminario di Verona vicino alla Chiesa di S. Pietro Incarnario
  • con P. Alessandro Dal Bosco come Rettore;
  • con i suoi primi membri aggregati, cioè i quattro Camilliani;
  • con il Comitato o Consiglio di Amministrazione istituito il 23 gennaio 1868 a Verona sotto la Presidenza di Cardinale Canossa con Comboni come Direttore. I membri erano rappresentanti scelti dal clero e laici di Verona.
Sospensione dell’Associazione (Opera)

Nel 1868 Comboni si accinse ad aprire un Istituto a Parigi, un centro religioso e politico importante. A questo fine pubblicò a Parigi una edizione in francese del Piano e vi costituì un Comitato della Associazione del Buon Pastore (come aveva già fatto in Spagna e Germania). Ma su richiesta del Segretario della Associazione della Propagazione della Fede di Lione, (il quale, a torto, temeva che l’Associazione di Comboni avrebbe intralciato la loro raccolta di fondi), Roma ordinò al Comboni di cessare le sue attività sia in Francia che in Italia tramite l’Associazione del Buon Pastore. Comboni obbedì e bloccò tutti gli accordi per un Istituto a Parigi nonché la raccolta di offerte.

Cardinale Barnabò scrisse a tutti i Vescovi in Italia proibendo ogni tipo di raccolta di offerte per le missioni nelle loro Diocesi escluse quelle in favore della associazione di Lione. Canossa, a seguito della decisione di Propaganda Fide (la Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli) sospese tutte le attività dell’Istituto, tranne che chiuderlo del tutto, di conseguenza l’attività del Seminario si bloccò. La situazione peggiorò con la morte di P. Alessandro Dal Bosco il 15 dicembre 1867: il suo posto fu preso da P. Tommaso Toffanelli che funse da facente funzione.

L’Istituto del Cairo

Verso la fine del 1867, Comboni si trovava a Marsiglia (sud della Francia) e qui incontrò la signorina Maria Deluil Martiny che era zelante apostolo del Sacro Cuore, nonché devota delle “Guardie d’Onore”. Più avanti, il 20 giugno 1873, fondò l’Istituto delle figlie del Sacro Cuore di Gesù. Siamo in possesso di molte lettere che Comboni le scrisse principalmente riguardanti le “Guardie d’Onore”.

Da Marsiglia, Comboni si recò in Egitto per aprire due istituti per ragazzi e ragazze africani. Portò appresso tre padri Camilliani, Stanislao Carcereri, Giuseppe Franceschini, e G. B. Zanoni. Assieme a lui c’erano 12 ragazze africane riscattate dall’Arcivescovo Castellacci, ed un gruppo di Suore di San Giuseppe dell’Apparizione.

Gli obiettivi dei due Istituti erano molteplici; erano l’avanguardia dei vari Istituti che sarebbero stati costruiti attorno all’Africa: scuole, catecumenati, dispensari, per i giovani africani poveri o orfani, per alloggiare missionari per una migliore preparazione per l’Africa Centrale. Le 12 ragazze del Mazza che aveva salvato Castellacci dovevano diventare insegnanti e catechiste.

Le suore Camilliane sarebbero state responsabili dei due Istituti.

La restaurazione della Associazione e dell’Istituto.

Dopo la sospensione dell’Istituto sole due persone si erano aggregate a Comboni,: P. Bortolo Rolleri e il laico Giacomo Rossi. Comboni ritorno al Cairo con loro il 15 gennaio 1869. Doveva trovare, però, un modo di uscire dall’impasse in cui si trovava l’Istituto. Colse l’occasione del Concilio Vaticano I che aprì l’otto dicembre1869 e sospeso il 20 ottobre 1870: Comboni scrisse il suo “Postulatoe dopo che Canossa lo ebbe nominato suo teologo, dandogli così la possibilità di partecipare al Concilio, Comboni andò a Roma il 15 marzo 1870. Fece una relazione a Propaganda Fide e presentò il suo Postulato. Nel frattempo, Cardinale Barnabò era arrivato alla conclusione che il futuro dell’Africa Centrale restava unicamente con Comboni ed il suo Istituto. A Comboni fu detto: “Date al Vostro Istituto a Verona una solida base e Vi darò una missione nell’Africa Centrale”. Siccome c’erano diversi candidati che facevano la stessa richiesta, il cardinale di Propaganda Fide insistette affinché le Regole dell’Istituto fossero scritte di urgenza. Nel frattempo Comboni cercava personale per le missioni, incluso Don Bosco, ma sempre con esiti negativi.

A seguito dell’atmosfera positiva creatasi a Roma e a Verona Comboni fece i seguenti passi:

  • fornì una nuova residenza a Verona vicino al Seminario Diocesano.
  • lo acquistò con le offerte della moglie dell’Imperatore d’Austria.
  • Iniziò a fare viaggi di animazione Missionaria in Europa;
  • Nominò P. Antonio Squaranti Superiore dell’Istituto;
  • restaurò l’Associazione del Buon Pastore con tutte le sue attività e questo fu fatto il 21 novembre 1871 con il nuovo Rettore P. Antonio Squaranti presente. Gli “Annali dell’Associazione del Buon pastore” ebbero inizio nel gennaio 1872.

Mons. Luigi, Cardinale di Canossa dopo l’approvazione delle Regole fondamentali firmò Il Decreto che formalmente e canonicamente istituì l’istituto l’8 dicembre 1871 (vedere Regole 1971 e Regola di Vita dei Missionari Comboniani).

Regole di base: punti strutturali.
  • Nome: Istituto per le Missioni Africane
  • Natura: Una unione di clero e fratelli senza voti.
  • Causale: La rigenerazione dell’Africa
  • Consacrata: al Santissimo Cuore di Gesù (vedere Regole del 1871).
  • Autorità: Propaganda Fide, Vescovo di Verona. I membri devono professare perfetta ubbidienza ai propri legittimi superiori.

Alla conclusione della loro formazione spirituale i membri si sarebbero votati totalmente alla causa dell’Africa.

Regole principali: formazione dei candidati

Comboni aveva urgente bisogno di missionari; il problema era come dare una formazione unica in vari periodi: a sacerdoti, studenti di teologia e fratelli.

Periodi di addestramento:
  • uno screening totale prima dell’accettazione (vedere Regole 1871);
  • almeno un anno a Verona, come una specie di noviziato, Comboni insisté su questo prima di partire per il Cairo;
  • Un periodo al Cairo, per abituarsi al clima africano e per ricevere immediatamente il necessario addestramento pastorale a completamento della loro formazione.
Contenuti dell’addestramento
  • amore per la sofferenza e martirio
  • dedizione totale
  • osservanza delle Regole
  • la qualità prima della quantità
  • dotati ed autenticamente santi: altrimenti i candidati non servono a nulla;
  • anche l’amore è indispensabile

Comboni non prevedeva le solite strutture della vita religiosa: la sua spiritualità includeva ed andava oltre le suddette strutture. Nelle Regole del 1871 Comboni fra le altre regole incluse le seguenti:

“Nell’Istituto dei Missionari si inculca profondamente e si cerca di imprimere e di ben radicare nell’anima dei candidati, il vero preciso carattere del missionario della Nigrizia, il quale deve essere una perpetua vittima di sacrificio, destinata a lavorare, sudare, morire senza forse vedere alcun frutto delle sue fatiche …

I candidati si formeranno questa disposizione essenziale col tener sempre gli occhi fissi in Gesù Cristo, amandolo teneramente, e procurando di intendere ognora meglio cosa vuol dire u Dio morto in croce per la salvezza delle anime … rinnoveranno spesso l’offerta di se medesimi a Dio, della loro salute, ed anche della vita. Per eccitare lo Spirito a queste sane disposizioni, in certe circostanze di maggior fervore faranno tutti insieme una formale ed esplicita dedica a Dio di se stessi, esibendosi ciascuno con umiltà e confidenza nella sua grazia anche al martirio”. (Capitolo 10)

A questo punto possiamo asserire che la restaurazione dell’Associazione che seguì la sospensione dette più stabilità all’Istituto, provvedendo a dare una migliore preparazione per l’opera missionaria, creando condizioni di amore fraterno e mutuo scambio di esperienze e solidarietà: lo Spirito Santo operò egregiamente tramite le imperfezioni umane.

Approvazione da Roma

Tenendo conto del progresso fatto dall’Istituto e considerando il Piano del Comboni e la sua determinazione, Propaganda Fide approvò l’Istituto a tutti gli effetti, benché rimandassero indietro le Regole del 1871 per alcuni emendamenti.

Di conseguenza, il 21 maggio 1872. Propaganda Fide affidò il Vicariato dell’Africa Centrale all’Istituto del Comboni, e lo nominò capo della Missione con il titolo di Pro Vicario Apostolico (Decreto del 26 maggio 1872).

L’11 giugno 1872 Papa Pio IX scrisse “Affidiamo il suddetto Vicariato ai nostri ben amati figli e sacerdoti dell’istituto per le Missioni Africane di Verona”. Tale affermazione può essere considerata l’equivalente di una approvazione Pontificia, anche se normalmente un Istituto non è considerato di Diritto Pontificio sino a che le sue Regole siano state approvate dalla Santa Sede.

La storia dell’Istituto iniziò veramente soltanto quando il primo gruppo dei Missionari di Comboni partirono alla volta dell’Africa nel settembre 1872: quattro sacerdoti, un seminarista, tre fratelli e quattro ragazze africane.

In effetti, senza i suoi membri attivi nelle missioni, esso non sarebbe stato un Istituto Comboniano.

Le Regole – Commenti storici

Nessun Istituto può esser approvato o operare in modo conforme senza Regole. Quindi, nel Rinnovamento dell’Istituto, Comboni dovette preparare delle Regole.

Regole del 1871: Comboni le preparò consultando le Regole di altri istituti principalmente quelle dell’Istituto Pontificio per le Missioni Estere fondato a Milano da Mons. Marinoni nel 1850. Comboni le presentò al Cardinale di Canossa al quale non piacquero alcuni punti e chiese a Comboni di riscriverle. Non sappiamo esattamente quali fossero le Obiezioni del Cardinale di Canossa, ma considerando come erano state compilate le regole del 1872, possiamo dedurre che il cardinale le voleva più giuridiche e più brevi.

Comboni le rielaborò e nel febbraio 1872 le presentò a Propaganda Fide.

Quando nel 1874, P. Carcereri si recò a Roma, Comboni gli chiese di seguire il loro progresso presso Propaganda. Quello che doveva fare era di inserire nel testo le osservazioni del Consigliere di Propaganda o cambiare le Regole secondo quanto richiesto.

Carcereri, invece, inserì diversi cambiamenti suoi personali che dettero l’impressione che fosse un testo totalmente nuovo. Propaganda consegnò le Regole ad un altro Consigliere, per ulteriore considerazione e questo ritardò la loro approvazione, tanto che Comboni morì senza che esse fossero ancora state approvate.

Sembra che P. S. Carcereri, di riconosciuta mentalità completamente differente da quella di Comboni, volesse che le Missioni avessero legami molto più tenui con l’Istituto, secondo lo schema originario del Seminario per le missioni.

Queste differenze che si fecero notare anche in altre situazioni, dettero vita alla “Controversia Camilliana” che ebbe effetti negativi sull’operato missionario del Vicariato e su Comboni stesso.

Gli sviluppi dell’Istituto

Quando Comboni partì alla volta dell’Africa (17 settembre 1872), l’Istituto aveva:

  • un eccellente Rettore, P. Antonio Squaranti il quale aveva ricevuto direttive ben precise per lo svolgimento del suo lavoro;
  • Regole ispirate;
  • sufficienti fondi per operare;
  • il Consiglio permanente dell’Associazione del buon Pastore;
  • 5 missionari a Verona, 6 al Cairo 4 nel territorio;
  • promozione delle vocazioni e internazionalità

Anche dal territorio missionario Comboni continuò i suoi sforzi di animazione e quando tornò in Italia partecipò a celebrazioni caratteristiche e a pellegrinaggi, come quello del Crocefisso di Como e Piacenza dove presenziarono 14 Vescovi.

Scrisse articoli per la stampa a Torino.

Tenne una grande quantità di corrispondenza. Nel 1879 scrisse 700 lettere (solo 80 delle quali sono arrivate a noi), nel 1871 da gennaio a maggio soltanto, scrisse circa 1347 lettere.

Viaggiava per incontrare gente e si mise in contatto con altri Istituti anche all’estero: P. Jansens dell’Istituto del Verbo Divino in Belgio, personalità in Gran Bretagna ed America. Dal 15 maggio 1879 al 10 ottobre 1881 reclutò 40 candidati: 23 italiani, 17 di altre nazioni.

Nuove case degli Istituti

A Verona si potevano ospitare soltanto 20 persone e nel 1879 Comboni ne accettò 23. Prese in considerazione la possibilità aprire altre case in Austria, Francia e Siria, ma era troppo a corto di fondi per portare a termine simili progetti. La donazione di una casa a Sestri, Italia occidentale, andò a finire in niente. Contattò l’Ordine delle Stigmate ed anche i Gesuiti della Università del Libano, che accettarono candidati per studiare l’arabo. Alla fine, comunque, solo Daniele Sorur vi andò. Nessun progresso in questo senso fu fatto data la mancanza di fondi e la morte di Comboni.

Ulteriori difficoltà nell’Istituto

Padre Antonio Squaranti, sacerdote della Diocesi di Verona, era un buon Rettore. Nel 1877 chiese di raggiungere Comboni in Africa (dove morì nel novembre del 1878).

La responsabilità dell’Istituto fu data a P. Paolo Rossi delle Diocesi di Verona: era stato nelle missioni e era stato suo segretario dal 1874 al 1876. Comboni lo nominò Rettore provvisorio il 13 dicembre 1877.

P. Rossi aveva solo 28 anni e non era all’altezza del compito, specialmente per quanto concerneva l’aspetto finanziario. Sembra che per mandare avanti l’Istituito di Verona egli usasse le offerte per le missioni. Inoltre le accuse dei Camilliani nei confronti del Comboni cominciavano a circolare a Verona. Dopo l’arrivo del Comboni in città (15 maggio 1879), in preda ad una grande depressione e temendo di aver perso la sua fiducia, P. Rossi si dimise (agosto-settembre 1879) senza avvisare Comboni, e tornò alla Diocesi di Verona.

Alla ricerca di un nuovo Superiore, Comboni si mise in contatto con il Superiore Generale dei Gesuiti, il quale rispose che, benché fosse disposto ad aiutarlo, non lo poteva fare in quel momento.

Il Superiore Generale dell’ordine delle Stigmate inviò P. Sembianti, come incaricato provvisorio fino all’arrivo della persona designata dai Gesuiti e con l’intesa che avrebbe anche dato una mano anche per le Suore.

Padre Giuseppe Sembianti (1880-1885) fu apprezzato dal Comboni come uomo pio e capace e lo invitò a tenersi in contatto con tutti i missionari scrivendo loro, ogni tanto, delle lettere. Lo descrisse come alquanto caparbio, pessimista e scrupoloso. Ciò non dimeno, si fidava di lui e gli scrisse molte lettere confidenziali e sincere; la sua amicizia fu di grande conforto per Comboni. P. Sembianti fu rettore fino a quando non subentrarono i Gesuiti nel 1885 dopo di che divenne responsabile per le finanze e l’economia dell’Istituto Religioso fino al 1896, quando ne diventò membro.

Morì nel 1914 all’età di 78 anni nella nostra casa di Brescia dove era direttore spirituale.

Statistiche

Dal 1867 al 1881, 126 candidati si unirono all’Istituto: 73 sacerdoti, 53 laici, dei quali 90 italiani e 36 di altre nazionalità. Alla morte di Comboni 30 erano morti e 60 se ne erano andati. Alla data del 10 ottobre 1881, l’Istituto contava 35 membri dei quali 21 erano in missione e 14 a Verona.

L’ISTITUTO DELLE PIE MADRI DELLA NIGRIZIA

In seguito alla sua esperienza in Africa Comboni ritenne necessaria la presenza di Suore nelle missioni. Scrisse alla Società di Colonia che la loro presenza era “essenziale ed indispensabile”. Produsse un articolo e lo pubblicò nel 1878: “Sono stato nelle missioni con molti sacerdoti italiani e tedeschi, ma non avremmo ottenuto nessun risultato senza le Suore, e senza la grazia del Signore saremmo stati in pericolo noi stessi”.

A completamento del suo Piano Comboni desiderava che il suo Istituto fosse affiancato da un altro per le donne. Ne aveva fatto menzione per iscritto nel 1867 al Cardinale Barnabò.

“Assieme ad un Istituto per uomini, il Cardinale di Canossa ne ha avviato uno per donne”.

Con questo Comboni faceva riferimento ad un piano del Vescovo Castellacci. Secondo le Visioni di Suor Teresa de Angelis, l’Istituto per Suore esposto da Comboni doveva essere fondato da Mons. Castellacci e Suor Teresa stessa, e avrebbe seguito le Regole dell’Ordine del Buon Pastore, del quale il Vescovo Castellaci e Suor Teresa sarebbero stati riconosciuti come Fondatori. A questo fine, il Vescovo Castellacci aveva accettato 12 ragazze africane istruite presso l’Istituto Mazza di Verona. Le istruiva con l’intenzione di dare avvio all’Istituto di Suore. Questo era un chiaro segno che Castellacci voleva prendere il posto di Comboni nel progetto delle Suore. Comboni però non credeva nella Suora visionaria e lo zelo per l’Africa dimostrato dal prelato, per cui non riconobbe tale Istituto e reclamò le 12 ragazze africane. Il prelato creò molte difficoltà e rifiutò di cedere le ragazze le quali provenivano dall’Istituto di Don Mazza.

Intervenne il Cardinale Barnabò e riuscì a disimpegnare nove ragazze; per le altre tre fu necessario l’intervento dello stesso Papa, dato che Castellacci era Vicario generale del Papa per la Diocesi di Roma.

Come risultato della riunione dell’Associazione del Buon Pastore tenuta il 21 novembre 1871, il 1 gennaio 1872 Comboni fondò l’Istituto Religioso delle “Pie Madri della Nigrizia”. Il 12 gennaio 1872 Cardinale Canossa dette la sua approvazione ufficiale. La prima postulante accettata fu Maria Caspi e la seconda Maria Scandola.

Inizialmente, una brava signora, Luigia Zago, offrì una casa vicino a Verona, a Montorio come sede per la formazione delle suore. Lei stesa divenne formatrice delle postulanti. Dopo alcuni mesi, a settembre, un’altra casa fu fondata nella stessa Verona in quanto una residenza in città era più adatta.

Vicino alla Chiesa di santa Maria In Organo, un vecchio convento proprietà di un Istituto di Suore che seguivano la Regola di S, Benedetto, divenne disponibile. L’Istituto risentiva della mancanza di vocazioni a causa del Decreto passato dal nuovo governo italiano che sopprimeva gli Istituto Religiosi. Ciò nonostante un gruppo di Suore rimase fino all’estinzione dello stesso. L’ultima di loro morì nel 1906. Naturalmente la Superiora del convento Suor Giovanna Spiazzi (52 anni) diventò la formatrice delle postulanti dal 1872 al 1873. Il problema era che lei le stava istruendo come se dovessero diventare Benedettine e non missionarie. Inoltre, le postulanti erano obbligate ad occuparsi della grande casa che le Suore Comboniane occupano a tutt’oggi.

Madre Pia Galli subentrò a Suor Giovanna. Proveniva da un convento di Suore di clausura, ma padre Squaranti non aveva alternative. Essa prese le redini dell’Istituto nel 1873 e se ne andò nel giugno del 1874 perché i suoi metodi didattici erano troppo severi e più appropriati a religiose adulte, essendo basate su una rigorosa disciplina, digiuni e penitenze.

Padre Carcereri nel 1874 fece visita alle Suore che si trovavano in quella incresciosa situazione, e propose che si unissero con le Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, ma la loro Superiora Generale, Madre Emilie Julien, non accettò. Padre Carcereri costrinse Madre Pia Galli a dare le dimissioni e si mise in contatto con Maria Bollezzoli la quale non aveva accettato l’incarico quando le era stato chiesto da Comboni.

Maria Bollezzoli che allora aveva 45 anni, dopo aver valutato l’impegno per molto tempo, accettò l’offerta. Maestra elementare e un apostolato attivo fra le insegnanti ed i giovani, aveva sufficiente esperienza della vita Cristiana; era anche abbastanza saggia da imparare ad essere una novizia, ed allo stesso tempo Maestra delle Novizie. Iniziò il noviziato il 6 settembre 1874 assieme a Teresa Grigolini, Marietta Scandola ed altre quattro ragazze. Comboni accettò i suoi tre voti e quelli di Suor Teresa Grigolini il 15 ottobre 1876.

Le prime cinque Suore a partire per l’Africa il 15 dicembre 1877 furono Suor Teresa Grigolini, Suor Marietta Caspi, Suor Maria Giuseppe Scandola, Suor Vittoria Paganini e Suor Concetta Corsi. Partirono col Comboni, il quale stava tornando in Africa con tre sacerdoti e sei laici. Con loro c’era anche P. Squaranti.

Alla morte di Comboni c’erano 22 Suore professe, 17 delle quali nelle missioni, 5 postulanti e 14 novizie; Madre Bollezzoli era la loro Superiora.

Padre A. Squaranti, il Rettore dell’Istituto per uomini, rappresentava Comboni e aiutò le Suore a redigere le loro regole.

Suor Fortunata Quascè: fu la prima suora Comboniana africana, dai Monti Nubani, prigioniera dei Mahdi. Morì al Cairo ne 1899. Domitilla, una Dinka, l’aveva raggiunta, ma più tardi se ne andò.