
Il fatto:
La solidarietà non è reato. Dopo sei anni di indagini, pedinamenti e intercettazioni il gup di Roma ha assolto in abbreviato Andrea Costa, presidente di Baobab Experience, e due volontarie dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché il fatto non sussiste, accogliendo la richiesta del pm Gianfederica Dito. Un’accusa assurda – per la quale rischiavano fino a 18 anni di carcere – scaturita da una colletta da 250 euro per acquistare biglietti dell’autobus, cibo e prodotti per l’igiene per otto ragazzi sudanesi e un ragazzo ciadiano, in fuga dalle violenze dei rispettivi paesi e decisi a raggiungere il campo della Croce Rossa a Ventimiglia e poi la Francia, dopo essere finiti per strada, ad ottobre 2016, a seguito dello sgombero del centro d’accoglienza allestito in via Cupa, a San Lorenzo.
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Commento di Combonifem
La sentenza è chiara perché «il fatto non sussiste».
Con questo verdetto Andrea Costa, presidente di Baobab Experience onlus, il 3 maggio 2022 è stato assolto dall’accusa di favoreggiamento della emigrazione clandestina. Il processo era iniziato nel 2016, quando lui e altre due attiviste avevano pagato il biglietto ferroviario da Roma a Ventimiglia a nove giovani, otto del Sudan e uno del Ciad, entrambi Paesi africani devastati dalla violenza. Baobab Experience provvedeva assistenza a migranti e richiedenti asilo, la stessa assistenza che il governo italiano incoraggia per accogliere oggi quasi 100.000 persone già fuggite dalla guerra in Ucraina, persone che peraltro il biglietto del treno non devono neppure pagarlo.
Dal 24 febbraio 2022 i media e i notiziari italiani parlano con insistenza della scellerata aggressione russa in Ucraina, mentre nel 2016 pressoché ogni giorno lanciavano l’allarme per l’arrivo illegale di “immigrati clandestini”: 181.436 nel 2016, il 17% in più del 2015 che ne aveva contati 153.842 in un anno. Per questi numeri si parlava allora di invasione, mentre oggi l’arrivo di 106.000 persone in due mesi non crea alcun “allarme sicurezza”.
La solidarietà è un valore, non un reato.
Nel febbraio 2020 anche Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch, era stata prosciolta dall’accusa di aver favorito l’immigrazione clandestina e forzato il blocco navale a Lampedusa: per la Cassazione, non solo doveva prestare soccorso a naufraghi e naufraghe ma anche garantirne lo sbarco in un luogo sicuro.
La solidarietà non è reato e se i notiziari e i media italiani avessero uno sguardo più ampio e inclusivo non concentrerebbero l’attenzione soltanto sulle guerre più vicine e distruttive. Le guerre “dimenticate” , purtroppo, sono molte: nel 2021 quelle ad alta intensità erano 21. Che dire, allora di coloro che fuggono da Tigray (Etiopia), Yemen, Repubblica democratica del Congo, Siria, Afghanistan, Kurdistan, Ciad, Sudan, e molti altri Paesi “in guerra”?
E comunque, le persone non devono fuggire solo dalla guerra, ma anche da fame e disastri ambientali.
Anche la solidarietà verso di loro, a ogni latitudine, non è reato.