Su un coccio (tecnicamente ostracon) scoperto in Egitto e databile attorno al V sec. si leggeva in greco questa invocazione mariana: «Vergine Madre di Dio, salve, piena di grazia, il Signore è con te. Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo, perché tu hai generato il Salvatore delle nostre anime». Era in pratica una delle prime “Ave Maria”, modellata sul saluto dell’angelo rivolto a lei durante la scena dell’Annunciazione. Ritorniamo su questo evento, che costituisce anche la prima pagina mariana dell’evangelista Luca (1,26-38) che ci accompagna quest’anno non solo nella liturgia domenicale, ma anche nella nostra rubrica dedicata alle numerose donne che si affacciano nel suo scritto.
Naturalmente Maria ha un primato che abbiamo spesso ribadito e che ora riproponiamo, agli inizi di un mese tradizionalmente segnato dalla devozione alla Madre di Gesù. Nel racconto dell’Annunciazione – sul quale ci siamo già intrattenuti in occasione del 25 marzo, data che commemora nella liturgia quel momento capitale della vita e della missione di questa ragazza nazaretana – ci imbattiamo in una sorta di piccolo Credo cristologico perché è il Figlio il vero centro dell’evento. Ne facciamo scorrere i titoli che il lettore potrà ritrovare leggendo la narrazione lucana.
Innanzitutto c’è il nome Gesù che ne indica l’umanità, perché era comune in Israele, ma il cui significato è importante, Salvatore. Egli è Grande e Re eterno: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (1,32-33). Con questi due titoli Gesù appare come il Messia davidico. Ma decisive sono le altre tre definizioni che ne svelano il mistero profondo: Figlio dell’Altissimo, Figlio di Dio, Santo. È l’esaltazione della sua trascendenza divina.
L’INVOCAZIONE DI SAN BERNARDO. È per questo che Maria sarà “vergine” eppure madre pur «non conoscendo uomo», come ella stessa confessa all’angelo. È lo Spirito di Dio a scendere su di lei e a «coprirla con la sua ombra», rendendola feconda e incinta. L’irruzione della grazia divina la trasforma in Madre del Salvatore. San Bernardo in un suo testo famoso la interpella così: «L’angelo aspetta la tua risposta, Maria! Stiamo aspettando anche noi, Signora! Sta nelle tue mani il prezzo del nostro riscatto. Rispondi presto, o Vergine… Di’ la tua parola umana e concepisci la Parola di Dio, pronuncia la tua parola che passa e stringi al tuo seno la Parola che è eterna… Colui che è il desiderio di tutte le genti sta fuori e bussa alla tua porta… Alzati con la tua fede, corri col tuo affetto, apri col tuo consenso!».
Sappiamo qual è la risposta finale di Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola» (1,38). L’aspetto di umiltà esplicitato nella traduzione latina ancilla è indubbio, ma non è l’unico. Il titolo “Servo del Signore” nella Bibbia è assegnato a tutti quei personaggi che ricevevano una vocazione per una missione decisiva nelle varie tappe della storia della salvezza: Abramo, Mosè, Giosuè, Davide, i profeti sono detti “servi del Signore”. Alla fine, nel libro di Isaia, anche il Messia è il “Servo del Signore” per eccellenza. Maria rivela, allora, la consapevolezza che in lei, donna semplice e comune, Dio realizzerà l’intervento grandioso e definitivo della storia salvifica, «atteso da tutte le generazioni» (1,49).
02 maggio 2019
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