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Giovanni 6,60-69
Commento di Silvano Fausti

Questo brano vuole evidenziare l’incredulità che c’è in noi davanti al dono. E’ una cosa antica l’incredulità davanti al dono. Già Adamo ed Eva nel giardino avevano il dono di essere a immagine e somiglianza di Dio… non ci credevano, l’hanno voluta rapire. E Israele nella terra promessa ha avuto il dono della terra, non ha accettato il dono, l’ha voluta possedere, è andato in esilio così l’uomo è uscito dall’Eden.
Così in questo dono che è il dono assoluto di Dio in cui dona se stesso, la reazione dell’uomo è non credere a questo dono, viverlo in altro modo, non accettare lo scandalo del dono. Comunque il dono è originario, precede ogni tentazione, ogni caduta, ogni tradimento e rimane oltre ogni caduta, ogni tentazione, ogni tradimento perché il dono di Dio è irrevocabile.
Il senso dell’Eucarestia è questo, che Gesù si dona a chi lo tradisce, a chi lo rinnega, perché non i sani hanno bisogno del medico ma i malati. E questo brano descrive lo scandalo, questa volta dei discepoli, davanti al fatto che Gesù da la sua carne e il suo sangue, da la vita, cioè vuol dire che muore. Loro si aspettavano che con un buon inizio così, avendo sfamato cinquemila persone, tutto andasse bene e si cominciasse quel Regno di Dio che tutti sempre promettono: tutti mangerete a sazietà, tutti starete bene ecc…ecc…
Gesù invece dice: questo qui è un segno di qualcos’altro, che dovete imparare a condividere il pane, a porre la vita al servizio degli altri, a diventare come il pane che si mette nelle mani degli altri perché Dio chi è? Non è uno che ha in mano tutto e tutti ma è uno che si mette nelle mani di tutti, al servizio di tutti. Volete essere come Dio? Ecco mangiate di questo pane, vivete di questo pane.
Quindi capite che lo scandalo che subiscono i discepoli è inevitabile… perché noi abbiamo un’immagine di Dio che è d un certo tipo, del Dio onnipotente… noi vogliamo essere come Lui. Il pane invece ci presenta un Dio che si fa pane, che si mette al servizio della vita, che si fa mangiare per diventare nostra vita, che non domina nessuno ma serve tutti, che scompare (perché il pane scompare).
Quindi c’è una concezione di Dio diversa, di un Dio che è amore, che non è potere, non è dominio, non è sopraffazione, non è violenza ma è un Dio che è dono, perdono, umiltà e servizio. E l’uomo vero a immagine di Dio è questo. E mangiare questo pane vuol dire vivere esattamente come Cristo, come Dio.

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