Il presidente Salva Kiir e il suo ex vice e leader ribelle Riek Machar ospiti del premier etiope. Negli scorsi mesi gli appelli di Papa Francesco per il dialogo

Paolo M. Alfieri
Avvenire giovedì 21 giugno 2018


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In 3 milioni hanno dovuto lasciare le loro case a causa del conflitto (Ansa)


Un incontro a cena, il primo faccia a faccia da due anni a questa parte. In mezzo, migliaia di morti e ancor di più sfollati, vittime di un conflitto che va avanti ormai dal 2013. Se si sarà trattato di una vera speranza di pace o di un semplice avvicinamento è ancora tutto da vedere. Ma le premesse per tornare al dialogo almeno sembrano esserci. Il presidente del Sud Sudan Salva Kiir e il suo ex vice, e leader ribelle, Riek Machar, si sono visti mercoledì in Etiopia, ospiti del primo ministro locale Abiy Ahmed. “Davanti alla continua sofferenza del Sud Sudan, l’Etiopia non può semplicemente restare a guardare. Con un po’ di lavoro un futuro pacifico è possibile”, ha commentato il capo dello staff del premier, Fitsum Arega.

Kiir e Machar si sono incontrati con Aiy dapprima individualmente, poi i tre si sono ritrovati insieme. Lo scorso dicembre un cessate il fuoco firmato proprio in Etiopia dai due rivali era stato violato nel giro di poche ore. “Questo è l’ultimo tentativo, ma un tentativo serio di raggiungere un accordo – è il commento di Alan Boswell, analista indipendente sul Sud Sudan -. Il problema è che è difficile capire come Kiir e Machar potrebbero prevenire una riedizione della catastrofe del 2016, considerando che la cornice di un accordo non sarebbe molto differente da quella che ha preceduto l’intesa del 2015”. Quell’intesa collassò appunto nel 2016, quando il ritorno di Machar a Juba portò a nuovi scontri tra le sue forze e quelle governative, con centinaia di morti.

“Vogliamo qualsiasi cosa che porti la pace in Sud Sudan”, ha commentato un portavoce del presidente Salva Kiir. Temendo per la sua vita, Machar ha lasciato il Paese nel luglio del 2016 e ha trascorso l’ultimo anno e mezzo agli arresti domiciliari in Sudafrica. A lavorare dietro le quinte per la risoluzione della crisi è l’Igad, l’Autorità intergovernativa formata dai Paesi del Corno d’Africa.

Il Sud Sudan ha conquistato l’indipendenza dal Sudan con un referendum nel 2011, dopo due decenni di guerra civile. Le speranze di sviluppo nate dall’indipendenza sono però subito svanite in una lotta di potere che ha avuto per protagonisti Kiir e Machar. Il primo ha accusato il suo vice di allora di aver tramato per un golpe contro di lui, circostanza negata da Machar. Da qui gli scontri, che molti attribuiscono soprattutto alle mire sulle preziose materie prime, a partire dal petrolio di cui il Paese è ricco. In cinque anni di conflitto le vittime sono migliaia, mentre oltre tre milioni di persone hanno dovuto lasciare la propria casa in quello che è il Paese più giovane al mondo. Sulla tragedia del Sud Sudan, dove avrebbe voluto anche recarsi in visita, è spesso intervenuto anche Papa Francescolanciando continui appelli per la pace.

Già fallito il tentativo di riconciliazione

Paolo M. Alfieri
Avvenire venerdì 22 giugno 2018


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Dopo cinque anni di guerra, il presidente Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar si erano incontrati mercoledì in Etiopia. «Il leader ribelle non può essere vicepresidente»


È già fallito l’ultimo tentativo di porre fine alla guerra civile nel Sudan del Sud: dopo il loro primo faccia a faccia in quasi due anni, tenutosi mercoledì in Etiopia, il presidente Salva Kiir si é rifiutato di continuare a trattare ancora con il rivale Riek Machar. Lo ha annunciato il portavoce del governo, Michael Makuei, dicendo: “Ciò semplicemente perché ne abbiamo abbastanza di lui”.

I due contendenti si erano incontrati questa settimana su invito del premier etiope, stringendosi le mani e addirittura abbracciandosi un po’ goffamente. Era emerso però che sebbene il governo sarebbe stato disposto a concedere all’opposizione la vicepresidenza, inaccettabile risulterebbe per Kiir un ritorno a quell’incarico di Machar, accusato nel 2013 di un tentato golpe. Machar aveva di nuovo ricoperto quel ruolo brevemente, in un vano tentativo di mediazione, fino alla sua fuga dal Sud Sudan dopo i combattimenti scoppiati nella capitale Juba nel luglio 2016….