Sabato, 30 luglio 2016

08.30 Visita al Santuario della Divina Misericordia a Kraków
[ItalianoSpagnolo]
09.00 Passaggio attraverso la Porta della Divina Misericordia
09.15 Rito della Riconciliazione di alcuni giovani nel Santuario della Divina Misericordia
10.30 Santa Messa con Sacerdoti, Religiose, Religiosi, Consacrati e Seminaristi polacchi nel Santuario di S. Giovanni Paolo II a Kraków
[Francese, Inglese, Italiano, Polacco, Portoghese, Spagnolo]
12.45 Pranzo con i giovani in Arcivescovado
Preghiera del Santo Padre nella Basilica di san Francesco a Cracovia
[Inglese, Italiano, Polacco, Spagnolo]
19.00 Arrivo al Campus Misericordiae e Attraversamento della Porta Santa con alcuni giovani
19.30 Veglia di Preghiera con i giovani nel Campus Misericordiae
[Francese, Inglese, Italiano, Polacco, Portoghese, Spagnolo]

Da giovani del divano a giovani con gli scarponcini:
lasciate un’impronta nel mondo!

Il Papa scuote i giovani che lo acclamano con cori da stadio. Volete lottare per il vostro futuro?, chiede alla folla Francesco. E i giovani, alla seconda richiesta, gli rispondono “sì”. Un coro deciso: “Sì”. Fa fare un momento di silenzio. Nel mondo delle cuffie sempre nelle orecchie, un momento di silenzio. Un silenzio che dice tanto all’umanità di oggi. In piedi, i giovani, per mano, e in preghiera. Tutti.
È questo il milione e 600mila giovani (come ha comunicato padre Lombardi seguendo i conteggi dell’organizzazione), presente al Campus Misericordiae, fuori Cracovia, per la Gmg 2016. Il Papa li scuote dal torpore e dal divano, invitandoli a mettersi in cammino, ora che sono anche consapevoli della realtà del dolore e della guerra. Basta città dimenticate. Niente giustifica il sangue di un fratello, niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto.
Da giovani del divano a giovani con le scarpe, “meglio ancora con gli scarponcini calzati”, per andare per le strade seguendo la pazzia del nostro Dio che ci insegna a incontrarlo nell’affamato, nell’assetato, nel nudo, nel malato, nell’amico che è finito male, nel detenuto, nel profugo, nel migrante. Giovani con le scarpe per lasciare un’impronta nella storia, per difendere dignità e libertà che altri vorrebbero costringere in spazi limitati e ristretti.

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Francesco usa un linguaggio diretto. Parla di imbambolati, intontiti. “Cari giovani – ha detto Bergoglio – noi non siamo venuti al mondo per vegetare, per passarcela comodamente. Siamo venuti per lasciare un’impronta”, per essere protagonisti nella storia. E poi ha ammonito da vecchie e nuove droghe, anche “quelle socialmente accettate che finiscono per renderci schiavi. Le une e le altre ci tolgono la libertà”. C’è posto per Francesco per ricordare anche la paura e la paralisi che fanno perdere il gusto dell’incontro. Invece, se si cammina “su strade mai sognate e nemmeno pensate, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio”, la gioia che lascia nel tuo cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di misericordia. Poi il riferimento ai ponti e ai muri, fraternità, (“la nostra risposta alla guerra”), alla fratellanza, alla condivisione, alla comunione, alla famiglia. Infine l’invito a darsi la mano, per “questo ponte primordiale”, ha detto Francesco. “È il grande ponte fraterno, e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo, ma non per la fotografia, bensì per continuare a costruire ponti sempre più grandi. C’è tempo ancora per una domanda per i tanti giovani che ascoltano in silenzio. “Ci stai? Cosa rispondono le tue mani e i tuoi piedi al Signore, che è via, verità e vita?”. La risposta spetta a ciascuno di noi.

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ORE 19 LA RAGAZZA SIRIANA
“Il mio nome è Dand Mittri. Ho 26 anni e vengo da Aleppo. Come forse sapete, la nostra città è stata distrutta, rovinata, rotta. Tutto il significato delle nostre vite ci è stato strappato. Siamo diventati la città dimenticata”. Inizia così la testimonianza in inglese di una ragazza siriana. “Tutti i giorni viviamo circondati dalla sofferenza e dalla morte. Ma, come voi, ogni giorno chiudiamo la porta di casa per andare a lavoro, o a scuola. A differenza di molti di voi, però, in quello stesso momento siamo turbati dalla paura di non tornare nelle nostre case e alle famiglie che ci siamo lasciati alle spalle. Forse saremo uccisi quel giorno, o forse lo saranno le nostra famiglie. È una consapevolezza dolorosa sapere che sei costantemente circondato da violenza e spargimento di sangue, e, quel che è peggio, non c’è via di fuga, non c’è aiuto”.
“Dio dove sei? Esisti davvero?”. Dand Mittri ha proseguito, domandandosi se “è possibile che questo sia il fine, e se siamo nati per morire nella sofferenza”, sottolineando che “questa guerra è crudele, difficile e terrificante”. La guerra, ha detto, “ha distrutto nostri risorse, case e sogni”.
La ragazza siriano ha poi raccontato di lavorare al centro Don Bosco di Aleppo, frequentato da “700 giovani che vengono con una speranza di vedere un sorriso o ascoltare una parola di incoraggiamento”, ed ha affermato che la propria vita cristiana è basata su una fede che “non è condizionata da una vita di pace, libera dalle difficoltà e dal dolore”. La giovane siriana ha concluso: “Vi ringrazio tutti e vi chiedo seriamente di pregare per la mia amata patria, la Siria”.


I SEI RAGAZZI SUL PALCO
Papa Francesco ha fatto salire a sorpresa i sei ragazzi rappresentativi dei cinque continenti sulla “papamobile” per il giro tra la folla di ragazzi nel Campus misericordiae, dopo essersi consultato con il comandante della Gendarmeria, Domenico Giani. I sei giovani si sono poi seduti ai piedi del Papa sul palco della Gmg.

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ORE 19 IL PAPA VARCA LA PORTA SANTA
Arrivato al Campus Misericordiae dove era atteso da oltre un milione di ragazzi di 200 Paesi, Papa Francesco ha varcato la Porta della Misericordia tenendosi per mano con sei di loro, in rappresentanza della Polonia e dei cinque continenti.


I GRUPPI MUSICALI
Continua lo spettacolo inframezzato da letture e riflessioni in attesa del Papa. Gremita la tribuna allestita per i giornalisti e gli operatori radio e tv. Così come è affollata la sala stampa vicina al palco. Infinite le bandiere che sventolano, di tutte le nazionalità. Tantissimi i tricolori italiani. Oltre ai polacchi e ai nostri connazionali, numerosissimi anche i francesi e dagli Usa. Impossibile fare una graduatoria. Il Papa è atteso per le 19, poi inizierà la veglia fin verso le 20,30-21. Anche i gruppi musicali che si stanno alternando sul palco a destra dell’altare sono di provenienze diverse. A destra della grande croce bianca le immagini di suor Faustina Kowalska, a sinistra Giovanni Paolo II, due santi polacchi, amatissimi qui in patria e non solo.


ORE 18 L’ATTESA DELLA MOLTITUDINE SCONFINATA
Al Campus Misericordiae si è in attesa di papa Francesco. Sconfinata e multicolore la distesa su cui si sistemano ancora i giovani arrivati da ogni continente.

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Il sole picchia, ma non è caldissimo e per fortuna, per la prima volta in questa settimana, non piove a Cracovia. Tutto è pronto per questa Gmg numero 31. Imponenti le misure di sicurezza, anche eccessive, con uno spiegamento di forze eccezionale. I ragazzi sono stati sistemati molto lontano dall’altare. Addirittura sul lato destro del palco sono separati da un fossato e i più vicini sono almeno a cento metri. Tutto questo, comunque, non scalfisce per nulla l’entusiasmo contagioso che si respira al campus. Una carica di gioventù e di speranza che rallegra i cuori e fa guardare con fiducia verso il futuro. Questa Gmg manda al mondo un messaggio fortissimo: è possibile vivere insieme, da amici e fratelli, anche se non ci si conosce, come figli dello stesso Padre.

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ORE 17 PAZIENTI SOTTO IL SOLE
Tanti giovani sono ancora in marcia verso il Campus Misericordiae. A decine di migliaia. Centinaia di migliaia. Una fila interminabile. Sotto il sole. Pazienti. Immensamente pazienti. Si rinfrescano sotto gli idranti. Vanno all’incontro con papa Francesco per la Gmg2016. Da Cracovia stanno stupendo il mondo intero. In una città blindata per motivi di sicurezza, loro sono un segno di incredibile speranza, fratellanza e riconciliazione. Sono qui da tutto il mondo per testimoniare la bellezza e la novità dell’avvenimento cristiano, attuale e decisivo oggi come duemila anni fa.

«Non vivacchiare, ma evangelizzare»
Il Papa al santuario San Giovanni Paolo II


ORE 13 Il Papa è a pranzo con 12 giovani nell’Arcivescovado di Cracovia.

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Guarda il VIDEO di Jose uno dei 12 ragazzi a pranzo con il Papa

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ORE 10.45 Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata a Cracovia nel Santuario intitolato a San Giovanni Paolo II rivolgendosi a cardinali, vescovi, sacerdoti e religiosi che gremivano la chiesa decorata dai mosaici di Mark Rupnik si è rivolto idealmente a ognuno di loro come singolo discepolo del Vangelo.
Bergoglio ha chiesto di fuggire sempre «le situazioni appaganti che lo metterebbero al centro, non si erge sui traballanti piedistalli dei poteri del mondo e non si adagia nelle comodità che infiacchiscono l’evangelizzazione; non spreca tempo a progettare un futuro sicuro e ben retribuito, per non rischiare di diventare isolato e cupo, rinchiuso nelle pareti anguste di un egoismo senza speranza e senza gioia».

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(Nella foto la reliquia di san Giovanni Paolo II)

E ancora, il Papa riferendosi ha tratteggiato le caratteristiche del pastore dedito alla missione di evangelizzazione: «Contento nel Signore, non si accontenta di una vita mediocre, ma brucia del desiderio di testimoniare e di raggiungere gli altri; ama rischiare ed esce, non costretto da percorsi già tracciati, ma aperto e fedele alle rotte indicate dallo Spirito: contrario al vivacchiare, si rallegra di evangelizzare».
Il Papa ha rilanciato il suo invito ad una chiesa aperta, a partire da quell'”aprite le porte” con cui Giovanni Paolo II diede inizio al proprio pontificato. Tuttavia, ha osservato, “nella nostra vita di sacerdoti e consacrati può esserci spesso la tentazione di rimanere un pò chiusi, per timore o per comodità, in noi stessi e nei nostri ambiti”. Ma la direzione deve essere “a senso unico: uscire da noi stessi”, e si tratta “di un viaggio senza biglietto di ritorno”, “un esodo dal proprio io, perdere la vita per Cristo”.

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In un altro dei passaggi dell’omelia il Papa ha citato anche il discepolo Tommaso, «piuttosto ostinato, che un pò ci assomiglia e ci risulta anche simpatico». «Il discepolo – ha sottolineato – non esita a porsi domande, ha il coraggio di abitare il dubbio e di portarlo al Signore, ai formatori e ai superiori, senza calcoli e reticenze». La misericordia di Dio, ha detto in un ulteriore passaggio «è un libro aperto», e «ciascuno di noi custodisce nel cuore una pagina personalissima del libro della misericordia di Dio: la storia della nostra chiamata, la voce dell’amore che ha attirato e trasformato la nostra vita, portandoci a lasciare tutto sulla sua Parola e a seguirlo». «Continuare a scrivere il suo Vangelo d’amore”, la consegna finale, come Tommaso».


ORE 10.15 Papa Francesco al Santuario di san Giovanni Paolo II sta celebrando la Messa per i sacerdoti, i religiosi, i consacrati, i seminaristi.

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ORE 10 Papa Francesco è arrivato al Santuario di san Giovanni Paolo II, cuore del centro «Non abbiate paura», sorto tra il 2013 e il 2015, che comprende anche il museo Giovanni Paolo II, una torre d’osservazione, un centro per conferenze, una casa per pellegrini e un centro di riabilitazione.

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Su questo terreno si trovavano gli stabilimenti di soda Solvay, dove lavorò da giovane Karol Wojtyla durante la Seconda Guerra Mondiale: nel 1940 fu impiegato nel locale della cava e l’anno successivo fu trasferito alla depurazione delle acque.

ORE 9.30 Sempre al Santuario della Divina Misericordia Papa Francesco ha attraversato la Porta della Misericordia e ha confessato cinque giovani, uno per ogni continente, prima di trasferirsi al santuario di san Giovanni Paolo II, a un chilometro di distanza, fatto costruire dal cardinale Dziwisz.

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ORE 8.30 Papa Francesco ha iniziato la sua quarta giornata in Polonia visitando il luogo centrale della devozione al culto della Divina Misericordia, il Santuario a esso dedicato, che sorge a Lagiewniki, quartiere a sud di Cracovia.

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In “papamobile”, il Papa si è recato nel convento dove è sepolta Santa Faustina e ha visitato la cappella della santa, canonizzata nel 2000 da Giovanni Paolo II, acclamato dalle suore.

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Si è fermato qualche istante in preghiera nella cappella della mistica della Divina Misericordia, Santa Faustina Kowalska, quindi ha salutato i presenti con queste parole a braccio: «Il Signore, oggi, ci vuol far sentire ancora più profondamente la sua grande misericordia».
«Non allontaniamoci mai da Gesù! Anche se pensiamo che per i nostri peccati e le nostre mancanze siamo i peggiori… Così ci preferisce Lui; così la sua misericordia si sparge. Approfittiamo di questo giorno per ricevere tutti la misericordia di Gesù. Preghiamo tutti insieme la Madre della Misericordia».

Ilaria Solaini
Avvenire 30 luglio 2016