«Anche nella guerra credo alla Provvidenza»
Violenza e povertà stanno mettendo in ginocchio la Repubblica Centrafricana. Là dove tutto sembra perduto, il racconto dell’opera silenziosa di una religiosa comboniana (La Stampa, Vatican Insider, Luciano Zanardini, 4.4.2014).
A Bangui sparano. A Bangui la fame e la povertà assediano le persone. A Bangui le suore comboniane lottano con il loro popolo e non hanno alcuna intenzione di lasciare. Violenze, massacri, fosse comuni e saccheggi si alternano con la gente che vive nel panico. Dalla Repubblica Centrafricana arriva un sos, un grido disperato di aiuto che interroga le nostre coscienze: “Faccio appello alle persone di buona volontà per un gesto concreto verso questi fratelli e sorelle così duramente provati dalla sofferenza e dall’ingiustizia. Aiutatemi perché i casi disperati non si contano più. Ovunque insicurezza e miseria con i più poveri che ne pagano le conseguenze: ci sono famiglie che hanno perso tutto”.
Suor Giovanna Bona, religiosa comboniana, è a Bangui dal novembre 2012, anche se in realtà vi era già stata dal 1974 al 1979 al tempo di Jean Bedel Bokassa. Quando la contattiamo, suor Giovanna racconta che ci sono “morti e scontri violenti. In questi giorni abbiamo trovato un cadavere proprio fuori dal monastero, in riva al fiume. Che il Signore abbia pietà di noi”. I “siti”, così vengono chiamati i campi degli sfollati, si stanno ripopolando. Sono migliaia e migliaia le persone ‘déplacées’. “Non gestisco una Ong, ce ne sono troppe in queste situazioni, ma sono semplicemente una missionaria – spiega suor Giovanna – che vuole stare con i poveri e, come direbbe Francesco, correre il rischio dell’incontro con l’altro, con la sua presenza fisica che interpella, con il suo dolore e le sue richieste, in un costante corpo a corpo”.
Nella sua vocazione per gli ultimi si riflette il carisma del fondatore. “San Daniele Comboni con il suo grido ‘Africa o morte’ mi ha sempre attirata ed entusiasmata. Il suo amore, il suo zelo, la sua tenerezza e apertura verso tutti, ma specialmente per i più poveri, sono stati i valori che hanno fatto e fanno tuttora vibrare il mio cuore”. Nonostante le difficoltà e la paura, suor Giovanna, “è felice di essere a Bangui in questo momento di buio e di notte oscura per far causa comune con questi fratelli e sorelle e per incontrare Gesù, Dio nelle sue piaghe, come ci incoraggia costantemente papa Francesco”.
Nei suoi 50 anni di vita missionaria “molto bella e molto movimentata” è stata anche in Eritrea, Congo e Uganda con una breve parentesi a Dubai. La sua passione è “l’insegnamento della Bibbia” per cui oggi, parafrasando il salmo (112,9),“mi sento madre di tanti figli e ne sono grata al Signore. Ho la certezza nel cuore che la speranza si solidifica nella prova e l’oro si purifica con il fuoco: vado avanti serena e continuo a occuparmi dei più poveri e di tanta gioventù”.
Le comunità cristiane stanno cercando di rendere la vita il più naturale possibile: “Abbiamo organizzato corsi scolastici elementari e superiori con due centri di taglio e cucito, offrendo formazione umana e culinaria per ragazze e ragazzi”. Non dimentichiamo che la situazione sociale è “catastrofica” con solo due realtà che non hanno conosciuto la crisi: la fabbrica della birra e la donna con quest’ultima “considerata oggetto di produzione”. Tutto rema contro ma suor Giovanna ha una certezza: “La provvidenza di Dio non ci può abbandonare”.
«Incluso en la guerra creo en la Providencia»
La violencia y la pobreza se abaten sin piedad sobre la República Centroafricana. La obra silenciosa de una religiosa comboniana, allí en donde todo parece perdido (Luciano Zanardini, La Stampa, Vatican Insider, 04/04/2014).
En Bangui todavía se dispara. En Bangui todavía el hambre y la pobreza se abaten sobre las personas. En Bangui las misioneras combonianas luchas al lado de su pueblo y no tienen ninguna intención de dejarlo solo. Violencia, masacres, fosas comunes y saqueos… La gente vive en el pánico. Desde la República Centroafricana llega un S.O.S, un grito desesperado que resuena en nuestras consciencias. «Hago un llamado a las personas de buena voluntad, para que hagan un gesto concreto por estos hermanos y hermanas tan duramente afectados por el sufrimiento y la injusticia. Ayúdenme, porque los casos desesperados son incontables. Por doquier hay inseguridad y miseria, y los más pobres son los que pagan las consecuencias: hay familias que lo han perdido todo».
Sor Giovanna Bona, religiosa comboniana, está en Bangui desde noviembre de 2012, aunque en realidad ya había estado allí de 1974 a 1979, con Jean Bedel Bokassa. Cuando nos pusimos en contacto con ella, sor Giovanna nos dijo que hay «muertos y enfrentamientos violentos. En estos días encontramos un cadáver justamente a las afueras del monasterio, en la orilla del río. Que el Señor se apiade de nosotros». Los “sitios” (así son llamados los campos para desplazados) se están llenando de nuevo. Son miles y miles las personas que han dejado sus viviendas. «No me ocupo de una ONG, hay muchas en estas situaciones, sino que soy simplemente una misionera –explicó sor Giovanna– que quiere estar con los pobres y, como diría Francisco, corre el riesgo del encuentro con el otro, con su presencia física que interpela, con su dolor y sus peticiones, en un constante “cuerpo a cuerpo”».
En su vocación por los últimos se refleja el carisma del fundador. «San Daniele Comboni, con su grito “África o muerte”, siempre me ha atraído y entusiasmado. Su amor, su celo, su ternura y apertura hacia todos, pero especialmente hacia los más pobres, son valores que hicieron y siguen haciendo vibrar mi corazón». A pesar de las dificultades y del miedo, sor Giovanna está «feliz de encontrarme en Bangui en este momento de oscuridad y de noche oscura para hacer mía la causa de estos hermanos y hermanas, y para encontrar a Jesús, a Dios en sus llagas, como nos anima constantemente Francisco».
Durante sus 50 años de vida misionera, «muy hermosa y muy movida», también conoce Eritrea, el Congo, Uganda y, un poco menos, Dubái. Su pasión es «la enseñanza de la Biblia» y por ello, parafraseando el Salmo (112,9), dice que «me siento madre de muchos hijos y estoy muy agradecida al Señor. Tengo la certeza en el corazón de que la esperanza se refuerza en la prueba y el oro se purifica con el fuego. Sigo adelante serena y continúo ocupándome de los más podres y de tantos jóvenes».
“I believe in Providence, even in wartime”
Violence and poverty are bringing the Central African Republic to its knees. In the place where everything seems lost, a Comboni sister tells the story of her silent work (Luciano Zanardini, La Stampa, Vatican Insider, 04/04/2014).
In Bangui there’s shooting. In Bangui hunger and poverty have tightened their grip on people. In Bangui Comboni sisters are fighting alongside their people and have no intention of giving up. Life in Bangui is a cauldron of violence, massacres, common graves, looting and panic. One woman in the Central African Republic has sent out a desperate call for help, calling our consciences into question: “I appeal to all people of goodwill to do something concrete to help these brothers and sisters who are going through such hardship and suffering as a result of this injustice. Please help me; no one pays attention to our desperate cause any more. Uncertainty and misery reign supreme, with the poorest paying the price: there are families that have lost everything.”
Sister Giovanna Bona, a Comboni sister has been in Bangui since November 2012, although she had already lived there from 1974 to 1979, during the dictatorship of Jean Bedel Bokassa. When we contacted her, Sister Giovanna told us about the “deaths and violent clashed” in the country. “In recent days we found a body right outside the monastery, on the river bank. May the Lord have mercy upon us.” The “sites” as the refugee camps are called, are filling up again. There are thousands and thousands of displaced people. “It’s not an NGO I run, there are too many dealing with these sorts of situations; I am just a missionary who wants to be by the side of the poor and as Francis would say, run the risk of encounter with other people, with their physical presence that is calling, with their pain and their requests, to have full contact with them,” Sister Giovanna explained.
In her vocation of service to the poor, she reflected on the charisma of the Comboni missionaries’ founder: “St. Daniele Comboni has always fascinated and enthused me with his call “Africa or death”. His love, his zeal, his tenderness and openness towards everyone, especially the poor are qualities that have always made my heart buzz.” Despite the difficulties and the fear, Sister Giovanna “is happy to be in Bangui in this moment of darkness to support these brothers and sisters in their cause and meet Jesus, God in his wounded state, as Francis always encourages us to do.”
In her “beautiful and very eventful” 50-year experience as a missionary, Sister Giovanna has been to Eritrea, Congo and Uganda and was even in Dubai for a short period. Her passion is “teaching the Bible”, so, paraphrasing Psalm 112:9, “I feel like I am mother to so many children and I am grateful to the Lord for this. I am certain in my heart that hope is strengthened by trials and gold is purified by fire: I go on in peace and continue to take care of the poor and the young.”
The Christian communities are trying to make people’s life as normal as possible: “We have set up elementary and high schools with two sewing centres, providing education and cooking classes to young girls and boys.” Let us not forget the catastrophic situation we have on our hands. There are only two establishments that haven’t been hit by the crisis: the beer factory and this woman, Sister Giovanna. Although she’s swimming against the tide, Sister Giovanna is certain of one thing: “God’s Providence cannot abandon us.”