Giornata dei Missionari Martiri
24 marzo: Giornata di preghiera e digiuno
in memoria dei missionari martiri
Il 24 marzo 1980, mentre celebrava l’Eucaristia, venne ucciso Monsignor Oscar A. Romero, Vescovo di San Salvador nel piccolo stato centroamericano di El Salvador. La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in ricordo dei missionari martiri, il 24 marzo, prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti. Fare memoria dei martiri è acquisire una capacità interiore di interpretare la storia oltre la semplice conoscenza.
Per il 2014 il tema Giornata dei Missionari Martiri è MARTYRIA, ovvero il richiamo alla dimensione essenziale dell’esperienza di fede: la testimonianza al Vangelo di tanti fratelli e sorelle che hanno dato la loro vita per il suo annuncio nel mondo.
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Padre nostro
(Cardinale Sou-hwan Kim – 1922-2009)
Padre nostro che stai in mezzo a milioni di uomini affamati,
che stai nella vita di tutti gli uomini assetati di giustizia,
Sia santificato il tuo nome nei poveri e negli umili.
Venga il tuo regno, che è libertà, verità e fraternità nell’amore.
Si compia la tua volontà,
che è liberazione e Vangelo da proclamare agli afflitti.
Dona a tutti il pane di ogni giorno:
il pane della casa, della salute, dell’istruzione, della terra.
Perdonaci, o Signore, di dimenticare i nostri fratelli
E liberaci da ogni male
e dalla costante tentazione di servire al denaro invece che a Te.
Perché tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli.
Amen.
Martyria
La “Martyria”è la conditio sine qua non per essere veramente discepoli di Gesù che in questo non fa sconti a nessuno. Tutti infatti siamo chiamati a testimoniare la nostra fede, a raccontare il nostro incontro col Risorto, a sopportare ogni sorta di tribolazione, ingiustizia, persecuzione fisica e spirituale, incomprensioni di qualsiasi genere, pur di trasmettere la Buona Notizia che noi stessi abbiamo ricevuto da altri.
Viviamo in un’epoca dove però sembra diventato difficilissimo testimoniare la propria fede, noi cristiani in Italia abbiamo perso il sapore del nostro essere sale della terra e spesso riduciamo il nostro annuncio a sterili e poco credibili dissertazioni sul tema con pure l’aggravante di perbenismi che odorano più di ipocrisia che di cristianesimo.
Martirio vuol dire testimonianza, martire è dunque colui o colei che testimoniano. Siamo giustamente tenuti a reputare tali, solo coloro che nel compiere questo annuncio perdono drammaticamente la vita a causa della violenza altrui. Per cui la maggior parte di noi può ritenersi esente da questa martyria visto che vive in realtà più o meno pacifiche dove nessuno ti darebbe mai una sberla in faccia per aver parlato di Gesù.
Ci rendiamo però conto che commettiamo un grosso errore così pensando, poiché se martyria è testimonianza allora riguarda ogni battezzato, ogni cristiano che si reputi discepolo del Maestro non può sottrarsi dalla testimonianza. I Vangeli per altro sono chiarissimi in questo e Gesù stesso più volte mette in evidenza questa necessità. Questo fa della nostra chiesa una comunità missionaria, una parrocchia che testimonia l’Amore di Cristo non solo negli eventi in cui “giochiamo in casa” ma soprattutto in quei luoghi di minoranza, in quei luoghi dove lo spazio lo condividiamo con moltissimi altri che potrebbero non pensarla come noi.
Quante volte nella nostra giornata parliamo ad altri di quanto e come Gesù abbia sconvolto la nostra vita? Di come non riusciamo più a prescinderlo nelle scelte di ogni giorno e di quanto lo sentiamo profondamente vicino?
La risposta ideale dovrebbe essere “sempre” ma si accettano anche promesse di fedeltà con rinnovo quotidiano, sicuramente non “prestazioni occasionali”, poiché il Vangelo non è per un’occasione di vita ma volendo giocare con le parole è la nostra occasione di Vita.
Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato ci esorta ad attraversare le periferie, ad entrarvi ed impiantare lì la nostra dimora, la nostra tenda missionaria, poiché quelle periferie sono il luogo preferito di Gesù, la strada è il luogo in cui Gesù ha scelto di vivere e di annunciare il Vangelo.
Martyria è dunque uscire da se stessi, per entrare nella casa dei poveri e rinascere con Lui ogni giorno attraverso un annuncio che instancabilmente ci spinge sulle strade del mondo!
Alex Zappalà (Segretario Nazionale Missio Giovani), Prof. Luca Moscatelli (Teologo Centro Studi Missio)