Il naufragio è avvenuto al largo delle coste libiche. La denuncia di Alarm Phone sul mancato intervento delle autorità. Monsignor Perego: la storia della famiglia di Nazareth si ripete nel cammino di profughi e profughe. Vanno difese prima le persone e poi i confini

24 Dicembre 2025
Per gentile concessione di
AGENSIR

“Non si può parlare di fatalità quando 116 giovani vite vengono lasciate affogare nonostante gli allarmi lanciati. Queste persone non sono numeri, non sono carne da macello: sono esseri umani in cerca di futuro le cui grida sono rimaste inascoltate. Quello che è accaduto a pochi giorni dal Natale è un vero e proprio crimine contro l’umanità”. Così Agostino Sella, presidente dell’Associazione Don Bosco 2000, con sede a Piazza Armerina, commenta il naufragio di un’imbarcazione partita giovedì dalla Libia. Un solo sopravvissuto, testimone di un’imbarcazione partita da Zuwara e inghiottita dalle onde, ha potuto raccontare questa tragedia, commentano dall’associazione. Don Bosco 2000, da anni impegnata nell’accoglienza e nella migrazione circolare in Sicilia e in Africa, in un comunicato esprime non solo dolore, ma una profonda indignazione per il silenzio e l’inerzia delle istituzioni. Alla vigilia di Natale, il presidente Sella ribadisce la necessità urgente di canali di accesso legali e sicuri, affinché la speranza di chi fugge da fame e guerre non finisca più in fondo al mare perché “il silenzio è complicità di fronte a questa ennesima tragedia”.