21 Dicembre 2025

Carissimi/e,

Pensando a voi, mi vengono in mente le parole della preghiera che ho imparato a recitare da bambino da mia mamma, e che ripeto ogni giorno mattina e sera, chiedendo a Dio “la tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari”. La grazia di Dio è il dono del suo amore, con cui il Signore accompagna e riempie la nostra vita. E la grazia più grande che Dio ci poteva dare, “apparsa” (Tito 2,11) nella pienezza dei tempi, è il dono di suo Figlio Gesù, che si è fatto nostro fratello e la cui venuta stiamo per celebrare a Natale! Nella mia preghiera, chiedo quindi a Dio che rinnovi in ciascuno di noi la gioia della sua venuta, e che la grazia della sua presenza ci accompagni e sostenga ogni giorno del nuovo anno che ci regala.  

Come sempre, le feste di Natale ci conducono infatti alla fine di un anno e ci aprono le porte di quello nuovo. Giornali, radio e televisione ci offrono panoramiche e bilanci di come è andato il 2025 e previsioni più o meno verosimili per il 2026.  Per ognuno di noi l’anno che sta terminando ha avuto momenti belli e difficili, sia a livello personale che nella cerchia delle nostre famiglie, amici e conoscenti.

Allargando lo sguardo alla società in cui viviamo, siamo stati e siamo tuttora testimoni della tragica follia con cui le guerre (quelle in corso, spesso ignorate, sono oltre cinquanta…) distruggono la vita di milioni di innocenti in varie parti del mondo. Sembra che il virus della violenza e dell’egoismo prenda il sopravvento, causando profonde ingiustizie sociali, carestie, sfruttamento dei poveri, ignorati da strutture e politiche sociali ed economiche tese solo ad ottenere maggior potere e ricchezza a pochi privilegiati. 

È davvero difficile in certi momenti sfuggire ad un crescente senso di pessimismo e impotenza, che conduce ad una rassegnazione passiva perché…tanto non possiamo farci niente!  Ma è uno sbaglio, e non è vero. È una lettura parziale e unilaterale della realtà, che ne ignora l’aspetto positivo. In mezzo ai bagliori delle esplosioni di bombe, lanci di missili e droni, sull’orizzonte che appare buio, coperto di nubi minacciose, anche quest’anno non sono mancati squarci di luce e di speranza. Sono, anzi, più di quelli che normalmente riusciamo a scorgere. Nel cuore di ogni uomo, senza eccezione, Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza, ha posto un germe di amore, che ci viene chiesto di far crescere e di riconoscere presente in tutti gli esseri umani e nel mondo intorno a noi.

Celebrare il Natale, è riconoscere anche quest’anno la presenza dell’Emmanuele-Dio-con noi, dalla nostra parte. Di Cristo che, accettando di condividere la nostra condizione umana e le nostre sofferenze, fino alla morte in croce, ha di fatto con la sua risurrezione sconfitto la morte ed offre a tutti la possibilità di collaborare con Dio alla costruzione di un mondo nuovo e fraterno in cui imparare a vivere in pace.   

Nella Chiesa, abbiamo salutato con commozione Papa Francesco, morto sulla breccia dopo averci regalato con il giubileo l’opportunità di fare un passo indietro, chiedere perdono e convertirci, cioè cambiare rotta  e continuare il nostro cammino di pellegrini della speranza. Dopo Francesco, ci è stato fatto il dono del nuovo Pietro, Leone XIV, un papa missionario che, sia pure con caratteristiche personali diverse ma in continuità col suo predecessore, invita la Chiesa all’unità e la guida sulle vie della missione, dell’attenzione ai poveri e della ricerca instancabile di quella pace disarmata e disarmante di cui il mondo intero ha bisogno.

A livello personale, facendo un bilancio dell’anno che sta per finire, pur coscienti e rammaricati per ciò che non è andato bene, non dimentichiamo di ringraziare Dio per la grazia degli innumerevoli doni con cui ci ha protetto e accompagnato.

A questo proposito, sono felice di potere condividere con voi il regalo graditissimo che attendevo da tempo e che il Signore mi ha dato proprio in questi giorni. Dopo vari controlli, i medici mi hanno dato via libera per tornare in Uganda! Ho quindi prenotato  un posto sul volo del 10 Gennaio, in modo da poter essere a casa fra i Lango prima delle elezioni politiche del 15 Gennaio. Per me, il 2026 non potrebbe cominciare in modo migliore. Questo dono, oltre che alla bontà del Signore lo devo in modo particolare allo straordinario aiuto della amministrazione e del personale sanitario che hanno preso a cuore il mio caso, facendo miracoli per permettermi di fare in brevissimo tempo tutta una serie di controlli ed esami che avrebbero altrimenti comportato lunghi mesi di attesa.

Prima di partire, in attesa di tornare fra un po’ di mesi per ulteriori visite di controllo, voglio ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno aiutato, cominciando dalle mie due sorelle e mio cognato, che mi hanno circondato con la più affettuosa premura. 

Cosa troverò in Uganda? L’ho lasciata un mese e mezzo fa per sottopormi a dei controlli medici in Italia.  Già allora la scelta dei candidati dei vari partiti nelle elezioni primarie era stata caratterizzata da alcuni episodi di violenza. Ultimamente, la situazione è diventata più incandescente. Ai soliti problemi endemici della povertà, mancanza di assistenza sanitaria (quest’anno nella zona di Lira sono stati registrati oltre 600 nuovi casi di HIV/Aids) e di mezzi che assicurino una buona istruzione e benessere a tutti gli ugandesi e non solo ad alcuni gruppi privilegiati, si sono aggiunti nuovi e più preoccupanti episodi di ingiustizia e violenza che… preferisco non commentare.

Vado a vedere e a vivere dal di dentro questo momento delicato e importante nella vita del paese. A voi chiedo quindi una preghiera speciale per l’Uganda che si appresta a vivere fra un mese la sfida delle elezioni politiche in condizioni democraticamente molto discutibili, che in passato hanno sempre creato conflitti e divisioni

Ve ne parlerò – spero con buone notizie – nella prossima circolare di Pasqua. Quello che vi chiedo ora è di pregare i Martiri dell’Uganda chiedendo loro di intercedere per l’unità e la pace della loro patria. 

Anche quest’anno dobbiamo constatare che vari compagni di viaggio ci hanno lasciato, precedendoci alla meta. Privati della loro presenza fisica, ci resta, nella fede, la speranza di ritrovarci un giorno tutti insieme nella casa del Padre. Quando e come avverrà? Non sta a noi decidere. Di fronte all’incertezza del futuro, lasciamo tutto nelle mani del Padre, fidandoci del suo amore per noi. È quanto ho deciso di fare vent’anni fa, scegliendo come motto episcopale le parole di Gesù in croce: In manus tuas, nelle tue mani affido il mio spirito”. Ultimamente, oltre a ripetere questa preghiera per me e per il tratto finale del mio cammino, ho cominciato sempre di più a fare la stessa preghiera per le persone care, parenti, confratelli, la mia gente del Lango, l’Uganda, il mondo intero. Mettendo tutto e tutti nelle Sue mani. Non per tirarmi indietro, lavandomi passivamente le mani e lasciando che le cose vadano come vogliono. Al contrario, mi faccio carico di tutta la realtà che mi circonda, assumendo la mia parte di responsabilità nella preghiera, cosciente al tempo stesso che è Lui che guida la storia e che ci salva. Quando lo faccio sinceramente, mi sento più sereno e libero, meno ansioso, più pronto ad affrontare ciò che Dio mi farà incontrare nel mio cammino. Fra amici, permettetemi un consiglio: provate a farlo anche voi! E poi, per il resto… mi tornano in mente le parole finali del protagonista del Diario di un curato di campagna, di Bernanos: “Che importa? Tutto è grazia!”.

Allora, di nuovo, Buon Natale!
La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore Gesù Cristo sia con tutti voi. Sempre!

Con un grande abbraccio,
vostro
P. Giuseppe